LA NOTA. L’arresto di Vincenzo Schiavone della Pineta Grande. La Soprintendenza di CASERTA è un letamaio; il patron della clinica si sentiva più forte di un latifondista messicano

23 Gennaio 2020 - 13:27

CASTEL VOLTURNO(g.g.) La punta di un iceberg. Un grande punta, ampia, vistosamente visibile ma sempre di punta di tratta. Quando leggiamo la pregevolissima ricostruzione di un’indagine tecnicamente complessa, coraggiosa e realizzata con grande passione e motivazione dal procuratore della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, ci percorre un pensiero: bisogna accontentarsi. La ricostruzione di quello che è successo, ad esempio, all’interno della Soprintendenza ai beni culturali, ambientali e oggi anche ad altre cose, dopo la recente riforma, è, almeno per noi che seguiamo da anni certe vicende, una sorta di master di quello che è capitato, negli ultimi 5 o 6 anni, all’interno dell’ufficio del ministero dei beni culturali.

Giuseppe Schiavone, funzionario della Soprintendenza, colpito da una misura interdittiva di sospensione per un anno dei pubblici uffici, ha avuto solo la sfortuna, stavolta, di cavalcare il filone sbagliato. Probabilmente lo riteneva sicurissimo. E tutti i torti non aveva perchè fino a un paio di anni fa il suo omonimo Vincenzo Schiavone, già ufficiale medico dell’ospedale militare di Casagiove, era considerato un intoccabile. E a pensarci bene, aprendo e chiudendo la parentesi, questo qui è il secondo intoccabile che cade in poco tempo visto che l’altro, cioè, chiamiamolo così, l’imprenditore Giuseppe Barletta dell’Interporto si trova, parimenti a Vincenzo Schiavone, agli arresti domiciliari.

Insomma, segnali importanti. Ma l’iceberg è protetto dal mare grosso di una condizione di strutturale corruzione materiale e morale. Chi ci ha seguiti nel corso degli anni, conosce fin troppo bene le storie di una Soprintendenza che non solo è stata spessissimo di manica larga ma che addirittura si è trasformata, molto spesso, in zona Aversa ma non solo, in una sorta di ufficio di consulenza a disposizione degli speculatori e di malfattori di ogni genere.

La speranza è che la valutazione dei comportamenti di questo funzionario spinga ad una ugualmente motivata attività di analisi e di verifica di tantissime procedure, degli atti compiuti ma anche dei tanti silenzi, divenuti assenso e tradottisi nella distruzione del patrimonio storico-architettonico di tante aree di questa provincia.

Il secondo punto del lungo comunicato della procura, che a nostro avviso va sottolineato, riguarda un aspetto del meccanismo delle carte truccate, anche in questo caso, a nostro avviso, paradigmatico di quello che succede in almeno il 90% degli uffici tecnici dei comuni casertani. Si fissa l’obiettivo prima e successivamente si scrive la sceneggiatura finalizzata a realizzare. E allora, se c’è un problema di fabbisogno, di posti letto che non possono essere ottenuti, si giustifica l’allargamento nelle strutture sanitarie di Vincenzo Schiavone con una motivazione di apparente civiltà. Beffardamente si dice che gli spazi serviranno anche alla foresteria destinata ad accogliere i congiunti dei ricoverati di degenza più lunga.

Una roba largamente presente negli ospedali del Nord, ma soprattutto negli ospedali europei. Correva, infatti, l’anno 2016, quando, per superare il problema, perchè evidentemente per Vincenzo Schiavone era un problema quello di realizzare qualcosa che per legge non avrebbe potuto realizzare, ottenne dall’ufficio tecnico comunale che in pratica aveva aperto una succursale della clinica, “la modifica e trasformazione dei posti letto ospedalieri in posti letto accompagnatori/foresteria“. Ciò allo scopo di superare “le problematiche legate alla impossibilità di acquisire la verifica di compatibilità dell’intero progetto di ampliamento con il fabbisogno sanitario regionale ex articolo 8 ter del Dlgs 229/99″.

Della serie: a noi servono i posti letto; non li possiamo avere, ma ce li prendiamo lo stesso, facendo finta che si tratti di posti di foresteria per i parenti dei degenti.

Domanda finale: a vostro avviso, Vincenzo Schiavone, patron della clinica Pineta Grande, Carmine Noviello, dirigente e tanto altro ancora dell’ufficio tecnico del comune di Castel Volturno, Giuseppe Schiavone, funzionario della Soprintendenza di Caserta, Domenico Romano, tecnico di parte ingaggiato da Vincenzo Schiavone è gente che davanti ad un semaforo rosso si ferma per convinzione? Sembra una domanda banale, ma a nostro avviso è, addirittura, escatologica.

 

 

QUI SOTTO IL PASSAGGIO DEL COMUNICATO STAMPA DELLA PROCURA