LA NOTA. SCIOGLIMENTO CASERTA. Il decreto di Mattarella solo la punta dell’iceberg. Ditte in odore di camorra, appalti da migliaia di euro in mano a 20enni. E la versione di Marino sui lavori a casa dall’imprenditore del clan non convince

15 Maggio 2025 - 11:41

Gravi accuse della commissione d’accesso all’amministrazione comunale e ai dirigenti che hanno volutamente, secondo i funzionari nominati dalla prefettura, consegnato documenti sbagliati e parziali

CASERTA (luigi v. repola) – Le 65 pagine, a firma della prefetta Lucia Volpe, che sono allegate al dpr, il decreto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, atto propedeutico allo scioglimento dell’amministrazione comunale di Caserta, guidata dal sindaco Carlo Marino, è divisa in nove paragrafi, tutti dedicati ad un argomento specifico che, secondo i funzionari che da agosto a febbraio hanno fatto parte della commissione d’accesso, dimostrerebbero l’infiltrazione criminale nel comune di Caserta.

Ma onestamente, per chi come CasertaCe ha seguito appalti, incarichi, affidamenti e concorsi che sono stati messi in piedi a Palazzo Castropignano, mancano delle storie interessanti.

Certo, la relazione, seppur omissata, anonimizzata, ha fatto emergere quello che, al momento, è il caso più eclatante, ovvero che l’abitazione dell’ex sindaco Carlo Marino è stata ristrutturata con i crediti del superbonus da una società di famiglia del noto imprenditore di camorra Luciano Licenza (CLICCA E LEGGI), che ha guadagnato 700 mila euro grazie ad un giro di società relativamente ad un affidamento lavori del comune capoluogo, ma esistono tante altre vicende, sicuramente meno forti agli occhi dell’opinione pubblica, che a nostro avviso hanno mostrato una commistione, un condizionamento, forse non mafioso, camorristico, ma affaristico sui destini dell’amministrazione di Caserta.

COMUNE RETICENTE E DOCUMENTI ERRONEI

E infatti non ci ha sorpreso leggere nella seconda pagina delle 65 della relazione che dirigenti e funzionari del comune sono stati “fortemente reticenti nella collaborazione” con i commissari d’accesso. I documenti forniti agli esperti inviati dalla prefettura erano “parziali” e addirittura “erronei o fuorvianti“. Al comune di Caserta avevano qualcosa da nascondere, questo emerge dalla relazione ed è facile farsi un’idea sul perché.

Pensate a quanto dichiarato da Carlo Marino alla stampa ieri, proprio sulla questione della casa ristrutturata. “la ditta che ha lavorato a casa mia, pagata con il credito d’imposta, fa solo lavori privati e non ha mai lavorato per il Comune“. Forse formalmente, ma sempre dal decreto emerge che la Guardia di Finanza, non certo CasertaCe, ha scoperto che la società dei lavori a Casa Marino era un’altra, ma ha poi subappaltato il cantiere a Licenza.

Ma per il sindaco la cosa principale da fare in questo momento è rilasciare una dichiarazione che lo scagioni. E, non ce ne voglia, il giornalista che ha preso quelle parole, forse, poteva leggersi per intero il dpr di scioglimento, in modo da poter fare la seconda domanda, di solito più importante.

Parole, quelle dell’ex sindaco, che non convincono.

NON SOLO IL DPR, C’E’ DI PIU’

Come scritto, la storia delle aggiudicazioni, degli affidamenti rischiosi del comune capoluogo non riguardano solo quanto scritto dalla Commissione. Prendete il caso emblematico della Venti.Due Costruzioni, ditta che ha ricevuto l’appalto del verde pubblico nel maggio 2021, a un mese e mezzo dalla sua costituzione, marzo 2021.

Una srl semplificata con 900 euro di capitale sociale, zero dipendenti e proprietà unipersonale nelle mani del signor Paolo Barone, 25enne residente a Casapesenna, che mai, davvero mai, poteva avere i requisiti per gestire il cantiere del verde pubblico. Eppure il dirigente Franco Biondi fece un affidamento diretto alla Venti.Due a nostro avviso totalmente illegittimo.

Questo modus operandi lo ritrovammo anche all’inizio del 2024, con l’appalto PNRR per l’illuminazione e le strade davanti alla chiesa di San Rocco a Casertavecchia per un valore da 523 mila euro.

Anche in quel caso, tramite una gara ad inviti a sette ditte, con due soli partecipanti, fu premiata una società semisconosciuta, minuscola, con un under 30 quale suo titolare: la Baia srls di Cellole. Però, stavolta la procedura saltò poiché la Soprintendenza si accorse che questa ditta non avrebbe potuto gestire il cantiere, in quanto carente dei requisiti previsti dalla legge.

E di società che hanno avuto rapporti particolari con la criminalità ce ne sono state. Prendete l’esempio dei lavori in via Cilea, a Caserta, affidati alla Cogesa di Vincenzo Corvino, società con sede legale ad Aversa, anche se poi annullata. Una ditta citata nel processo al ministro dei Lavori Pubblici del clan dei Casalesi, recentemente condannato, Dante Apicella, poiché, secondo l’accusa della DDA di Napoli, utilizzata per il “cambio-assegni”, ovvero il riciclo di denaro tramite l’aiuto di aziende “pulite” che danno denaro liquido in cambio degli assegni.

Oppure, l’appalto di San Clemente al campo di baseball, appalto per mesi in maniera illegittima, illegale nelle mani di una società della famiglia Falanga, la Mira Costruzioni, che viveva a casa del boss Michele Zagaria, con tanto di mitra e bunker nascosti.

E ci fermiamo qui, ma potremmo continuare con le gare e gli affidamenti all’1% di ribasso, legittimi ma discutibili rispetto al modo in cui si utilizza il denaro pubblico, come quello alla Megastrutture di Antonio Schiavone, Fratello di Claudio, parente del boss Mario Schiavone Maettone, per i pentiti imprenditore di camorra, con sede a San Nicola la Strada, con cui l’imprenditore originario dell’agro Aversano si è aggiudicato l’appalto da 2 milioni di euro per le piste ciclabili.

E’ LA STAMPA, BELLEZZA

Queste sono vicende che vanno oltre quanto visto nel dpr di scioglimento e sono emblematiche delle storie borderline che hanno connotato il comune di Caserta durante le amministrazioni Marino.

Per anni avete letto solo su CasertaCe discorsi sull’opportunità politica, su una moralità messa sotto i piedi da chi aveva in mano la cosa pubblica. E non è stato mai un discorso personale. Non si è trattata di una battaglia contro Carlo Marino, ma se l’ex sindaco ha in mano, insieme a quello che da diversi imprenditori veniva chiamato il capo, ovvero Franco Biondi, tutta la macchina amministrativa di Caserta, in cui entrano architetti, ingegneri, avvocati amici e lautamente remunerati, società che sono in odore di camorra, che affida appalti milionari con ribassi da prefisso dei cellulari (3,38% e simili), un giornale che ha la vocazione di controllare cosa viene fatto con i soldi dei cittadini non può non scriverne, non può non sbattere certe storie sulla proverbiale prima pagina.

La prova di questa nostra onestà intellettuale? Chiedete a Giorgio Magliocca, tecnicamente di centrodestra, come Carlo Marino tecnicamente di centrosinistra, che pensa degli articoli di CasertaCe sugli appalti e gli incarichi dell’amministrazione provinciale durante la sua presidenza, interrotta dalla pesante inchiesta su corruzione.

Il nostro non è stato mai uno schieramento politico, bensì credere che quando il denaro pubblico viene buttato dalla finestra, quando vengono favorite determinate aree di potere politico imprenditoriali, criminali e non, è il caso di chiederne conto.