La riunione segreta dei boss e dei ras nel retro di una nota pasticceria di CASAPESENNA. La divisione del territorio e le elezioni vinte da Giovanni Zara che poi…

28 Maggio 2018 - 11:51

CASAPESENNA – C’era un lavorio sostanzioso, stabile nel gruppo Zagaria. C’era un centro di comando che analizzava in maniera perfetta i conti. E quando si verificava un calo degli introiti, interveniva in maniera perentoria. Lo racconta il collaboratore di giustizia Michele Barone che narra di una riunione, convocata d’urgenza e tenutasi nel retrobottega della pasticceria di Armando Diana di Casapesenna. Lì fu suonata la sveglia sul fronte delle estorsioni che stavano diminuendo. Barone, che intanto era diventato il portavoce di Michele Zagaria, soppiantando in questo modo Giovanni Garofalo, invitò Massimo Di Caterino ed Enzo il meccanico ad allargare il perimetro dei comuni da sottoporre ad estorsione a Casagiove, Santa Maria Capua Vetere e comuni limitrofi mentre lui, Michele Barone, avrebbe organizzato l’attività estorsiva a Casapesenna e dintorni.

Questa riorganizzazione condusse immediatamente a dei risultati: furono raccolti 200 mila euro. Sul territorio come esattori venivano utilizzate persone che a Casapesenna o magari a Santa Maria Capua Vetere erano poco conosciute, tipo Antonio Santamaria, Biagio Ianuario, molto attivi in rappresentanza dei casalesi nella zona di Cancello Arnone e del basso Volturno dove invece erano molto conosciuti. Altro personaggio utilizzato in qualche circostanza dal gruppo Zagaria era Antonio Diana, detto murzulella, di Villa Literno.

Oggi pubblichiamo anche un passaggio che Michele Barone ha dedicato alla politica di Casapesenna. Niente di nuovo. Barone premette che tutti i sindaci di Casapesenna erano eletti in pratica da Michele Zagaria e da questi controllati, a partire ovviamente da Fortunato Zagaria. Solo in un caso le cose andarono diversamente, nel senso – racconta Barone – che Giovanni Zara fu eletto grazie ai voti di Michele Zagaria ma subito dopo le elezioni si ribellò in pratica alla potestà del boss, il quale la prese malissimo al punto da organizzare una spedizione punitiva ai suoi danni. Al riguardo Barone racconta che Mario Nobis accompagnò Carlo Bianco per fargli vedere l’abitazione di Zara.

Poi la questione si risolse, diciamo così, pacificamente visto che Barone ben ricorda che Zara cadde per via politica per effetto delle dimissioni di tutti i consiglieri della maggioranza. Ovviamente, per volontà di Michele Zagaria.

Un passaggio finale riguarda le imprese che venivano depennate dall’elenco di quelle da sottoporre ad estorsione, in quanto amiche e collegate in affari a Michele Zagaria. Tra queste c’erano quelle di Luciano Licenza e di Bartolomeo Piccolo, mentre Barone inserì provocatoriamente nell’elenco, quella di Gennaro Licenza, al fine di comprendere quale fosse il ruolo di quest’ultimo.

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA