LA STORIA DIETRO LA CRONACA. Gli inquilini dell’immobile abbattuto nel rione Santella: “Trattati come dei miserabili. Cacciati di casa in dieci ore, ora viviamo con un trolley”
12 Ottobre 2018 - 17:00
MARCIANISE (Maria Concetta Varletta) – Spentisi i riflettori sul fatto di cronaca dell’abbattimento dell’immobile abusivo di via Basaglia, nel rione Santella, (anche perchè subito accesisi su un altro eclatante abbattimento nel Parco Primavera), restano le persone.
Resta la storia (che non siamo i primi a raccontare) di un uomo e una donna che martedì scorso hanno visto la propria vita buttata in una centrifuga impazzita, il cui disagio cresceva mentre la “loro” casa crollava sotto i colpi delle ruspe.
Fabrizia Fusaro e il suo compagno Gennaro, leccese lei, napoletano lui, scelgono di vivere a Marcianise nel 2014. Si rivolgono a un’agenzia immobiliare perché non conoscono la zona e, soprattutto, perché hanno delle specifiche esigenze di spazio.
Trovano nell’immobile di via Basaglia la soluzione ideale: incontrano il proprietario, l’ex maresciallo dei Carabinieri Franco Nero (che proprietario, di fatto, non era più da qualche mese), e stipulano un contratto di locazione che lo stesso registra regolarmente (ma, parlando di immobile abusivo già acquisito al patrimonio comunale, questo aspetto è tutto da verificare) nel
I signori sono completamente ignari del fatto che l’immobile che hanno scelto di affittare è al centro di un longevo caso di abusivismo edilizio.
“La casa ci piaceva tantissimo, rispondeva a tutte le nostre esigenze” ci ha raccontato, davanti a un caffè, la signora Fabrizia, ancora scossa dall’incredibile vicenda di cui lei e il suo compagno si sono ritrovati loro malgrado protagonisti, ma fiera e combattiva nel racconto delle sue ragioni.
“Con il proprietario avevamo un rapporto di reciproco rispetto: all’inizio veniva a trovarci tutti i giorni per un motivo o per l’altro, avevamo capito che ci teneva molto ad assicurarsi che trattassimo bene la casa. In più, da contratto, aveva voluto continuare ad occuparsi personalmente del giardino“.
La coppia ha trascorso nella casa di via Basaglia quasi quattro anni.
“Nulla è successo, in questi anni, perché pensassimo che il proprietario dell’immobile fosse il Comune di Marcianise e non il signor Nero, che anzi è venuto a riscuotere l’ultimo affitto due giorni prima dello sgombero“.
Quando i due inquilini sono stati raggiunti dalla notifica di sgombero, pervenuta precisamente l’8 settembre, sono proverbialmente caduti dal pero. Hanno dunque chiesto spiegazioni al Nero, il quale, ci racconta ancora la signora Fabrizia: “Ci diceva ripetutamente di non preoccuparci, che era sorto un problema ma non c’era da agitarsi“.
“Ci siamo fidati – continua – senza approfondire troppo, stante il rapporto di fiducia e stima reciproca che credevamo di avere, abbiamo ritenuto che il problema di cui parlava si trovasse alle sue battute iniziali, non certo alla fine. Lui non ci aveva dato contezza dell’imminenza dello sgombero, anzi minimizzava. E invece, martedì scorso, ci siamo trovati un dispiegamento di forze dell’ordine fuori dalla porta di casa senza che fossimo minimamente preparati“.
Sono cominciate in quel momento le dieci ore di trasloco coatto alla quale Fabrizia e Gennaro non hanno potuto sottrarsi, pur avanzando le loro legittime rimostranze.
Nota al margine: non siamo qui a contestare lo sgombero e l’abbattimento dell’immobile abusivo, lungi da noi, perché tutto è avvenuto a norma di legge, in forza di un ordine della Procura della Repubblica. Abbiamo semplicemente scelto di dare voce, come detto, al racconto delle persone, la cui condizione poteva essere gestita quantomeno con maggior tatto.
“Siamo stati trattati come dei miserabili. Non riuscivo a realizzare cosa stesse succedendo, facevo su e giù da un piano all’altro come un automa” è sempre Fabrizia a raccontare.
“Ho visto perfetti sconosciuti toccare le mie cose, guardare nei miei cassetti, senza poterlo impedire. Tutti i nostri effetti personali, i mobili, tutto quello che possedevamo è finito inscatolato alla bell’e meglio e trasportato, in dieci viaggi di camion, in un deposito comunale che dovremo pagare noi. Se volessi andare a recuperare una giacca, ora che comincia a far più fresco, non saprei quale scatolone aprire“.
Fabrizia e Gennaro hanno dovuto fare una valigia con qualche vestito e ormai da dieci giorni sono ospiti di parenti, mentre cercano un’altra casa.
“Va detto che durante lo sfratto abbiamo incrociato la comprensione di molte delle persone presenti, tra le quali gli addetti della prima ditta di trasloco intervenuta, e l’indifferenza di altre, tant’è che alle 15:50, nel bel mezzo delle operazioni, ci hanno staccato il gas e l’acqua. Non eravamo neanche più degni di sciacquarci le mani o di andare al bagno“.
La coppia non esclude di intraprendere azioni legali per il presunto sopruso subito.
Seguiremo la loro vicenda.