L’ASL DEI MARIUOLI. Ecco perchè il re delle Rsa Michele Schiavone “non ha avuto” l’associazione a delinquere e con lui la “Carizzone band”

6 Aprile 2021 - 13:28

Le spiegazioni del gip del tribunale di Aversa-Napoli nord che però considera totalmente esistenti e valide le altre imputazioni, utilizzando parole durissime per questo manipolo di personaggi, il cui obiettivo, scrive il giudice, era solo quello di riempirsi il portafogli. Si schifavano tra di loro, ma…

 

AVERSA(g.g.) Nelle intenzioni della procura della repubblica presso il tribunale di Aversa-Napoli nord, gli addebiti iniziali agli indagati di maggior spicco nell’ormai nota inchiesta di cui ci stiamo occupando da qualche settimana, avrebbero dovuto essere ancora più pesanti ed afflittive. Come abbiamo scritto in almeno due articoli pubblicati circa un mese fa, i primi tre capi di imputazione provvisori contestano agli indagati il pesantissimo reato di associazione per delinquere finalizzata poi a tutti gli altri reati noti realizzati dal dirigente del dipartimento della salute mentale Luigi Carizzone, da altri dipendenti dell’Asl ma soprattutto dal notissimo imprenditore di Sessa Aurunca Michele Schiavone, cioè il re delle Rsa in provincia di Caserta.

Il gip del tribunale di Aversa, pur respingendo la richiesta di applicazione di misure cautelari per il reato di associazione per delinquere, contestato per tre volte e che complessivamente avrebbe dovuto pesare nel fardello giudiziario di Carizzone, ma anche di diversi altri, cioè dei vari Francesco

Della Ventura, Patrizia Rampone, Antonio D’Angelo, Raffaele Ferrantino, Antonio Stabile figlio di Salvatore Stabile, quest’ultimo patron del sindacato Fials, il dirigente del distretto di Teano Nicola Bonacci, il dirigente amministrativo del DSM Asl Federico Iorizzi, il responsabile dell’area tecnica del DSM Pasquale Sannino, Tamara Bonacci, segretaria di Michele Schiavone.

E invece, almeno questo addebito è caduto. Il ragionamento del gip Maria Gabriella Iagulli è piuttosto semplice e lineare: i comportamenti di queste persone non integrano gli elementi costitutivi del reato associativo. Non c’è un vincolo associativo permanente destinato anche a durare al di la della realizzazione dei disegni criminali contestati; non c’è l’indeterminatezza del programma criminoso che configura il concetto di banda criminale che si impegna su un fronte e poi esaurito il medesimo, si propone più o meno immediatamente su un altro fronte; non si crea una cassa comune con soldi da utilizzare per finanziare l’attività criminale. Non si vede infine una attività di pianificazione, anche minima, degli illeciti.

Per il resto c’è tutto quello che si può addebitare ad un gruppo di mariuoli del pubblico danaro. Lo potremmo definire, un concorso abbondante, molto pronunciato nelle turbative d’asta, nei falsi materiali ed ideologici, nelle truffe, nella corruzioni di ogni genere. Il gip non risparmia nulla agli indagati. Nelle sue parole che leggerete integralmente in calce, ritroverete molte espressioni da noi utilizzate nella realizzazione di questo lungo focus di approfondimento. Come avemmo, infatti, a scrivere l’altro giorno, ci sembra sabato, questi qua non sono amici. Anzi, avendo un’attitudine criminale, hanno anche sviluppato un senso di egoismo nella cura e nella messa in opera delle proprie azioni illecite.

Sono costretti a coprirsi l’uno con l’altro, perchè, nota il gip, così come notavamo noi l’altro giorno, rubano insieme, essendo accomunati da un’unica ragione: riempirsi il portafogli, appropriandosi, facendo strage di risorse rubate alle casse del pubblico danaro. Carizzone, per esempio, ne dice di cotte e di crude (CLIKKA QUI) dei vari Della Ventura, di Antonio D’Angelo, di Antonio Stabile. Però non può rompere con loro. Non rompe e anzi pone la sua autorità amministrativa a copertura di tutte le operazioni illegali che questi compivano.

Lo fa perchè a sua volta deve rubare a piene mani, in maniera proporzionale al suo incarico e alla sua potestà, e non può permettersi che gli atti di questi dipendenti siano, come si suol dire, sgamati diventando oggetto di attività investigativa, in grado di raggiungere ed incrociare anche le sue tresche, le sue trame, così come poi puntualmente è accaduto. “Tutti sono a conoscenza – scrive il giudice – degli illeciti penali, contabili e disciplinari dei colleghi e li tollerano perchè, nell’illiceità dei comportamento altrui, trovano terreno fertile per i propri. Quando si vanno a stigmatizzare le proprie mancanze e le proprie scorrettezze, ecco che i dipendenti del DSM sono pronti a puntare il dito contro i colleghi, sottolineando le altrui scorrettezze per ottenere il lasciapassare per le proprie.”

E ancora: “Il lavoro presso le strutture pubbliche serviva a rubare soldi allo stato e crearsi una discreta affiliazione clientelare per le attività private di medici e infermieri.

 

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