LE FOTO. ASL CASERTA, vergogna senza fine. L’odissea di coloro che, con il loro medico di base in pensione, devono indicarne un altro. Mail piene e totale menefreghismo

13 Novembre 2020 - 11:38

Ormai sono giorni che ci vengono inoltrati appelli, segnalazioni e durissime proteste. Però, ragazzi belli, se la società civile non è capace di far ascoltare la sua voce e va a votare ad ogni elezione appecoronata, poi è chiaro che non funzioni un tubo

 

CASERTA(g.g.) Siamo subissati dalle proteste sui disservizi dell’Asl di Caserta.

Noi rispondiamo: ma cosa dobbiamo scrivere ancora, visto che sono anni che lo facciamo, per attivare l’indignazione di un popolo che, per il suo quieto vivere, perdona, ammette, anzi, protegge ogni angheria che si consuma in quegli uffici, sempre con la speranza di ottenere magari qualche favore dal politico di turno e dunque auto imponendosi un atteggiamento prudente, o meglio, la consegna del silenzio e la castrazione del senso stesso della cittadinanza.

Comunque, noi dobbiamo fare il nostro dovere e continueremo a farlo. C’entra il problema covid con il fatto che dei cittadini che pagano le tasse, e che tasse, per avere uno straccio di assistenza sanitaria diretta, non riescono letteralmente a collocarsi nell’assistenza di un nuovo medico di base, dopo che quello con cui sono stati fino ad oggi è andato in pensione?

No, non c’entra nulla. Questo è un processo totalmente differente, estraneo. E non stiamo parlando della procedura un pò più complessa della richiesta di deroga, cioè del tentativo che il cittadino, rimasto orfano del suo medico di base, fa per entrare in una lista già piena, già esaurita di un altro medico che riscuote la sua fiducia. No, non stiamo parlando di questo. E menomale, perchè qui si viaggia addirittura con attese di tre o quattro mesi.

Significa che se uno non opta immediatamente per un professionista che ha posti liberi, rischia di rimanere senza assistenza e non potrà nemmeno farsi prescrivere un farmaco qualora gli venga un raffreddore.

Noi stiamo parlando, invece, della semplice comunicazione, inviata all’Asl di Caserta riguardante la scelta non discutibile, semplicissima di un medico che ha la possibilità cioè che non ha esaurito i numeri del suo plafond, di ospitare tra i suoi assistiti quel cittadino. Una procedura che dovrebbe andare in automatico o quasi. Ti rechi invece all’Asl di Caserta e ti imbatti in una serie di cartelli che non ti fanno capire nulla e hai subito quella sensazione, quella brutta sensazione, di essere sgradito, proprio in quanto cittadino, ricettore di servizi strapagati a monte con la corresponsione delle tasse. Insomma, la tua presenza dà fastidio. In pratica, rompi le palle a chi dovrebbe stare lì a disposizione e col sorriso stampato sulla faccia e che invece prova a dribblarti, ad eluderti, a dirti sempre che ci vuole un altro passaggio, che lì in quel momento non potrai risolvere il problema e che c’è da scrivere una mail o qualche altra diavoleria.

Eh già, la mail. Si chiama Massimiliano Crispi ed è sicuramente l’impiegato più preparato del mondo. Non d’Italia e d’Europa, del mondo. Lo scriviamo anche se non lo conosciamo in carne ed ossa, anche se abbiamo appreso della sua esistenza da una sorta di ologramma informatico, precisamente dal fatto che il suo nome rappresenta la struttura dell’indirizzo mail a cui bisogna spedire queste banalissime istanze. Però, lo avvertiamo sulla nostra pelle.ì: trattasi di una vera e propria testa d’uovo, di un talento pieno di saperi. Conoscenze ampie, sterminate, ma non sufficienti però per capire che se una casella di posta elettronica è piena, non riceve, non funziona. Oppure lo capisce e gli va benissimo così, perchè questo è il modo per non rendere troppo pesante la sua giornata. Troppo pregno di competenza il buon Crispi per mettersi a perdere tempo, a segnalare a chi di dovere o anche solo a se stesso che la casella che reca il suo nome, dove al povero cittadino è stato imposto quale procedura obbligatoria, di spedire in mail la comunicazione del passaggio con un nuovo medico di base, è piena e dunque inagibile, chiusa, inespugnabile.

Ci vogliono 10 secondi, una schifezza di chiavetta, dove, al limite, uno va a salvare quello che nella posta elettronica c’è e non si vuol perdere; abbiamo fatto cenno ad una chiavetta, cioè ad una roba che le scansioni temporali dell’epoca digitale, hanno già reso un reperto archeologico. Dovrebbe essere il minimo per un’azienda che spende milioni e milioni di euro per forniture di ogni genere, avere e se possibile, ben utilizzare un hard disk dedicato a una funzione Beta, cioè come deposito e archivio di tutte le cose che nella rete principale, interattiva, non possono più stare, perchè, semplicemente, la paralizzano.

E invece neppure una chiavetta ma solo un’idea fissa: come dribblare, come evitare che il cittadino-scocciatore, quel coglione che paga le tasse affinchè tu funzionario, dirigente, impiegato Asl prenda lo stipendio, si tolga di torno e non rompa le scatole. E chi se ne frega se la casella di posta elettronica è piena; chi se ne frega se il cittadino si troverà nella condizione di non poter avere una ricetta, una prescrizione e magari dovrà farsi prestare i farmaci da qualche amico oppure pagarli in farmacia, fermo restando che per alcuni la prescrizione è obbligatoria.

Dovremmo chiudere mettendo la staffa a questo articolo con la solita parola “vergogna”, ma come abbiamo ascritto più volte, la vergogna è un concetto che può essere inserito dentro ad una dialettica sì ruvida, ma sempre costruttiva, solo se tutte le parti in causa, tutte le componenti che partecipano al confronto, ne conoscano il significato, ne abbiano percezione, vivano qualche minuto della loro giornata a dialogare con una coscienza divenuta ormai irreversibilmente incoscienza.