LE FOTO E LA NOTA. Il sindaco Marcello De Rosa “pappa e ciccia” anche con gli ultimi imprenditori arrestati per camorra
22 Gennaio 2021 - 18:31
Vediamo se riesce, per una volta, a comprendere il nostro ragionamento che non può non dare piena ragione a ciò che la nostra collega Marilena Natale, insultata anche con epiteti sessisti, affermò riguardo alla differenza tra “parenti e amici”
CASAPESENNA – Quando la collega Marilena Natale poneva le sue tante domande scomode al sindaco, ex scortato, di Casapesenna, Marcello De Rosa, e questi la ripagava da par suo con insulti sessisti, una delle tesi da lei espresse era la seguente: i parenti si subiscono, gli amici si scelgono.
Era un ragionamento serio e tutto sommato non manicheo, non confessionale. Se è vero, infatti, che essere parente di un malavitoso non significa di per sé nulla, anche se, aggiungiamo noi, in caso di impegno pubblico in politica occorre una specialissima dedizione e l’assunzione continua e mirata (senza lesinare in nomi e cognomi) di posizioni forti contro la camorra, un amico, al contrario, si può scegliere.
E se all’inizio di un rapporto si può credere in buona fede di trovarsi di fronte una persona normale, la militanza relazionale non può non farti comprendere, dopo un certo tempo, carattere e attitudine della persona che frequenti amichevolmente.
Soprattutto se sei un sindaco nato, cresciuto e pasciuto nello stesso posto del tuo amico. Quella frase di Marilena Natale torna di stretta attualità all’indomani dell’arresto in Toscana degli imprenditori Raffaele Diana, Giuseppe Diana e Antonio Esposito.
Anche in questo caso la galleria fotografica, come era già successo con Giuseppe Santoro, il pasticciere del clan Zagaria, è ampia. Nessun processo sommario, per carità. Il discorso è di tipo etico e politico.
E una volta l’incontro con Fortunato Zagaria, e un’altra volta i ricevimenti con la pasticceria di camorra e ora la fraternità con Raffaele Diana.
E beh, concedetecelo per una volta di ricorrere alla categoria della cosiddetta deduzione logica, cavallo di battaglia dei Pm di Mani Pulite, che fa arricciare il naso ai garantisti: il sindaco Marcello De Rosa non poteva non sapere. Occhio però, la nostra deduzione logica non va applicata in uno scenario di tipo giudiziario. Per carità, De Rosa, fino a prova contraria non c’entra nulla con le presunte attività criminali del pasticciere di Michele Zagaria e con Raffaele Diana e la sua funzione amministrativa non si interseca materialmente con le loro trame finite sotto la lente di ingrandimento della DDA, ripetiamo ancora fino a prova contraria.
Il “non poteva non sapere” ci rimanda, infatti, a quella risposta che a lui fa data dalla collega Marilena Natale sui parenti che si subiscono e sugli amici che invece si scelgono.
Nato, cresciuto e pasciuto a Casapesenna, esattamente come Fortunato Zagaria, esattamente come il pasticciere Giuseppe Santoro, esattamente come Raffaele Diana, De Rosa, che non è l’ultimo arrivato ma è un sindaco, non poteva ignorare l’esistenza di certi meccanismi che avrebbero dovuto suggerirgli la prudenza di tenersi distinto e distante da questi soggetti almeno fino a quando avesse ricoperto la carica di primo cittadino, fino a quando avesse indossato la fascia di rappresentante della Repubblica Italiana.
Il discorso, quindi, investe altre sfere: quella etico-politica e, in maniera ancor più delicata, quella istituzionale.
Perché se ci pensate bene, il binario procedurale che può condurre alla nomina da parte di una Prefettura, dunque da parte del Ministero degli Interni, di una commissione d’accesso è in parte parallelo, ma mai intersecato con quello giudiziario. Bastano le relazioni, addirittura può anche capitare che un sindaco, un assessore, un consigliere comunale, un dirigente, uno o più impiegati siano condizionabili, anche semplicemente risultando vittime di camorristi o di fiancheggiatori degli stessi, per validare le condizioni utili a sancire uno scioglimento dell’amministrazione comunale e del consiglio per infiltrazione della criminalità organizzata.
Questa è la distinzione che va colta nella sua interezza. Ed è sinceramente incomprensibile, usiamo un aggettivo misurato dato che la serietà dell’argomento deve indurci a mettere da parte passioni ed emozioni personali, che l’attuale sindaco pro tempore, rappresentante della Repubblica Italiana, Marcello De Rosa, non abbia mai voluto affrontare seriamente il problema dell’opportunità istituzionale, che se non è materia del Codice Penale, investe pesantemente l’integrità, la consistenza, la presentabilità dell’istituzione che lui incarna.
Quei ricevimenti fatti con il pasticciere di Zagaria, queste foto scattate con l’imprenditore Raffaele Diana non ritraggono il signor Marcello De Rosa privato cittadino, che non ha alcun obbligo di stare lì a capire e a vedere. Queste fotografie ritraggono, invece e soprattutto, la Repubblica Italiana insieme a soggetti che hanno terminato la loro parabola imprenditoriale, incassando accuse gravissime in quanto considerati dalla DDA grandi casseforti e grandi riciclatori di Michele Zagaria, alla cui scuderia familiare appartengono come tutti sanno a Casapesenna.
A partire da Raffaele Diana, il cui fratello è genero del defunto Francesco Zagaria, detto Ciccio a’ benzina, cognato del boss e personaggio per il quale l’allora direttore generale dell’ospedale civile di Caserta arredò un ufficio in una delle più incredibili vicende della criminalità organizzata mondiale, compresa quella di Al Capone.
Ed è proprio Raffaele Diana il personaggio centrale di queste indagini, anche in considerazione della sua repentina ascesa, che l’ha visto, in poco tempo, trasformarsi in imprenditore edile di successo, capace di aggiudicarsi gare prestigiose dopo aver svolto l’attività di parrucchiere in Emilia Romagna.
Non dimenticando, però, di rimanere legati alla propria terra con un impegno anche politico a favore di De Rosa, al quale Diana aveva dato disponibilità a sostenerlo anche per una eventuale candidatura alle elezioni regionali, ripiegando poi su Stefano Graziano secondo le direttive impartite dallo stesso De Rosa all’indomani del ritiro della propria candidatura.
Questo discorso, che per l’ennesima volta abbiamo svolto intorno al tema della credibilità delle istituzioni, lo capirà Marcello De Rosa? Ovviamente, non lo capirà. Questo non vuol dire che noi dobbiamo rinunciare a sottolineare, come facciamo da anni, certe storture.
Come abbiamo scritto più volte e come ribadiamo oggi se sono esistite, come sono esistite, ad Orta di Atella – Comune in cui era sindaco quell’Andrea Villano legatissimo a De Rosa e non a caso dirigente dell’Ufficio Tecnico a Casapesenna – le condizioni per la nomina di una commissione di accesso, non si capisce perché continuino a non esistere a Casapesenna.