L’EDITORIALE. La morte della mamma 38enne: il 118 è inefficiente, noi costruttori di fatti giornalistici ma i mandarini dell’Asl sfuggono al confronto e fanno querele di comodità
7 Agosto 2023 - 19:59
Noi siamo gente seria e non abbiamo bisogno di nasconderci dietro alle querele, perché questo lo fa chi ha bisogno di difendere le rendite di posizione acquisite grazie alle decisioni, di per se stesse discrezionali, di chi esercita la potestà nel settore pubblico.
Noi ci rompiamo il mazzo ogni giorno per cercare di capire perché i servizi alla persona e ai cittadini vengano erogati, qui da noi, con modalità che sarebbero stati indegni anche nella Repubblica Centroafricana degli anni ’50.
è chiaro che incrociamo dei nomi di persone, di dirigenti, rispetto ai quali poniamo delle semplici domande a cui sono loro a dover rispondere. Perché se non rispondono loro gratificati da carriere e da super stipendi, a chi cavolo lo dobbiamo chiedere?
Per cui, mentre nelle segrete stanze dell’Asl si stanno organizzando in queste ore, all’indomani della morte della mamma 38enne di Casaluce Lucia De Gais, per trovare le solite scuse, le solite ragioni per deresponsabilizzare un servizio del 118, che è tra i più inefficienti d’Italia, come noi abbiamo scritto e dimostrato in mille articoli, Casertace si è messa a lavorare, con i suoi modesti mezzi disponibili, ma con una passione, una perseveranza e un amore per la civiltà che questi mandarini dell’Asl di Caserta non sanno neppure cosa siano.
Siccome la morte della 38enne, come noi avevamo largamente previsto (citando le leggi della casistica, a partire da quella statisticamente ineluttabile dei “grandi numeri”), è stata, forse, anche causata dalla confusione che regna nel 118 di Caserta, noi abbiamo voluto deliberatamente dimenticare, stamattina, i nomi e i cognomi di chi lo dirige e, sullo spinosissimo argomento delle ambulanze medicalizzate e non medicalizzate, abbiamo invece voluto costituire un punto fermo di concretezza, che poi è un punto di partenza per ragionare con spirito autenticamente laico e liberale intorno al problema.
A quelli là, cioè ai mandarini dell’Asl questi discorsi non fregano un fico secco, perché le loro giornate sono incentrate solo e solamente sulle modalità attraverso cui deve essere tenuto in piedi un carrozzone politico-clientelare che, all’epoca del cabarettista-fantasista- showman Vincenzo De Luca sta toccando il vertice più basso di un diagramma della vergogna, in discesa da 50 anni a questa parte.
Allora, ambulanze medicalizzate e non medicalizzate: dove sono e dove non sono, in una sorta di catalogo che conferma una tesi da noi sempre esplicitata.
Proprio perché ci sono carenze strutturali, relative al numero dei mezzi disponibili, la partita della vita o della morte di un paziente si gioca – a nostro avviso, un avviso però sorretto da centinaia di atti documentali da noi pubblicati negli ultimi anni – dentro alle prerogative e alle funzioni della sala operativa, nel gioco a volte cinico dei colori ingentilito dalla parola francese triage: decidere in pochi secondi se dichiarare se, cioè, un intervento è un codice bianco piuttosto che verde, giallo o rosso, richiede freddezza ma soprattutto esperienza.
E tante scelte compiute dall’Asl all’interno dell’organizzazione del 118, hanno risposto scelleratamente a logiche clientelari, a necessità di relazioni con sigle sindacali non raccomandabili, abbassando in tal modo paurosamente il livello qualitativo di servizi assolutamente cruciali, come sono quelli della sala operativa.
E se a Shel Shapiro tiravano le pietre, a noi tirano le querele che, ce lo vogliamo consentire, vengono trattate con una certa sufficienza dai magistrati che talvolta ci ripagano con avvisi di conclusioni delle indagini di cinque o sei pagine contenenti il semplice copia e incolla delle versioni integrali dei nostri articoli, considerando dunque espressione di possibile contestazione del reato di diffamazione a mezzo stampa anche un semplice trattino o un segno di interruzione ortografico.
E questo fa male, crea quell’isolamento non tanto delle nostre persone, non tanto del nostro giornale, non a caso perseguitato dal perbenismo e dal conformismo, ma crea l’isolamento delle nostre idee e del nostro sforzo di concentraci sui fatti, opera che noi svolgiamo sapendo bene che la prima insidia per un organo di informazione che vuol denunciare la malasanità, la malamministrazione, più in generale la mala gestio è quella di cedere alla tentazione di arrivarci attraverso forme apodittiche, cioè utilizzando espressioni basate su verità considerate tali a priori. Ed ecco perché noi ci smazziamo per trovare fatti, documenti che purtroppo, però, ci accorgiamo riscuotono, anche agli occhi della magistratura, molto meno interesse rispetto all’identità di chi ha presentato la querela.