L’EDITORIALE. Mazzette e imbrogli su VILLA SCARFACE. Sapete quante risate “si sta facendo” in carcere Walterino Schiavone? Lo Stato ha perso, ecco perchè

28 Marzo 2021 - 12:43

Naturalmente, in queste ore e nei prossimi giorni, le istituzioni non valuteranno l’enorme, tossica emblematicità di questi fatti contestati ad alti dirigenti pubblici insieme a tantissimi altri episodi ch configurano una realtà sistemica e diffusissima del malaffare

di Gianluigi Guarino

Difficilmente, lui ha appreso questa notizia, peraltro non evidenziata nei comunicati ufficiali successivi alla esecuzione dell’ordinanza firmata dal tribunale di Aversa-Napoli nord su richiesta della locale Procura. Ma proviamo ad immaginare quale potrebbe essere la reazione, di fronte a questi fatti, da parte di Walter Schiavone, detto Walterino, oggi 59enne, fratello di Francesco Schiavone Sandokan, capo dei capi, da lui affiancato nella conduzione del clan dei casalesi, ma diventato noto soprattutto per la sontuosa e chiassosa villa fattasi costruire a Casal di Principe e divenuta famosa come villa Scarface, definita così perchè le sue “pacchiane magnificenze” furono scoperte e raccontate all’Italia e al mondo, nel periodo in cui trionfava nelle sale, il film scritto da Oliver Stone e diretto da Brian De Palma, con la monumentale interpretazione di Al Pacino del boss Tony Montana, il quale vive e muore anche in una residenza che definire opulenta è poco e a cui la villa di Walter Schiavone fu paragonata.

Quale reazione potrebbe avere leggendo che lo Stato, il quale ha affermato di voler riscattare la storia e il sangue di un territorio martoriato dalla camorra, non ha fatto altro che sostituirsi alla stessa nella elaborazione del malaffare. E allora perchè, a che cosa è valso confiscare villa Scarface a Walterino Schiavone, spenderci milioni e milioni di euro di risorse pubbliche per la ristrutturazione, per il suo utilizzo a scopi sociali, perchè diventasse simbolo della solidarietà e della civiltà di una democrazia che dimostra di saper badare alle fasce più deboli della popolazione cittadina con la destinazione a centro riabilitativo della salute mentale dell’Asl di Caserta, per poi metterla nelle mani di un manipolo di dirigenti, di funzionari della medesima Asl che, indossando il colletto bianco, riempendo la stiva dei propri averi con cospicui stipendi, intascati grazie alle tasse pagate dai cittadini, hanno, verrebbe da dire, rispettato la storia e l’identità di villa Scarface, facendola diventare strumento di corruzione, di malaffare e di una criminalità che è tale anche a prescindere dalla gradazione delle colpe personali ad essa sottese, perchè un ladro del pubblico danaro che si arricchisce sulla pelle dei malati psichici, non è che si possa considerare tanto meglio di un camorrista incallito.

Anche questa storia passerà quasi inosservata e nessuno si interrogherà sul potentissimo significato emblematico, mai tossico come in questa circostanza, che sicuramente contiene in sè: se la camorra militare ha perso, rimangono intatti, in provincia di Caserta, tutti gli elementi socio-antropologici costitutivi, che della camorra e delle camorre hanno rappresentato il tessuto connettivo.

Emblematico perchè ciò si verifica insieme ed accanto ad uno dei simboli fondamentali di quella che avrebbe dovuto essere, e lo è stato solo apparentemente, la riconquista dello Stato, da parte dello stato di diritto, dei territori occupati dall’esercito dello “stato del non diritto”. Le mazzette, gli affidamenti sotto soglia spacchettati per evitare le procedure più lunghe e più complicate da controllare di una vera gara d’appalto, le somme urgenze inventate, i lavori complementari non dichiarati, rappresentano il corredo abituale di un sistema di corruzione che, per tanti anni, è stato e, purtroppo ancora è, colpevolmente fuori da un autentico processo di mobilitazione da parte dello stato e della magistratura inquirente che ne rappresenta parte dell’espressione della funzione giudiziaria e fondamento di quell’azione penale, principio tanto importante, tanto basilare, da essere inserito, dai costituenti, nella Carta fondamentale.

Ma quando i professionisti dell’anticamorra dicono che lo Stato ha vinto, lo fanno perchè questo è uno slogan comodamente adattabile alla chiacchierologia dei convegni dentro ai quali e attorno ai quali scorre molto altro quattrino di origine pubblica. In realtà non è così, perchè alla vittoria militare corrisponde la disfatta morale dei valori.

Uno come Luigi Carizzone, uno come Francesco Della Ventura, uno come l’imprenditore di Marano Antonio Papa, uno come Pasquale Sannino, responsabile tecnico del Dipartimento di Salute Mentale, non ci hanno pensato un solo attimo per fare quello che abitualmente avevano fatto nella loro esistenza, fino ad allora, e cioè rubare. Questo loro agire non ha compreso nemmeno l’impegno di una seppur remota riflessione sul significato del luogo in cui consumavano le loro malefatte.

Beh, probabilmente, se Walterino Schiavone conoscesse questi fatti, un sorriso sardonico e beffardo incornicerebbe il suo volto di detenuto lungo datato, trovando in questi comportamenti di rappresentanti dello Stato, una ragione per dire, tra sè e sè, che villa Scarface, la sua costruzione, fu un atto pienamente in linea con l’andazzo di ieri che resta l’andazzo di oggi.

In questo stralcio di ordinanza, lo Stato ha perso ancora una volta nel territorio della provincia di Caserta. E continuerà a perdere se quel reticolo di connivenze strictu sensu e latu sensu continueranno a tenere lontana la magistratura dal mondo della corruzione, vera camorra del ventunesimo secolo, rispetto alla quale la valorosissima ordinanza del tribunale di Aversa, frutto di un’ancora più valorosa indagine compiuta dalla procura della città normanna e dai Nas dei carabinieri di Caserta, rappresenta una eccezione che, purtroppo, conferma una regola che si coglie nei lunghi mesi, negli anni in cui decine di migliaia di procedure illegali attuate negli uffici degli enti locali della provincia di Caserta, dei comuni, dei cosiddetti enti di scopo, rimangono imperituramente impunite.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA