L’EDITORIALE. Settembre al borgo, questo marchio andrebbe ritirato. E’ una sagra e il Comune favorisca subito le cifre spese, artista per artista

27 Agosto 2019 - 17:58

di Gianluigi Guarino

Stamattina, abbiamo ripescato qualche vecchio articolo degli anni 70 e degli anni 80, che ci ha aiutati a ritornare con la mente e a riflettere sulla famosa frase che immancabilmente irrompeva, con il suo ghigno sardonico ad ogni inevitabile, inesorabile “rottamazione delle auto fiat”, con gli Agnelli che, in quel modo e brandendo l’arma psicologica del disordine sociale che avrebbe potuto squarciare ulteriormente un paese già preda del terrorismo, “socializzavano le perdite“, dopo aver “privatizzato i profitti“. Dopo aver pensato, per qualche minuto, con serietà, ma anche con noiosa seriosità, a questa reminiscenza storica, ci siamo ripresi e l’abbiamo adattata al nostro divertimento e, adoperando le lenti della goliardia, che ci appartiene, abbiamo mescolato il tutto in una sorta di frittata, creando un avventuroso transfert di adattamento all’attitudine, ormai consolidata, della politica di oggi, di “socializzare le commare“, leggasi amanti. Ciò lo abbiamo fatto in goliardia e dunque senza offesa per le commari che, da quando esiste l’uomo, il quale, per biologia, è infedele, hanno sempre svolto una funzione importante, spesso addirittura decisiva per i destini dei governi e dei regni, Madame Pompadour docet.

All’improvviso, mentre cominciavamo ad arrabbiarci per il fatto che ormai oggi essere “la commara di un politico

non ti garantisce solo una vita agiata o una tranquillità professionale, così come accadeva un tempo, ma ti apre addirittura la porta del Parlamento, dei consigli regionali e delle giunte comunali, ci è arrivato un messaggio contenente il manifesto degli eventi dell’edizione di quest’anno di Settembre al borgo.

Non ci siamo scoordinati. Non abbiamo subito un corto circuito logico. Non abbiamo fatto fatica, infatti, a saltare dal pensiero della socializzazione delle commare, partendo dalla socializzazione della fiat all’attuale Settembre al borgo, perchè tutto sommato sempre di uso improprio del pubblico danaro si tratta e, per giunta, la scena della politica nazionale e locale offre sempre un caleidoscopio di personaggi maschili o femminili che poi, ad occhio e croce, intascano quattrini, non in funzione delle loro capacità evidenti, ma in funzione di altre capacità meno evidenti, un pò come le “virtù nascoste” di cui De Andrè cantava nella sua meravigliosa ballata dedicata a “il giudice“, malmostoso e vendicatore.

Che dobbiamo fare: non abitando più la cultura a Caserta o quantomeno l’idea, la tensione nel tentare di divulgare qualcosa della storia, delle tradizioni di questi territori, veicolandoli attraverso il messaggio fruibile della musica, del teatro, dello spettacolo in genere, tocca a noi, con queste premesse e con questi giochini di parole in cui contrapponiamo la nostra innocenza all’indecenza altrui, dare un piccolo contributo che sicuramente chi ha capacità di lettura, saprà ben considerare in luce e anche in controluce.

Dunque, 5 serate in cui si esibiranno degli artisti che renderanno disponibile la loro storia, il loro repertorio di canzoni e di esperienze e che giustamente non collegheranno queste alla missione fondamentale che fu alla base dell’idea di organizzare quello che doveva essere un festival culturale, in grado di rivaleggiare con altri eventi simili che si tenevano a livello nazionale ma che soprattutto aveva il compito di comunicare forte e chiaro all’intera Italia, e all’Europa che a Caserta, nel suo borgo, abitava una storia che, partita attraverso una comunità identitaria e costituita, aveva camminato nei secoli fino a scendere a valle, nei chiaroscuri della grande avventura borbonica, politicamente discutibile, ma culturalmente, imperituramente universale.

Quanto è avvertita oggi l’importanza di questo ruolo, di questa mansione culturalmente irrinunciabile che Settembre al borgo ha svolto negli anni? Zero. Nel senso che non solo non è avvertita, ma non è neppure percepita, perchè l’ignoranza della politica attuale, non produce un danno in quanto è ignoranza e basta, ma lo produce perchè l’ignoranza neutralizza, annulla, azzera la coscienza storico culturale, perpetuando se stessa e associandovi, aggiungendo all’ignoranza il carico da 12, le necessità banali, infime di un potere che finalizza ogni suo agire ad un altro tipo di perpetuazione, quella di se stesso e del regime di ignoranza sublimata su cui è saldamente e desolatamente fondato.

Per cui, mi spiegate a cosa serve mettere 5 artisti in fila per una serie di esibizioni ben remunerate, in funzione della missione storica di Settembre al borgo?  E che senso ha, poi, la serie di presentazioni, di titoli librari, collegando questi ultimi alla necessità dell’evento, dell’esteriorizzazione dello stesso e, diciamocela tutta, di una passerella, perché quei libri vengono messi insieme con la stessa idea di classificazione che hanno gli storici bouquinistes Saint Germain de pres? Almeno, toglieteci il nome e trasformatela in una normale kermesse canora  jazz-pop o in una normale iniziativa di una libreria di provincia, come ce ne sono tante altre, ben organizzate da operatori privati, anche a Caserta.

Si dirà: non ci sono quattrini, il comune è dissestato eccetera. No, non funziona così, perchè volere è potere e Caserta potrebbe custodire e alimentare, modernizzandola come risorsa di sviluppo culturale ed economico, la storia e la tradizione di questa rassegna, mettendola al centro dei propri pensieri e di un agire consapevole della sua classe dirigente, coltivando tale obiettivo, non per 20 giorni, ma nel corso dell’intero anno, magari attraverso il coinvolgimento, in una fondazione di soggetti privati che non siano però i soliti imprenditori, i Pezone, gli Eduardo Zagaria della situazione che siccome vincono tutti gli appalti che contano, poi devono contribuire, in qualche modo, alle cose che porta avanti il comune che li fa ricchi.

Al contrario, si persegue un’altra strada: siccome non ci sono soldi in cassa, per poter anticipare i compensi agli artisti e ai fornitori d’opera e in attesa dell’erogazione dei finanziamenti regionali che fatalmente arrivano in ritardo, ci si rivolge ad una banca. Sì, avete letto bene, perchè quella di Andrea Aragosa, napoletano trapiantato a Caserta, molto amico, come hanno raccontato a suo tempo le cronache dei giornali nazionali e regionali, del fratello manager teatrale del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, è proprio una banca.

Lo diciamo senza ironia: la sua è un’idea imprenditoriale eccellente.

Ramificato, intricato, collegato al mondo complesso degli impresari degli artisti, dei rappresentanti d’affari, è riuscito a costruire, negli anni, una condizione della propria azienda che gli permette oggi di costruire dei pacchetti già completi, garantendo agli organizzatori degli eventi, la realizzazione dei concerti e degli spettacoli senza la necessità di tirar fuori un solo euro, contestualmente agli stessi. Il che, per chi conosce la legge, non scritta ma tremendamente applicata, dei cantanti e degli attori, è una gran cosa, visto che non è leggenda, ma racconto autentico, quello dell’artista ics o ipsilon che non sale sul palco se il comitato festa o l’organizzazione di un evento, non stacca l’assegno, consegnandolo all’impresario. Insomma, no scheck, no music.

E allora, il comune di Caserta, il sindaco Carlo Marino, l’assessore agli eventi Emiliano Casale, l’assessora alla cultura Tiziana Petrillo si affidano alla “banca Aragosa” di cui poi Enzo Avitabile è una propaggine utile alla presentabilità di tutto quanto l’ambaradan.

Quanto paghi gli artisti realmente il signor Aragosa sono fatti suoi e nessuno può sindacare alcunché. Questo è uno che fa l’imprenditore e, giustamente, costruisce l’idea di un profitto che, nella sua entità, è definito dalla sensibilità, dalle ambizioni e dal modo di pensare dello stesso imprenditore. Non sono affari solo del signor Carlo Marino, del signor Emiliano Casale, della signora Tiziana Petrillo, le cifre che il comune di Caserta ha appostato per la realizzazione di Settembre al borgo, sia per quanto riguarda il compenso di ogni singolo artista, sia per quanto riguarda quello dei fornitori d’opera e di servizi.

Non sono fatti solo loro, perchè il signor Carlo Marino, il signor Emiliano Casale e la signora Tiziana Petrillo, tutte persone rispettabili, per carità, incarcano una funzione pubblica che consiste nella buona ed economica gestione di danaro che non appartiene ai medesimi, ma a tutti i cittadini di Caserta e a tutti i cittadini della Campania.

Insomma, ci siamo capiti. Per cui, per evitare problemi, incarognimenti dialettici del sottoscritto che, sapete, non ha proprio un caratterino semplice, tirate fuori, con trasparenza, tutti i numeri, tutte le cifre, al di la della conferenza stampa che state facendo già stamattina e che, con rispetto parlando di Enzo Avitabile che è un ottimo artista, non conta un fico secco rispetto alle questioni che abbiamo posto nell’articolo che andiamo a chiudere.