L’INCHIESTA. CASERTA SACCHEGGIATA. Pompe di benzina miracolate, palazzi antichi deturpati, supermercati a go-go. Una città “brutta come la peste”. PRIMA PUNTATA

16 Giugno 2018 - 16:58

Caserta – (Pasman) A Caserta, l’urbanistica è materia bollente. Sia quella in senso proprio, intesa come edilizia privata, sia quella in senso lato, intesa come edilizia pubblica e di infrastrutturazione.

Bollente, perché essa attiene all’identità stessa della città, per i soldi che muove e per il fatto di essere avvertita come zona grigia, avvolta da un’aura di diffidenza e di sospetto, il punto in cui si congiungono il malaffare e la cattiva amministrazione, come anche dimostrano le vicende giudiziarie che nel suo ambito si sono sviluppate negli anni.

Per di più, c’è un filo rosso che lega l’attività edilizia del capoluogo come assecondata da quasi tutte le amministrazioni comunali già prima degli anni ’70 ed è quello del suo profilo marcatamente speculativo, senza alcuna concessione ai valori della storia locale, della tradizione e della vivibilità. Peraltro in controtendenza ottusa rispetto alle tante città e paesi che con sagacia e lungimiranza hanno adottato politiche di rigorosa salvaguardia dei loro centri millenari e dei loro territori, facendoli pervenire pressoché intatti sino a noi e facendone così la loro fortuna turistica.

Gli effetti di tanta cecità e grettezza sono, d’altronde, sotto gli occhi di tutti.

Il capoluogo è stato ridotto ad un ammasso di cemento senza alcun metodo che non fosse il profitto e si è distrutto bellamente quel poco di tipicità sette-ottocentesca che molti palazzi padronali ancora conservavano. Si è costruito dappertutto, finanche nei giardini e nelle corti annesse alle venuste dimore delle più antiche famiglie casertane. Si è lasciato decadere quanto pure era fortunosamente scampato. Davanti agli affari immobiliari non c’è stata e non c’è ragione che abbia tenuto e che tenga.

La città si salva, in definitiva, solo per la presenza di Palazzo Reale. Senza il quale sarebbe ancor più anonima ed insignificante. E non è un caso se i visitatori del monumento vanvitelliano ne fuggono, a causa del suo degrado, del suo stato di abbandono e della grave mancanza di servizi.

Ma da ultimo le cose, se è possibile, sono persino peggiorate. Si può dubitare che la nostra sia malevolenza verso la compagine che governa il comune, che di sé, in campagna elettorale, diceva di essere il nuovo. Ovviamente no, perché ci è estranea ogni forma di pregiudizio; ma parlino per noi i fatti.

Ed è un fatto non ci sia stato piano costruttivo o licenza edilizia che non sia stato contestato.

In questo senso basti ricordare i più recenti e clamorosi casi. Quello della ubicazione in località Ponteselice del progettato biodigestore, ossia pensato al centro di un’area fortemente conurbata e, si stenta a crederlo, ad un tiro dal Palazzo Reale, bene Unesco, buffer zone o non buffer zone che lo tuteli, di cui pure si è discettato in convegni altisonanti patrocinati dallo stesso comune. O quello della strada automobilistica che ci si accinge a realizzare sul tracciato della vecchia e dismessa linea ferroviaria Caserta-Frasso, che attingerà finanche il MACRICO e che secondo il preliminare del PUC in via di approvazione doveva diventare di esclusivo uso pedonale e ciclabile. Senza contare che la decisione è stata deliberata dalla giunta anziché dal consiglio comunale, cui spettava, e peraltro nell’incredibile assenza dell’assessore all’urbanistica, architetto Stefania Caiazzo.

O si può ricordare ancora il caso dei nuovi insediamenti commerciali nella zona dell’iper mercato Iperion, esso stesso, a suo tempo, al centro di vicissitudini di ogni tipo.

Il distributore dell’Iperion aperto al pubblico.

Il distributore di benzina in ditta Graziano & Co s.r.l. (si tratta del cugino diretto del consigliere regionale Stefano Graziano), nonostante il consiglio comunale con deliberazione di misura (9 voti contro 8) del maggio 2017 abbia approvato una mozione per la revoca dell’autorizzazione a suo tempo impropriamente concessa, opera nella più assoluta normalità. E questo è avvenuto grazie, come abbiamo più volte scritto su CasertaCe, in adempimento di una decisione del Tar che ha facilmente impallinato un ingenuo (?) provvedimento di revoca del dirigente Franco Biondi, che non è certo un novellino, adottato per buttare fumo negli occhi al consiglio comunale che aveva approvato una mozione per bloccare l’insediamento del distributore di carburanti.

 

Sulla prossima apertura del nuovo emporio LIDL si è scatenata la reazione anche giudiziaria delle ditte concorrenti che si assumono danneggiate dalla licenza comunale data al nuovo operatore, considerata irregolare sia per una questione di mancato rispetto delle distanze commerciali sia per l’ancora incerta legittimità urbanistica di via S. Augusto, che serve quella come altre strutture della zona. Controversie si registrano anche per la nuova filiale Eurospin che sta sorgendo al Parco degli Aranci.

Sulla nota edificazione dell’ex area Saint- Gobain basti ricordare che il 1 marzo di quest’anno è iniziato il processo penale a carico dell’ingegnere comunale, ora in pensione, Carmine Sorbo, del direttore dei lavori Amato Folco e dell’imprenditore casertano Salvatore Capacchione, chiamati a rispondere di lottizzazione abusiva e di una serie di reati satellite.

Quanto alla lottizzazione Convallo in località San Benedetto è avvenuto l’incredibile. Il permesso di costruire venne rilasciato alla società vincitrice del bando nonostante la mancata adesione – anzi l’espresso rifiuto – alla realizzazione di alcuni proprietari dei lotti da edificare. I quali, ricorrendo al giudice amministrativo ne ricevevano piena ragione, anche perché i propri terreni sarebbero finiti per essere privati di ogni via di accesso. Poi la questione si è composta con un successivo accordo. Ma qui preme evidenziare più ancora che la scelta di costruire in quel punto del secondo tratto di viale Lincoln appare lunare. Parliamo di una strada stretta, priva persino di marciapiedi e perennemente intasata di macchine in divieto di sosta, che vede scaricarsi addosso il peso urbanistico di altre centinaia e centinaia di residenti.

Da ultimo riciccia, in guazzabuglio unico, la vicenda della società Centro Direzionale Est srl dell’ingegnere Vincenzo Penzi (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO PRIMO ARTICOLO DEDICATO ALLA VICENDACLICCA QUI PER LEGGERE IL SECONDO ARTICOLO) per edificazioni in via Giovanni Falcone.