L’INTERCETTAZIONE. Giacomo Capoluongo al cognato Peppe Guarino: “Ti spiego perché Michele Zagaria non si pentirà mai. Tanti soldi, almeno 100 familiari e…”

16 Novembre 2021 - 14:04

Riteniamo molto interessante la conversazione tra i due cognati, a cui partecipa anche la farmacista Luisa Guarino, e sulla quale fino ad oggi ci si è soffermati solo per sottolineare le frasi ad effetto di quest’ultima che, invece, a nostro avviso, rivestono un significato quasi irrilevante rispetto all’analisi compiuta dai due cognati

 

 

CASAPESENNA – Da almeno un paio di anni a questa parte si sente parlare di meno delle proteste del boss Michele Zagaria sul regime carcerario da lui subito. Ma nel 2018, all’epoca dell’intercettazione che pubblichiamo in calce, che ha impresso in digitale la conversazione tra Giacomo Capoluongo il quale peraltro sarebbe stato arrestato solo qualche mese dopo, la moglie Luisa Guarino, di professione farmacista, e il fratello Giuseppe Guarino, quelle proteste verbali clamorose di Michele Zagaria campeggiavano nei titoli di tutti i giornali.

Ovvio, allora, che i tre suddetti ne parlassero e ne fossero preoccupati.

Istintiva e rabbiosa la reazione di Luisa Guarino la quale, come già scritto in un altro articolo, si augura addirittura la morte di Michele Zagaria.

Più razionale e, a nostro avviso, anche molto interessante, il dialogo tra Giacomo Capoluongo e il cognato Giuseppe Guarino. Se è vero che entrambi riconoscono che Michele Zagaria, come del resto la maggior parte dei suoi familiari, abbia un carattere eccentrico e sui generis, che qualche volta si è conciliato problematicamente col suo ruolo di boss del clan dei Casalesi, p anche vero, lo afferma Capoluongo, che è improbabile se non impossibile che Zagaria diventi un collaboratore di giustizia.

Questo per due motivi, connessi l’uno con l’altro. Michele Zagaria è entrato in carcere da ricco e ricco rimane.

Il suo gruppo familiare, poi, è molto esteso, contando su circa 100 persone, alcune delle quali universitarie o appartenenti al novero dei professionisti. Un pentimento, osserva Capoluongo, significherebbe disancorare fisicamente queste persone da Casapesenna e dintorni, ma soprattutto significherebbe sottrarre loro quelle disponibilità economiche che, aggiungiamo noi, adeguatamente mascherate nei complicati percorsi del riciclaggio, fanno fare a tutti i componenti di questo nucleo familiare una vita molto agiata.