L’INTERCETTAZIONE MARCIANISE. Firme false. Ovaletto, lei è proprio un fesso e probabilmente le hanno anche falsificato la firma sotto la lista illegale di “Orgoglio”

29 Marzo 2021 - 18:02

MARCIANISE (G.G.) – Ci sono elementi specifici, nelle intercettazioni effettuate dai Carabinieri della Compagnia di Marcianise ai protagonisti della storiaccia delle firme false, che hanno consentito alla lista “Orgoglio marcianisano” di partecipare alle elezioni del 2016 ed alterarne in tutta evidenza l’esito.

L’evidenza, a nostro avviso, cioè ad avviso di chi ha dedicato tante ore di lavoro e studio nell’indagare giornalisticamente sulla storia in questione, riguarda il quadro di incompletezza emerso dall’esisto dell’indagine e dai contenuti delle conclusioni a cui la Procura della Repubblica è giunta, chiedendo il rinvio a giudizio solo per una parte di coloro che, a vario titolo, avevano contribuito alla certificazione farlocca di quelle firme.

Sotto processo rischiano di andarci il poliziotto Lorenzo Ovaletto, il patron della sagra della rana Pasquale Bellopede, cugino del sindaco, Alberto Tartaglione e un paio di dipendenti del Comune di Marcianise.

Noi siamo convinti e riteniamo di aver argomentato in maniera dettagliata questa nostra tesi, che gli imputati appena citati sono quelli con le minori responsabilità. Meri esecutori di ordini.

Pensate un po’ che Lorenzo Ovaletto, intercettato al telefono, continua a sostenere che lui non aveva apposto la firma di presentatore formale, ma che questa sarebbe stata apposta da Franco Agrippa, che in quel periodo, come anche prima e dopo, aveva reso un tutt’uno, un blocco monolitico, la sua attività di corrispondente da Marcianise de “Il Mattino” con quella di braccio destro, di spalla, dell’allora candidato Velardi, successivamente, anche per effetto di quell’imbroglio, divenuto sindaco.

In effetti, Ovaletto, ci scusi la franchezza, è solo un fesso che non ha voluto ascoltare certe esortazioni che da questo giornale arrivavano, non perché ci erano simpatici il suo nome o il suo cognome, ma perché portava una divisa dello Stato addosso e prestandosi a certe cose, la disonorava.

Ciò interessava a noi, visto e considerato che da liberali incalliti “non ce ne poteva fregà de meno” della circostanza che Ovaletto disonorasse la propria persona.

Nell’intercettazione che pubblichiamo oggi, il poliziotto della Questura di Caserta sembra non capacitarsi del fatto di aver ricevuto un avviso di garanzia, mentre Franco Agrippa, che definisce come la persona che ha apposto la firma sotto alla lista, non ha incrociato alcuna conseguenza.

La realtà è una e forse oggi Ovaletto se ne è accorto: Franco Agrippa, che al contrario del buon poliziotto fesso non è, non ha mai apposto la firma sotto ai nomi di “Orgoglio Marcianise”.

E se, come sostiene Ovaletto, lui non l’ha messa, ciò vuol dire – come già scritto sabato – che c’è stato qualcuno che, giustamente, per evitare che in quel documento abitasse anche un millimetro quadrato di autenticità, ha falsificato anche la firma di Ovaletto e degli altri presentatori, oggi in odore di processo.

Resta la perplessità sull’utilizzo di questa intercettazione, mai come in questa circostanza utili a chi è titolare dell’azione penale a fornire spunti investigativi attraverso i quali si sarebbe potuto e dovuto giungere ad una completa ricostruzione dei fatti accaduti.

Perché avendo l’intercettazione di un Ovaletto che dice che lui la firma non l’ha messa, che l’avrebbe messa Franco Agrippa, un inquirente lo chiama e magari bluffando all’inizio dell’interrogatorio, riponendo sotto la scrivania il testo dell’intercettazione stessa, gli pone una domanda precisa su questo argomento.

A quel punto, in caso di reticenza, oplà, mo ti faccio vedere quello che hai detto al telefono. Ora dici la verità altrimenti becchi anche il favoreggiamento.

La verità che Ovaletto poteva esprimere davanti agli inquirenti non doveva portare necessariamente a inquisire altre persone, a vagliare con occhi diversi le posizioni del citato Agrippa e dell’avvocato Gabriele Amodio, oggi assessore al Bilancio, che in un’altra intercettazione viene indicato da Alberto Tartaglione quale co-protagonista dell’operazione della lista insieme ad Agrippa.

Si sarebbe potuti arrivare lo stesso al non coinvolgimento di queste altre persone. Ma ci si sarebbe arrivati, eventualmente, o eventualmente no, dopo aver fornito alle indagini una linea di azione dentro alla quale fosse presente un solo obiettivo: l’accertamento della verità a 360 gradi.

Domani un’altra puntata importante, relativa all’intercettazione, a nostro avviso ugualmente illuminante sul fatto che non tutte le persone implicate in questa storia sono state individuate nell’esplicazione dell’azione penale, tra due impiegate del Comune, anche loro anelli deboli, debolissimi, di questa trama e dunque anche loro in odore di processo.

Infine ci sarà un passaggio su Gianfranco Pisani, in relazione al fatto che le firme sarebbero esattamente quelle della lista elettorale di Paride Amoroso “Grande Sud”.