L’ITALIA DEI “TENGO FAMIGLIA”. Incredibile ma vero, la responsabile dell’Anfiteatro di S.MARIA C.V. ha nominato suo marito progettista e direttore dei lavori per una torta da 7 MILIONI DI EURO. Ministro Sangiuliano…

15 Dicembre 2022 - 13:40

Si tratta di un finanziamento “raccattato” dall’ex ministro Dario Franceschini dai fondi europei 2007-2013. Inutile riaffermare il concetto di vergogna, da applicare anche all’assoluta mancanza di trasparenza che non consente a noi e a qualsiasi cittadino di reperire nel sito del Polo Museale della Campania la documentazione relativa a questi lavori a partire dalla contabilità cioè dal modo con cui si è deciso di spendere questa cifra, in considerazione del fatto che abbiamo già incrociato un numero impressionante di assistenti, sottoassistenti, cantieristi e chi più ne ha, più ne metta

SANTA MARIA CAPUA VETERE (gianluigi guarino) – Quando iniziamo a scrivere un articolo di questo genere, dobbiamo prima di tutto modulare il nostro umore e la nostra dialettica sull’originalissima frequenza casertana, sulla modalità molto particolare, unica o quasi nel suo genere e unica nel contesto territoriale nazionale e internazionale a cui apparteniamo, che rende normali, regolari, al massimo un semplice peccato veniale, fatti, situazioni che altrove, diciamo nella maggior parte delle regioni italiane, forse non solamente quelle dal Garigliano in su, determinerebbero scandalo, innescando sicuramente un’intransigente attività di accertamento da parte delle diverse autorità, da quelle che operano, con poteri ispettivi all’interno degli organi della pubblica amministrazione, fino ad arrivare alle autorità giudiziarie, che dovrebbero vigilare, da almeno due o tre angoli visuali differenti, sul corretto uso del pubblico danaro.

Per cui, dopo aver praticato qualche minuto di auto condizionamento, di training autogeno, dopo aver respirato profondamente per ridurre il livello del nostro stress, possiamo dirvi che, magari, sarà anche avvertito come un fatto normale o non eccessivamente grave dalle nostre parti, in questo caso in provincia di Caserta, ma con un’estensione del problema anche agli organismi centrali che operano nella città di Napoli, però, secondo noi, almeno un trafiletto lo merita la notizia che i lentissimi lavori di non meglio precisati interventi di restauro e valorizzazione dell’anfiteatro romano di Santa Maria Capua Vetere sono realizzati da una struttura amministrativa che ha nel Polo Museale della Campania, diretto da Marta Ragozzino, l’organismo di committenza, che ha, poi, in Ida Gennarelli a capo dell’area archeologica sammaritana che dal Polo Museale dipende, il responsabile unico del procedimento, sostanzialmente l’artefice di tutta l’operazione, una funzionaria che, oltre ad aver assecondato con una serie di atti ufficiali tipici di un rup, ha anche seguito fin dall’inizio la chance di recuperare un finanziamento, di cui non è stata solo mera esecutrice, strumento e terminale delle procedure burocratiche, sin dal momento in cui – grazie a qualche buon ufficio – l’allora ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, andò a recuperare una linea di credito di circa 7 milioni di euro dai Fondi europei di sviluppo regionale, annualità 2007 – 2013, ma soprattutto un intervento di restauro e valorizzazione che ha nell’architetto Paolo Mascilli Migliorini, già, a sua volta, dipendente del MiBACT e oggi, a quanto ci dicono, in quiescenza, il progettista preliminare ed esecutivo e anche il direttore dei lavori.

Sapete com’è rubricato il nome dell’architetto Paolo Mascilli Migliorini nell’ufficio comunale dello Stato Civile in cui risiede? Come coniugato con la signora Ida Gennarelli.

Insomma, la moglie è alta funzionaria del Polo Museale della Campania e, come tale, è la responsabile, la coordinatrice, la direttrice dei siti archeologici di Santa Maria Capua Vetere, tra cui, naturalmente, spicca il celeberrimo anfiteatro romano; il marito, che dalla stessa amministrazione proveniva, è progettista, nonché direttore dei lavori in relazione alle attività di super coordinamento svolte da un rup che si chiama ugualmente Ida Gennarelli, moglie del progettista e direttore dei lavori.

Il neo ministro ai Beni Culturali, Gennaro Sangiuliano, per gli amici Genny, è stato circa vent’anni or sono, un’era geologica fa, il mio direttore al Roma, giornale sfasciato dalla coppia Italo Bocchino-Ugo Benedetti, dopo la morte di Pinuccio Tatarella, che lo aveva riesumato dalle sue ceneri.

Conosco, dunque, abbastanza bene Sangiuliano. Ma lo conosco come giornalista e non riesco ancora a prevedere quale sarà la ricaduta delle sue non comuni attitudini professionali in un meccanismo complicato qual è indubbiamente quello ministeriale che lui magari ha conosciuto, ma solo da osservatore esterno.

Sangiuliano non sarà un outsider, uno in grado di sorprenderci, come capitò ai tempi del governo di Enrico Letta, quello dell’Enrico, stai sereno, nel breve periodo in cui Massimo Bray, direttore dell’Enciclopedia Treccani, amico di Massimo D’Alema e Pierlugi Bersani, fu il titolare del MiBACT.

Bray riuscì a far dimenticare di essere stato indicato dalla politica, precisamente da una corrente del Partito Democratico e si dimostrò, come noi gli riconoscemmo, senza se e senza ma, una persona seria, onesta e incredibilmente, da vera e propria mosca bianca, concentrata e dedicata anima e corpo alla causa dei Beni Culturali, con Caserta sempre nella sua testa e inopinatamente anche nel suo cuore, al punto che, di fronte a quell’autentica macchietta del corno fatto piazzare dall’allora sindaco Pio Del Gaudio davanti alla Reggia, spedì ipso facto, di domenica pomeriggio, un suo direttore generale per cercare di trovare una soluzione a quel caso tanto ridicolo, quanto imbarazzante e desolante.

Gennaro Sangiuliano non si metterà in incognito alla guida di una Panda, da solo e senza accompagnatori, per piombare di sabato pomeriggio in quello sperpetuo della Reggia di Carditello, così come Bray, invece, fece, avvistato solo da un custode che ne diede notizia a CasertaCE.

Questione di carattere, di inclinazioni e di una forma mentis diverse.

Sangiuliano, oltre ad essere un ottimo giornalista, in grado di costruire un curriculum di prim’ordine, oltre ad essere un uomo di cultura, uno storico del ventesimo secolo, è anche un abilissimo stratega, uno che conosce da sempre e come pochi le stanze del potere nelle diverse articolazioni in cui questo si manifesta, al centro e in periferia.

Il punto di discrimine è il seguente: Sangiuliano ha costruito una bellissima carriera professionale che lo ha portato ad essere anche vicedirettore del Tg1 e poi direttore del Tg2, rendendo osmotiche l’attitudine e le capacità di cui abbiamo appena scritto con le sue legittime ambizioni personali.

Da ministro dei Beni Culturali questo non basterà. Il sistema delle strutture periferiche dell’Italia meridionale – che, peraltro, Sangiuliano conosce bene da napoletano doc – è marcio fino al midollo. Non è, al riguardo, un esercizio azzardato di una comoda retorica demagogica costituire un collegamento o quantomeno un rapporto funzionale di tipo indiretto, evocativo, tra l’arresto del sovrintendente ai Beni culturali e architettonici di Caserta e Benevento, Mario Pagano, per una volgarissima storia di tesori dell’archeologia trafugati e conservati nella sua abitazione, divenuta un vero e proprio deposito di un tombarolo, pronti, evidentemente, ad essere immessi nel lucrosissimo commercio clandestino, e questa faccenda di Gennarelli e suo marito, sui quali, in passato, già si era discusso intorno ad alcune commistioni che, in quel caso, non apparivano però tanto evidenti, pur lasciando a chi se ne occupava un retrogusto non certo profumato.

Un fatto, quello di Pagano, dunque, tira l’altro cioè il caso Gennarelli e di suo marito.

Peraltro, nel momento in cui abbiamo tentato di apprendere da un organismo dello Stato che dipende direttamente dal ministero dei Beni Culturali, le dovute informazioni, nel momento in cui abbiamo provato ad acquisire, in nome della trasparenza degli atti amministrativi, la documentazione di questa procedura, in modo da capire a che punto stiano i lavori, in modo da poter studiare i contenuti del progetto preliminare e in cosa questo differisce (se differisce) dal progetto esecutivo, così da capire come è stata ripartita questa valanga di soldi di derivazione pubblica, abbiamo trovato solamente il deserto.

Invitiamo il neo ministro dei Beni Culturali, Gennaro Sangiuliano, ad entrare nella sezione Trasparenza del portale del Polo Museale campano.

Glielo vogliamo dire alla napoletana: “Genny, vedi se sei cazzo tu di trovare gli atti di aggiudicazione delle gare, degli incarichi di questa gara, ma anche di altre, quei documenti che servono a rendere legittima una sezione Trasparenza, un albo pretorio, che, tra l’altro, pare sia totalmente assente o, addirittura, latitante“.

Se dovessimo valutare tutto ciò con gli strumenti di una normalità che proviene dal riconoscimento dei fondamenti della nostra democrazia, del nostro Stato di diritto, con quelli della pulizia morale, della necessità ineludibile di rendere credibili gli organi della pubblica amministrazione e dunque lo Stato, dovremmo scrivere e ragionare a lungo, cavalcando la categoria dell’indecenza.

Ma è mai possibile che un’alta funzionaria di un Ministero, la quale dirige, come tale, dunque in nome e per conto del ministro pro tempore, custodisce ed esercita esclusiva potestà sui tesori archeologici della Vecchia Capua, a partire dall’Anfiteatro, strutturi, dopo averla evidentemente propiziata, una procedura con la quale la prima porzione dei 7 milioni di euro di finanziamento finiscono nel tinello o nella camera nuziale di casa sua?

Ciò in considerazione del fatto che la funzione di rup non si esercita gratis e men che meno sono gratuite le posizioni di progettista, anzi, di coordinatore dei progettisti (come vedremo nei prossimi giorni, qui l’elenco è lungo) e di direttore lavori, ricoperte da suo marito. Neanche, al limite, già da cugino alla lontana, un nipote di terzo grado, secondo o anche diretto, che sarebbe uno schifo lo stesso, ma da suo marito.

Abbiamo già fin troppo approfittato dell’antico rapporto che ci lega al ministro Sangiuliano per poterlo ulteriormente disturbare con la classica menata demagogica e populista, con quella roba da Rugantino, con quel è tutto un magna magna di fronte a cui le sue educatissime orecchie di notabile galantuomo liberale verrebbero potentemente danneggiate.

Ma, allora, ministro, troviamo un’altra frase più leggiadra che però renda l’idea. La trovi lei, la scovi nel suo bagaglio di conoscenze enciclopediche una frase politically correct, perché noi, in tutta onestà, non la riusciamo ad individuare.