L’omicidio della segretaria. L’insegnante casertana minaccia in chat la criminologa: “Non fare la finta tonta, str…a”

10 Novembre 2021 - 09:00

CASERTA – Un mese di messaggi scritti e anche vocali. Minacce, non sempre velate, quando ancora il caso della morte di Nada Cella non era ancora stato riaperto. Per 30 giorni la criminologa Antonella Pesce Delfino, grazie alla cui tenacia la procura di Genova sta forse per trovare una svolta, e’ stata contatta da Annalucia Cecere, l’ex insegnante casertana indagata adesso per l’omicidio della segretaria avvenuto il 6 maggio 1996. Le telefonate e gli audio, che risalgono al luglio 2019, sono ora al vaglio della pm Gabriella Dotto che, insieme al procuratore Francesco Pinto, coordina l’indagine della squadra mobile guidata dal primo dirigente Stefano Signoretti. La criminologa si era presentata in casa della donna fingendosi interessata ai problemi legati al mondo della scuola. Ma quando la conversazione era andata a finire sulla sua vita precedente a Chiavari, Cecere si era irrigidita e da quel momento erano partite le intimidazioni.

“Perche’ sei venuta qua ad assicurarti che io avessi solo un cane. Non ho solo quello, ne ho anche un altro che se ti ripresenti qua ti spappola viva hai capito?”. E, ancora: “Senti, non fare la finta tonta eh… hai capito con me… Ora faccio riaprire il caso, stai tranquilla… anzi ho saputo adesso da Chiavari… parlato ora con la polizia di Chiavari che forse e’ stato gia’ riaperto il caso, sta tranquilla… ti ci trascino per i capelli, eh? Poi ti faccio fare le domandine, indovina indovinello.. quale zoccola e’ venuta a casa mia?” “Ma dai non fare la finta tonta stronza… ma come facevi a sapere che uscivo con (…) e di tutti i c… miei e con quello bassino con (…) . Come facevi a saperlo? Hai paura, eh? adesso son qua, non ti preoccupare”. Intanto la mamma di Nada, Silvana Smaniotto assistita dall’avvocata Sabrina Franzone, ha lanciato un appello.

“Ho scoperto recentemente la storia delle telefonate anonime che parlavano di una certa Anna. Non so perche’ questo aspetto non sia stato approfondito, ma voglio fare un appello a chi fece quelle telefonate, si palesi perche’ io non voglio un assassino qualunque, voglio il vero assassino”. Nelle scorse settimane gli investigatori hanno perquisito la casa della Cecere a Boves. Gli inquirenti hanno ritrovato e sequestrato un motorino che la donna aveva usato a Chiavari 25 anni fa e che adesso la scientifica sottoporra’ all’esame del luminol. Una testimone, nei giorni successivi al delitto, aveva raccontato di aver visto, proprio la mattina della morte di Nada, la Cecere sotto lo studio di Soracco mentre andava via sul suo motorino. Oltre a Cecere, difesa dall’avvocato Giovanni Roffo, sono indagati il commercialista Marco Soracco e l’anziana madre di questi. I due, difesi dall’avvocato Andrea Vernazza, sono accusati di false dichiarazioni al pm per avere mentito sui reali rapporti tra il professionista e l’ex insegnante. A fare riaprire il caso e’ stata la determinazione della criminologa che ha riletto gli atti della vecchia indagine scoprendo particolari sottovalutati ed errori macroscopici nelle indagini iniziali. Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione anche alcuni bottoni trovati all’epoca in casa dell’indagata uguali a uno trovato sotto il corpo della segretaria.