L’orribile morte della giovane Romina Del Gaudio. Un delitto senza assassino, ma dopo 14 anni si riapre la partita delle indagini con un nuovo…
13 Agosto 2018 - 21:13
AVERSA (T.P.) – Colpo di scena delitto Romina Del Gaudio. La difesa, il team investigativo dell’avvocato Francesco Stefani, nuovo legale di Ciro Gallo, zio della ragazza trovata morta 14 anni fa, il 20 luglio 2004, nelle campagne di Carditello a San Tammaro dopo aver visionato, proprio la scorsa settimana, il corposo fascicolo del pm Giuliano Caputo della procura di Santa Maria Capua Vetere, ci vuole vedere chiaro ed ha affidato un incarico alla genetista, dottoressa Baldi, che chiederà di essere autorizzata a svolgere nuovi esami sui reperti sequestrati dopo il ritrovamento del corpo della ragazza. Continua l’indagine per trovare la soluzione a questo giallo. Uno dei pochi omicidi rimasti irrisolti questa provincia. Romina Del Gaudio avrebbe compiuto 34 anni, se non fosse stata uccisa con due colpi di pistola calibro 22 nel tentativo di sfuggire ad una violenza sessuale. Prima, lo scorso giugno, la rivelazione in una lettera, il numero di targa attribuito all’auto nella quale sarebbe stata attirata Romina poche ore prima di sparire. Ora, altre novità che lasciano ben sperare. Il numero di targa infatti è risultato corrispondere a quello di un cittadino aversano all’epoca padre di due figli dell’età dell’uomo della lettera. Al vaglio del team nominato dalla famiglia – al quale collaborano l’investigatore Giacomo Morandi e la criminologa Luisa D’Aniello, che sta stilando un’autopsia psicologica della vittima – vi sono anche le risultanze delle indagini svolte in questi anni dalla Procura di Santa Maria. In più, ora per la difesa, dopo aver visionato le carte, ha potuto valutare che ci sono davvero delle piste importanti che porterebbero alla svolta del caso. Piste che in passato erano passate in secondo piano. Dagli esami, con attrezzature più moderne, sugli indumenti ritrovati e di altri oggetti si potrebbe attraverso tracce del Dna scoprire il nome del colpevole. Romina Del Gaudio aveva 20 anni quando fu uccisa con due colpi di pistola uno alla testa e un altro alla gola. Quando trovarono il cadavere in decomposizione nel boschetto della Reggia di Carditello furono necessari gli esami del Dna per poter accertare che fosse lei. Era di via Camaldolilli al Vomero e il 4 giugno del 2004 salutò la madre Grazia
Sviluppi delle indagini e le rivelazioni dei pentiti – Per più tre volte la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiesto l’archiviazione, ma per tre volte il gip ha rigettato ordinando nuovi esami. I primi di ottobre il pm Giuliano Caputo ha depositato altre 49 pagine per chiedere che per il caso di Romina non si debba più procedere, per la quarta volta. Ma per quattro volte l’ufficio gip ha rispedito al mittente la richiesta indicando nuove indagini. Anche stavolta, il capo dei gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ora presidente del palazzo, Gabriella Casella, aveva compilato una lunga lista di nuove piste perchè non voleva archiviare.
Ha imposto ai Ris di Roma di tornare in laboratorio ed eseguire nuove analisi sugli abiti di Romina trovati nel boschetto. Ha trasferito il fascicolo dai carabinieri di Aversa a quelli di Caserta e ha voluto leggere le dichiarazioni di Riccardo Di Grazia, ex affiliato al clan dei Casalesi, e di un altro fedelissimo, Vincenzo D’Aniello, che tiravano in ballo un uomo: Ferdinando Schiavo. D’Aniello, il 19 novembre del 2013, aveva spiegato: «Il pomeriggio del delitto Schiavo era in auto e mi disse di portarla a lavare: aveva i pneumatici pieni di fango. Più volte si è preoccupato della pulizia del lato passeggero, soffermandosi sul tappetino e sotto la poltrona».
Di Grazia era stato più vago, ma de relato aveva raccontato di una frequentazione di Schiavo con Romina Del Gaudio. «Dopo il ritrovamento del cadavere, Giovanni Fondino avrebbe commentato l’episodio dicendogli: “Hanno trovato morta la ragazza che usciva con quel fulminato di Ferdinando”»…Prima di essere indagato Schiavo erano finiti inscritti nel registro Luciano Agnino, l’ex fidanzato rigettato da Romina l’amico Fabio Fiore, Carlo Porceddu e Alessandro Palumbo. Tutti liberati dall’indagine.
Il padre di Romina irreperibile in Germania
La prima indagine che si fece su questo omicidio portò direttamente in Germania dove vive il padre di Romina, sembra che si occupi di vendite di auto, che dopo essere venuto qui per il funerale della figlia è diventato irreperibile. Si indagò su di lui perché sembra che avesse avuto rapporti con il clan dei Casalesi. Si pensò ad una vendetta trasversale anche perché doveva testimoniare in un processo. Chissà se la difesa non voglia cominciare proprio da qui. Per continuare le indagini è stato necessario il consenso dello zio Ciro, fratello della defunta madre di Romina. altrimenti il caso sarebbe dimenticato da tutti.