MARCIANISE. Annaaamo bene! Parere fru fru della segretaria comunale. La verità è Velardi sfugge al confronto sullo scandalo Tutor

18 Febbraio 2021 - 21:00

MARCIANISE (gianluigi guarino) – Maria Antonietta Iacobellis, dall’amena e tranquilla Arpaia, è stata catapultata nella complicatissima realtà di Marcianise.

Le catapulte ti danno un’emozione quando ti librano nel blu però sono anche pericolose perché cadendo ci si può far male magari battendo la testa.

Risposta di Maria Antonietta Iacobellis, segretario generale del Comune di Marcianise, alla richiesta di inserire all’ordine del giorno del consiglio comunale una mozione sulla controversa e per molti tratti oscura vicenda del TUTOR cioè il dispositivo attraverso il quale il segmento stradale che va dal centro commerciale al Velodromo si è trasformato in una roba che al confronto Brenno e la sua spada rappresenterebbero degli onestissimi strumenti di equità fiscale e tributaria.

Guai ai vinti, esclamò Brenno! ma nel nostro caso i vinti sono tutti quei fessi che hanno pagato senza batter ciglio le multe arrivate a casa per presunte violazioni dei limiti di velocità magari associandoci anche l’ulteriore aggravio di una contravvenzione aggiuntiva per mancata o ritardata esibizione della patente di guida chiesta dopo la notifica della prima contravvenzione, allo scopo di operare la riduzione dei punti.

Scrive la dr.ssa Iacobellis ai consiglieri comunali della minoranza in merito alla procedura riguardante la loro mozione: il segretario riferisce dell’assoluta incompetenza del Consiglio Comunale a deliberare sul punto. Le materie di competenza dello stesso sono tipizzate, limitatamente, dall’art. 42, secondo comma, del TUEL. La competenza, nella fattispecie, è esclusivamente dell’esecutivo. Per meglio dire, per come è stata presentata la mozione è inammissibile perché assume i caratteri di un atto amministrativo incompatibile con i lavori del cc” – conclude la segretaria -.

La censura della Iacobellis riguarda una mozione il cui fatto essenziale è così declinato:

“si impegna il sindaco e la giunta a:

  1. revocare tutti gli atti di Giunta che autorizzano gli uffici a procedere all’appalto per la gestione del tutor sulla strada provinciale SP335;
  2. di revocare e/o sospendere tutti gli atti amministrativi consequenziali alla riattivazione del predetto Sistema di rilevamento della velocità;
  3. sospendere l’emissione di atti di notifica di violazione del codice della strada da parte del Comune di Marcianise che ancora aggi vengono recapitati ai cittadini;

e nel contempo

  1. di valutare l’opportunità, ai sensi dell’art. 16 dello Statuto del Comune di Marcianise, di costituire una Commissione consiliare speciale anche con compiti d’indagine sulle questioni qui evidenziate composta da n.6 consiglieri, di cui tre in rappresentanza della maggioranza e tre in rappresentanza della minoranza consiliare. La pariteticità dell’organismo consentirebbe alla Commissione di svolgere il proprio lavoro scevra da condizionamenti di parte e nell’esclusivo interesse della Città e dei suoi cittadini;
  2. di acquisire il parere del segretario comunale in qualità di responsabile dell’anticorruzione”.

E torniamo ora alla questione della catapulta. Noi, in tanti anni di lavoro, ne abbiamo viste e raccontate di tutti i colori. Ma qui, in provincia di Caserta, non c’è limite al peggio. Perché questo parere della segretaria Iacobellis va commentato dopo aver effettuato due minuti di meditazione ZEN.

Ma cosa c’azzecca il secondo comma dell’art. 42 del TUEL che stabilisce la potestà deliberativa di tipo esecutivo del Consiglio comunale su una serie di materie e di questioni con quello che è un solenne diritto attinente al tessuto connettivo di ogni consigliere comunale della democrazia rappresentativa?

Quella catapulta evidentemente deve aver tramortito l’ottima segretaria Iacobellis nel suo sorvolo tra Arpaia e Marcianise.  Tramortita al punto da aver chiuso la partita con il testo Unico sugli Enti Locali in men che non si dica. Per la Iacobellis il TUEL ha solo 42 articoli e non 275. D’altronde sarebbe bastato ritardare la caduta dalla catapulta di un solo secondo per arrivare, non dico all’articolo 275, non all’articolo 200, al 150, ma quanto meno all’art.43, cioè a quello successivo, che dà corpo allo stravagante parere. E allora, stante lo sbandamento, la confusione generati dalla caduta svolgiamo noi un’azione di supplenza. Si intitola I DIRITTI DEI CONSIGLIERI e così recita: “I consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di iniziativa su ogni questione sottoposta alla deliberazione del consiglio. Hanno inoltre il diritto di chiedere la convocazione del consiglio secondo le modalità dettate dall’art. 39, comma 2, e di presentare interrogazioni e mozioni”.

Non esiste dunque la facoltà di valutare nel merito la mozione, allo scopo di qualificarla. Se questa si chiama mozione ci sarà anche un perché. Una mozione non delibera esecutivamente come capita per le materie elencate nel comma 2 dell’art. 42.

Una mozione non vincola il Sindaco o la Giunta ma li impegna, nel senso di esortazione, non certo di imposizione ad affrontare una materia che non è di competenza del consiglio comunale ma su cui ogni suo componente può aprire un fronte dialettico di tipo istituzionale utilizzando gli strumenti dell’interrogazione oppure della mozione.

Altri tre minuti di auto rilassamento ZEN che ci vediamo costretti a citare per la seconda volta, di fronte alla seguente affermazione formulata dalla Iacobellis:_“la mozione è inammissibile perché assume i caratteri di un atto amministrativo incompatibile con i lavori del cc”. E qui siamo al di là e al di sopra del pronunciamento della Corte di Cassazione. Questa è giurisprudenza caudina che stravolge completamente il diritto amministrativo relativo agli ordinamenti.

Ma noi che siamo ignoranti, perseveriamo nell’errore e ribadiamo che se un documento si chiama mozione non può essere per definizione un documento di amministrazione attiva come non può esserlo un’interrogazione o un’interpellanza.

La mozione è l’unico strumento che la legge mette a disposizione dei consiglieri comunali per partecipare, attraverso una forma di indirizzo non vincolante (HA CAPITO SEGRETARIA?) a un processo esecutivo di competenza di altri organi. La mozione esiste proprio per consentire ai consiglieri di entrare dentro alla dialettica delle materie che non appartengono alla loro potestà deliberativa che riguarda le deliberazioni di amministrazione attiva esercitata dal consiglio.

Esiste per questo e non per altro. E infatti, proprio lo stesso articolo 42, nel comma 1 che la segretaria comunale non cita nel suo parere, è sancito che il “consiglio è l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo”.

Un consiglio comunale nell’ordinamento italiano, prima dell’intervento giurisprudenziale della Iacobellis, era questo, cioè un organo di indirizzo e di controllo, e solo successivamente era anche un organo di deliberazione esecutiva sulle poche e ben definite materie elencate dal comma 2.

Scusi segretaria comunale, ci spiega come deve fare il consiglio comunale per esercitare pienamente i poteri di indirizzo e di controllo?

Un’ultima cosa, mentre vi annunciamo che torneremo sicuramente nei prossimi giorni sulla questione: l’istituto della inammissibilità della mozione esiste ma non può esser esercitato da un segretario comunale. Anche il parere “più scrauso” del Ministero degli Interni dirà che l’inammissibilità di una mozione potrà essere sancita solo da un voto del plenum del consiglio comunale naturalmente a conclusione di un democratico dibattito  che il Presidente dell’Assise potrà, se proprio  vorrà essere partigiano, tenere all’interno del perimetro ristretto e specifico dell’ammissibilità o dell’inammissibilità bloccando eventualmente digressioni sul contenuto e sul merito. Ma più di questo, segretaria, non è possibile fare quando, nei termini legge, una mozione viene presentata dai rappresentanti del popolo, visto che il popolo, con rispetto parlando per la tua persona, è proprio un pelino più importante e incidente di una pur brava dirigente dello Stato che la sua autorità la esercita per effetto di un concorso e non perché è stata scelta dai cittadini-elettori. Ecco perché dobbiamo prendercela con la catapulta. Se al contrario non è stata la catapulta a provocare l’emissione di un parere così confezionato, vuol dire che il fatto è molto più serio e andrà definito in maniera tombale: il sindaco Antonello Velardi e la sua  Giunta non vogliono che il consiglio comunale discuta della oscura vicenda del TUTOR rispetto alla quale ci sono in ballo tantissimi quattrini.

La chiusa è quella che a noi piace molto declinare: se uno non ha nulla da nascondere non ha certo da temere che la democrazia faccia completamente il suo corso.