MARCIANISE Approvazione del Puc. Già preparate denunce alla magistratura se i consiglieri comunali incompatibili, fuori dalle approvazioni a pezzi, parteciperanno a quella finale sul Piano intero. Tremano i militari Pratillo, Lampitelli e Salzillo

25 Giugno 2022 - 16:26

Sappiamo bene che le tante imposture di questa Italia, ma soprattutto di questo Sud, di questa Campania e di questa ormai sventurata città di Marcianise, godono di una praticabilità frutto del vuoto normativo e del vuoto giurisprudenziale. Ma questa sarebbe l’occasione buona per rimediare.

 

 

MARCIANISE (g.g.) Pare che la convocazione del consiglio comunale per l’approvazione del nuovo Puc sia imminente. Ovviamente, quando l’imminenza è associata ai mesi estivi, comprende anche i primissimi della sessione autunnale, cioè settembre o ottobre. Ci manteniamo prudenti, perché non sappiamo se il sindaco Antonello Velardi voglia affrontare questa importante fase della vita politico-amministrativa della città già a luglio, o se intenda utilizzare il mese di settembre per chiudere la partita con il Puc.

Che, però, siamo vicini alla convocazione è dimostrato dall’attività di alcuni consiglieri comunali, soprattutto di quelli che operano dentro a corpi militari e che nutrono fondate e comprensibili preoccupazioni sulle modalità, oramai date per scontate nelle stanze del Comune di Marcianise, che si fonderanno sulla cosiddetta “approvazione a pezzi” del Puc. In pratica, Velardi proverà a gestire i numeri, che restano pericolanti, del consiglio comunale, suddividendo, frammentando la planimetria del nuovo Piano urbanistico comunale in funzione delle incompatibilità (clikka e leggi).

Il che fa presagire la costituzione di veri e propri mostriciattoli formati da aree ricadenti nel perimetro del Comune, totalmente disomogenee tra di loro, magari distanti diversi chilometri, ma che, come se stessimo ad un tavolo di un gioco di Natale, tipo Mercante in fiera o Monopoli, devono avere l’unico requisito di non condensare un numero di incompatibilità dei consiglieri comunali di maggioranza tale da metterne in pericolo l’approvazione.

Alla fine del gioco del mostriciattolo, il Puc, nella sua interezza e nella omogeneità, dovrà comunque tornare in consiglio comunale per l’approvazione definitiva e poi, a meno che le leggi non siano cambiate, in seconda lettura per deliberarne la esecutività.

E già questa cosa renderebbe, su un piano logico, complicatamente decifrabile il motivo per cui si percorre la strada delle approvazioni a macchia di leopardo se poi occorrono comunque i numeri per dare il via libera definitivo all’intero Puc.

Questa domanda è provvista di una qualità sempre molto importante: è logica. Una qualità, però, tutt’altro che decisiva a Marcianise. Siccome le norme, infatti, ma soprattutto le prassi attuate in Italia e nei Comuni del Sud in particolare, sono attivamente finalizzate ad aggirare la legge attraverso degli espedienti, resi possibili dai vuoti normativi e, nel caso che stiamo trattando, dai vuoti giurisprudenziali, ecco che, allora, il motivo di questa manovra, di questo tuortuosissimo percorso si trova dentro alla ragione appena esposta.

Come dire: è illogico, anzi ai limiti dell’assurdo, ma siccome lo hanno fatto già altrove, lo facciamo anche noi. In poche parole, quei consiglieri comunali esclusi da una o più delle approvazioni a pezzi del Puc, a causa di un’incompatibilità legata ad interessi reali propri oppure di loro parenti o affini fino al quinto grado, andrebbero a partecipare alla votazione per il Puc intero, come se quella votazione non riguardasse anche le aree in cui si incardinano interessi di parenti e congiunti rispetto ai quali ci si è assentati in sede di approvazione parziale.

Un’assurdità, per l’appunto, dato che il voto sul Puc intero riguarda tutte le aree. Per cui, il consigliere comunale che si è astenuto nella votazione del quadrante territoriale della sua incompatibilità, andrebbe a votare, nel momento in cui va a partecipare attivamente alla seduta del consiglio comunale dedicata al via libera all’intero Puc, stavolta anche per quel quadrante territoriale. E se il Puc nella votazione finale del consiglio non dovesse passare o magari passasse per un voto o due di scarto, quel pezzo di terra di proprietà del suo congiunto o del suo affine, rimarrebbe quello che è stato fino ad oggi con il Piano regolatore generale vigente oppure sarebbe ridefinito, riqualificato nella sua destinazione d’uso solo e solamente grazie al voto decisivo del consigliere comunale che su quel terreno ha interessi propri o familiari.

Insomma, il voto del consigliere comunale incompatibile sul Puc intero è indiscutibilmente, assolutamente dirimente anche per le sorti del terreno dell’area dove insistono gli interessi della sua famiglia.

Lo capirebbe anche un bambino di un anno e forse lo capirebbe anche un giudice, se qualcuno vi adisse con un esposto, con un ricorso ben scritto, ben argomentato e ben documentato. Facciamo fatica, infatti, a immaginare un argomento in conseguenza del quale il giudice naturale, sia esso del diritto pubblico amministrativo o del diritto privato e civile, possa affermare che l’astensione di un incompatibile in una delle votazioni a pezzi del Puc rappresenti un modo per eliminare il problema dell’incompatibilità nel momento in cui questo riguarda la votazione definitiva sul Puc intero. A nostro avviso, una boiata pazzesca perché permettere ai consiglieri incompatibili di votare l’intero Puc significa riconoscergli la possibilità di incidere – e qualcuno provi a confutare questa nostra tesi – sul destino di un’area che gli appartiene direttamente o appartiene alla propria famiglia. Ciò per i motivi appena illustrati.

Allora, il giovane sottufficiale dell’Esercito Giovanni Pratillo, il sottufficiale della Guardia di finanza Francesco Lampitelli e l’altro sottufficiale delle fiamme gialle Nicola Salzillo si preoccupano, ripetiamo fondatamente, nel momento in cui sono chiamati a partecipare a questa operazione inquietante che non può essere considerata valida solo perché l’hanno fatta altri Comuni. Perché se fosse così, la sola circostanza che gli autori di  una rapina a mano armata non siano stati catturati e, dunque, la magistratura, la giustizia non abbiano potuto esprimersi sul loro agire, andrebbe a liberalizzare le rapine a mano armata almeno fino a quando gli autori di quella rimasta impunita non fossero catturati e sottoposti a processo.

Avendo ragionato un attimo anche con alcuni avvocati amministrativisti e con qualche esponente dell’opposizione, vi possiamo già annunciare, vi possiamo già dare per certo che se il Puc di Marcianise passerà con queste modalità, se al voto per la sua approvazione definitiva, cioè quella relativa al documento intero, parteciperanno anche consiglieri che invece si sono assentati per incompatibilità in occasione dei voti parziali, selettivi, fioccheranno denunce, inoltrate anche alla magistratura inquirente, e forse pure il Tar prima ed, eventualmente, il Consiglio di Stato poi, saranno investiti del loro dovere di far nascere giurisprudenza, in modo da eliminare quello che, ripetiamo, è solamente un espediente per aggirare la legge equa e giusta delle incompatibilità. E allora, è chiaro che i consiglieri di maggioranza, quelli che dovrebbero poi realizzare il “lavoro sporco”, si preoccupino, avendo ben donde di farlo.

Questa è l’ennesima storiaccia in corso al Comune di Marcianise, su cui ritorneremo nei prossimi giorni e che ci fornisce anche lo spunto per commentare, sempre di qui a qualche giorno, un altro buffo, stralunato e lunare post pubblicato stamattina in Facebook dal sindaco Antonello Velardi.