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MARCIANISE. Disastro multe tutor. Il Comune dovrà dare alla Provincia la metà dell’incassato

25 Gennaio 2021 - 17:35

MARCIANISE – Chissà quanto spende al mese il Comune di Marcianise e quanto spende l’amministrazione provinciale di Caserta per stipendiare lautamente i loro dirigenti e i loro funzionari. Chissà.
Il livello di improduttività del cosiddetto pubblico impiego rappresenta la palla al piede dell’Italia, non ne parliamo proprio poi del suo comparto collocato a sud del Garigliano.
Dal 2010 il Codice della Strada è stato sottoposto ad una ulteriore integrazione , che si aggiunge a quelle già intervenute a partire dal 1992, cioè a partire dal momento in cui, il 30 aprile 1992 (eravamo nella fase immediatamente post elettorale e dentro alla bufera di Tangentopoli, con Giulio Andreotti in carica alla Presidenza del Consiglio in attesa di fare staffetta con Bettino Craxi, che a Palazzo Chigi non tornò mai, travolto dal tornado di Tonino Di Pietro, come Andreotti non andò al Quirinale, travolto dall’attentato a Giovanni Falcone).
Qualche mese dopo sarebbe arrivato Giuliano Amato, ma il 30 aprile c’era sicuramente Andreotti.
Nel 2010 l’originario art.142 del Codice della Strada è stato integrato dall’articolo 142 comma 6 bis : non è che ci voglia un rapdomante per venirne a conoscenza. Basta scrivere sul motore di ricerca: “multe autovelox gettito”.
Attività tutt’altro che oziosa, visto e considerato che i Comuni e le amministrazioni provinciali incazzano o potrebbero incassare grandi quattrini multando gli automobilisti che violano ad esempio i limiti di velocità.
E invece, almeno per quanto riguarda il Comune di Marcianise e l’amministrazione provinciale di Caserta, rappresenta un dato di fatto la non conoscenza dei contenuti del comma 12 bis dell’articolo 142.
Riteniamo di aver creato la giusta curiosità sul testo del medesimo. E allora, ve lo offriamo:
“12-bis. I proventi delle sanzioni derivanti dall’accertamento delle violazioni dei limiti massimi di velocità stabiliti dal presente articolo, attraverso l’impiego di apparecchi o di sistemi di rilevamento della velocità ovvero attraverso l’utilizzazione di dispositivi o di mezzi tecnici di controllo a distanza delle violazioni ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2002, n. 168, e successive modificazioni, sono attribuiti, in misura pari al 50 per cento ciascuno, all’ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l’accertamento o agli enti che esercitano le relative funzioni ai sensi dell’articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 1974, n. 381 (regione Trentino – Alto Adige, ndr), e all’ente da cui dipende l’organo accertatore, alle condizioni e nei limiti di cui ai commi 12-ter e 12-quater. Le disposizioni di cui al periodo precedente non si applicano alle strade in concessione. Gli enti di cui al presente comma diversi dallo Stato utilizzano la quota dei proventi ad essi destinati nella regione nella quale sono stati effettuati gli accertamenti.

Come si può comprendere dal testo dell’articolo, questo rappresenta l’epilogo di un cammino legislativo fatto di diversi interventi relativi alla materia delle multe, soprattutto di quelle applicate con i nuovi sistemi di rilevazione elettronica della velocità.
Dunque non si tratta di una postilla, di un codicillo segreto e introvabile.
Cavolo, a chi vanno i soldi delle multe comminate per gli autovelox e per i tutor mica è una questioncina secondaria, a portata solo degli espertissimi o degli addettissimi ai lavori?
E invece…
Consultando i documenti di bilancio del Comune di Marcianise, si apprende che nell’anno 2019, cioè prima che il commissario prefettizio Michele Lastella lo abolisse, perché patentemente irregolare, il sistema tutor, posizionato per volere della prima amministrazione di Antonello Velardi, lungo la strada provinciale 335, in pratica tra l’area dei centri commerciali e il velodromo, ha dato alle casse del Comune 5.083.099,51 euro.
Aggiungiamo noi su accertamenti pari a una cifra pazzesca attorno ai 19 milioni di euro.
Avete letto bene. Il Comune aveva stabilito dei limiti di velocità violati da decine di migliaia di automobilisti.
Una percentuale spropositata, al punto da far dubitare, e i dubbi si sono rivelati tutti fondati, della legittimità dell’intera operazione.
Sempre dal consuntivo apprendiamo che il Comune di Marcianise ha speso ben 4.159.541,35 euro in un anno.
“Alla faccia del bicarbonato di sodio!”, avrebbe detto Totò. A quanto ci risulta più di 2 milioni, mica bruscolini, sono finiti nelle casse dell’azienda che ha installato i dispositivi, l’unica ad aver fatto realmente i quattrini in questa storia.
Sulla carta, o meglio nel consuntivo, risulta conseguentemente la cifra di 923.558,16 euro quale margine di profitto, di utile per il Comune.
Ovviamente Velardi si è guardato bene dal dimostrare, una volta, di conoscere una norma.
Se rileggete l’articolo ,,,,, vi renderete conto che il sistema 50/50, ovvero 50 per cento ciascuno, all’ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l’accertamento o agli enti che esercitano le relative funzioni ai sensi dell’articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 1974, n. 381, e all’ente da cui dipende l’organo accertatore, viene applicato sui proventi delle sanzioni, cioè sulla cifra incassata da chi gestisce i dispositivi, in questo caso il Comune di Marcianise.
Per cui, nelle casse di questo non devono essere conteggiati 5.083.099,51 euro, bensì 2.541.549, 76 euro, perché altrettanti, ai sensi dell’articolo 142, comma 12 bis, devono essere rimessi all’ente proprietario di quella strada, cioè all’amministrazione provinciale.
Risultato finale. Il Comune di Marcianise chiude l’operazione dei tutor, fortunatamente sotterrata dal commissario prefettizio, con un passivo di 1.617.991,60 euro.
Soldi che dovranno essere decurtati dai costi, magari cominciando dal sontuoso importo riconosciuto all’impresa privata che ha installato e manutenuto i citati tutor.
Però, potrebbe dire l’espertissimo (?) tecnico in economia e finanze degli enti locali, avvocato professor Gabriele Amodio, assessore al Bilancio: e che ci stanno a fare i residui attivi? Ci stanno a fare, rispondiamo noi che di finanza locale abbiamo dimostrato, nei 400-500 articoli scritto sulla materia, di non capirne nemmeno un centesimo di quanto ne capisce Amodio, a pigliare aria, a prendere in giro i cittadini, tirando a campare in attesa di compensare in altro modo o altrimenti di imboccare la strada del dissesto, dopo aver attraversato l’anticamera, parimenti prevista dal Tuel, dell’ente “strutturalmente deficitario”.
Non l’abbiamo guardato in faccia, ancora, il Bilancio di Previsione del Comune di Marcianise, ma riteniamo che nella voce dei residui attivi ci siano i 14 milioni di euro accertati ma non incassati dalle multe tutor dell’anno 2019.
Beh, vi diciamo solo una cosa. All’ufficio dei giudici di pace di S.Maria C.V. sono arrivati già 17mila ricorsi per i dispositivi posti dal Comune di Marcianise sulla strada provinciale 335.
Di questi 17mila una massa enorme è stata già chiusa con l’accoglimenti e dunque con la certificazione definitiva dell’ennesimo disastro compiuto da questo sindaco, che in questo caso ha portato beneficio solo a un’impresa privata, come meglio spiegheremo in un successivo articolo.
Per cui, quei residui attivi sono farlocchi e servono solamente, come il buon dirigente Salvatore Zinzi sa bene, a tenere virtualmente in equilibrio conti che in equilibrio sono destinati a non essere più.
Ora, se il sindaco Antonello Velardi ha qualcosa di serio da rispondere nel merito di questo articolo, bene, se invece deve elargire le solite pulcinellate, come l’ultima nella quale ha paragonato la sua situazione e le sue doglianze da vittima di non si sa che cosa a quelle di Roberto Saviano, allora da parte nostra, più che una divertente e scherzosa pernacchia, l’ennesima, non potrà ricevere.
Marcianise. Disastro multe tutor. Il Comune dovrà dare alla provincia la metà dell’incassato. Fesso chi ha pagato, perché ci sono 17mila ricorsi, tutti in accoglimento.
Stamattina dell’esistenza di una norma chiara, prevista nell’articolo 142 comma 12 bis del CDS, sono stati ufficialmente informati quegli altri sveglioni dell’amministrazione provinciale, che manco la conoscevano.