MARCIANISE. Evasione dell’Iva da 700 mila euro, la Cassazione confermava sequestro al noto imprenditore

6 Dicembre 2019 - 18:55

MARCIANISE (red.cro.) – Restano quindi sequestrate le somme di denaro, le quote di una società di capitali, un immobile adibito a civile abitazione e un terreno in provincia di Benevento, per un valore di oltre 642 mila euro, riconducibili a Michele Cibelli, titolare rappresentante della Metalli e Gioie, società per azioni che si occupa di commercio all’ingrosso di metalli non ferrosi, con sede nella zona industriale sud di Marcianise. Era il principio del marzo di quest’anno quando il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta, su delega della Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha completato le operazioni di sequestro su quote societarie su alcune proprietà di Cibelli. L’accusa riguarderebbe un profitto illecito derivante dall’evasione delle imposte, a seguito di una verifica fiscale conclusasi nel 2017. La società avrebbe contabilizzato e fatto confluire nella dichiarazione del 2014 fatture per operazioni inesistenti, con una evasione di circa 759mila euro, il tutto attraverso una società che, per la Procura, era definibile come “cartiera”, cioè utilizzata per portare avanti un’operazione fraudolenta, come può essere l’evasione dell’Iva.

Cibelli aveva promosso ricorso contro l’ordinanza del tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere, che confermava proprio il sequestro avvenuto nel mese di marzo. Sfortunatamente per l’imprenditore, la Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile.

Interessante il passaggio che i giudici mettono nero su bianco nella sentenza per quanto riguarda la società cartiera. Si legge nel dispositivo che, secondo le informazioni della Guardia di finanza di Cosenza, dati che fanno parte dell’ordinanza di sequestro, la Metalli e Preziosi spa (società ritenuta di comodo, ndr.), dichiarata fallita, negli ultimi anni, aveva avuto rapporti commerciali solo con la Metalli e Gioie spa. Inoltre, “la Metalli e Preziosi spa non aveva più operatività reale almeno dal 2013, situazione che lasciava presumere un collegamento illecito tra le due società“.