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MARCIANISE. Svolta sull’omicidio dell’amante di Mimì Belforte. Ora la figlia Gianna Filomena…

12 Dicembre 2018 - 19:37

MARCIANISE (Tina Palomba) – Questa mattina Domenico Belforte (ergastolano detenuto) e la moglie Maria Buttone (libera, oggi vive a Roma) hanno chiesto e ottenuto di celebrare dinanzi al gup del tribunale di Napoli il rito abbreviato per il noto caso di presunta lupara bianca, ovvero la scomparsa di Angela Gentile, sparita nel nulla il 28 ottobre del 1991.

Il corpo della donna non è mai stato trovato ma secondo le confessioni dei pentiti Froncillo e Caterino il cadavere “fu seppellito a Puzzaniello di Marcianise, vicino ai pilastri della strada detta ex Pontello”.

Angela fu fatta uccidere per salvare l’onore della famiglia. “Se non esci dalla mia famiglia ti faccio sparire io”: una frase che ricorderebbero anche alcune sorelle della vittima perché, come risulta dagli altri giudiziari e dall’accusa formulata ai danni di lady Belforte, questa l’avrebbe minacciata già quando aspettava la figlia, frutto della relazione extraconiugale del marito.

Angela avrebbe commesso l’errore di diventare l’amante del boss. Uno sgarro imperdonabile che andava punito con il sangue per salvare l’onore della famiglia Belforte. Ora però la verità sembra essere venuta a galla e quell’atto di inaudita violenza potrebbe trovare la sua soluzione definitiva in una sentenza esemplare.

Nella prima udienza del processo, fissata per il 1 febbraio 2019, sarà il pm della Dda Luigi

Landolfi a pronunciare la requisitoria chiedendo, al 99,99%una pena pesante per i due coniugi Mazzacane.

Angela Gentile fu avvistata per l’ultima volta il 28 ottobre del 1991. La figlia aveva tredici anni (oggi Gianna Filomena ha 40 anni e vive in Romagna) quando la mamma sparì nel nulla. Nel meccanismo pazzesco di questa vicenda e nei circuiti mentali di un senso dell’onore aberrante, pochi giorni dopo la scomparsa della madre l’adolescente di Caserta fu accolta in casa di Maria Buttone a Marcianise.

Fu adottata in modo “rocambolesco” dai Belforte e crebbe con i fratelli, i figli che suo padre aveva avuto dalla Buttone, ma di sua madre non si seppe più nulla. La Buttone accolse la bambina frutto del tradimento del marito, e accettò di allevarla, in cambio, secondo le accuse, di questo terribile omicidio che doveva rimanere per sempre nel silenzio.

I rapporti tra Maria Buttone e la Gentile sono rimasti buoni al punto che quando la moglie di Mimì Mazzacane è stata arrestata si trovava proprio a Rimini. La verità Gianna Filomena l’ha conosciuta solo con l’indagine e oggi sul conto di Maria Buttone ha cambiato idea, se è vero come è vero che, come risulta dal decreto di chiusura delle indagini, è dentro al processo come parte offesa con probabilissima costituzione di parte civile.

Diverso il punto di vista della quarantenne sul padre Mimì Belforte, che visita regolarmente in carcere e che le avrebbe detto che la sua madre naturale sarebbe stata fatta sparire per fare uno sgarro a lui.