MARCIANISE. Tanti standard, parcheggi e attrezzature nei campi di patate. Zone agricole usate per perculare i marcianisani

1 Giugno 2022 - 19:05

Dopo un primo approfondimento riguardante i carichi abitativi, oggi affrontiamo un’altra questione spinosa

MARCIANISE – Non è che per cogliere la debolezza del nuovo Puc di Marcianise occorra scomodare la memoria di grandi urbanisti del passato o di oggi.
Nel primo articolo della serie che abbiamo deciso di dedicare ai contenuti del Puc attraverso cui Marcianise avrebbe dovuto immaginare un orizzonTe di progresso per il suo futuro, incanalandolo dentro un percorso coerente, logico, che mettesse al centro la necessità di sfruttare ogni cm quadrato del territorio per il bene comune, ci siamo occupati del cosiddetto carico abitativo, dimostrando che la sciatteria, l’insipienza, la superficialità, la tensione che orienta le giornate del sindaco, di Rossano e compagnia verso le bagattelle dei piccoli interessi clientelari, hanno prodotto una condizione per la quale a Marcianise non si potranno costruire manco dieci nuove case per civile abitazione.
Come promesso a conclusione di questo primo articolo, oggi ci dedichiamo ai cosiddetti standard.
Partiamo dai fondamentali: le quantità di spazi pubblici
che devono essere destinati alla collettività o meglio agli abitanti che
vengono insediati in un determinato comparto di edilizia residenziale
e non.
Quindi si tratta di un obbligo, non di un’opzione.
La percentuale da destinare a standard urbanistici è di
18 mq pro capite suddivisi nel modo seguente:

Anche in questo caso l’elemento demografico è determinante e lo è perché un Puc persegue per definizione gli interessi della comunità.
Il problema è che la legislazione urbanistica, anche quella della legge di riforma regionale, non struttura dei vicoli certi per la localizzazione degli standard.
E allora basta aprire le tavole del Puc di Marcianise e rendersi conto di che schifezza sia stata perpetrata nella distribuzione delle aree standard.
Gli standard non sono stati correlati alle aree
urbanizzate interne al territorio comunale, ma sono stati distribuiti
lontano da ogni aggregato urbano nella fascia agricola periferica
impegnando tutta una parte di quei terreni agricoli che viceversa in
ogni piano urbanistico vengono tutelati e preservati da ogni tipo di
intervento edilizio.
Vi mettiamo a disposizione una tavola del Puc di Marcianise.
Concentratevi sulla distribuzione della consonante “S”, che sta per standard, e vi renderete conto se, in tutta questa area agricola posta a sud di via 25 maggio, sarà mai possibile realizzare degli standard, cioè verde attrezzato, una scuola ecc.
Non c’è motivo per innestarli in quella zona, lontanissima dalle aree urbanizzate in cui insistono i servizi essenziali come la sede del distretto sanitario, quella delle poste, farmacie, banche, il Comune.

Aree in cui la previsione di un parcheggio e dunque l’introduzione di uno standard a favore del bene comune avrebbe costituito un fatto assolutamente doveroso.
Si può pensare seriamente che queste zone agricole, a partire dall’appena indicata, possano essere urbanizzate?
Per farlo occorrerebbe cementificare un’intera fascia agricola.
In caso contrario che fai, un parcheggio in un campo di patate?
Ovviamente, il sindaco Velardi punta sul fatto che, tutto sommato a partire da lui, nessuno ci capisce una cippa di queste cose.
Il che gli consente di affiggere buffi manifesti come quelli attaccati negli ultimi giorni nei quali rivendica l’imminente approvazione del PUC dopo 40 anni, prendendo in giro i marcianisani e non dicendo loro che il Puc entro fine anno dovrà essere obbligatoriamente approvato da tutti i 500 e passa comunid ella Campania, pena il commissariamento.
Parlare di mistificazione rispetto ad esternazioni di questo genere significa usare un torto alla parola mistificazione.
In conclusione, il Puc di Marcianise deve sviluppare un tot di metri quadrati di standard.
In un posto normale, uno costruisce un parcheggio o asfalta una strada o arricchisce l’infrastrutturazione di un’area fondamentale o importante per l’erogazione dei servizi ai cittadini.
A Marcianise no: l’obbligo degli standard viene affrontato e risolto con un mezzuccio, un espediente, che le leggi urbanistiche non dovrebbero consentire.
Aree standard a go-go nei campi di patate, dove non verranno mai realizzate ma che, disegnate sulle planimetrie, assorbono, solo in apparenza, il requisito.
Decisamente non si tratta di un Puc socialista perché nel momento in cui non produci standard nelle zone urbanizzate, vuol dire che quegli spazi tu li vuoi mettere a disposizione della rozza aristocrazia dei palazzinari.
Professor Colombo, se un suo allievo avesse sostenuto l’esame con lei portando le tavole del Puc di Marcianise, quello uscito dalla sua matita, lei lo avrebbe bocciato.
Ma è inutile fare questi discorsi, visto e considerato che gli urbanisti campani sono disponibili ad ogni compromesso professionale in nome della parcella.