Michele Zagaria e le balle spaziali di Luigi Cassandra: il Night & Day? “Soldi miei”. Mutui agrari, lasciti paterni, plusvalenze immobiliari ed evasione fiscale. Non s’è dimostrata vera una e nemmeno per sbaglio

9 Ottobre 2022 - 13:56

Proseguiamo l’analisi testuale delle 38 pagine delle motivazioni depositate dalla Corte di Appello di Napoli, inerenti alla sentenza dello scorso 4 maggio che ha confermato le condanne di primo grado ai danni di colui che a questo punto è lecito definire, un presunto collaboratore di giustizia che fa di tutto e dice di tutto pur di salvare dalla confisca la sua “creatura” Night & Day. Le 10 società, le …zero fatture, le dichiarazioni dei redditi di pochi spiccioli a fronte di movimenti sui conti correnti di centinaia di migliaia di euro. Il tutto convince i giudici del secondo grado che i soldi che Cassandra ha investito provenivano dalle tasche (insanguinate) sd Michele Zagaria e del clan dei casalesi

TRENTOLA DUCENTA(g.g.) Non si possono certo invidiare gli avvocati difensori di Luigi Cassandra, impegnati, fino a qualche mese fa, nel processo in corte di appello, dove erano andati impugnando la sentenza di primo grado che condannava colui che a questo punto possiamo definire un presunto collaboratore di giustizia alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione per la nota vicenda del complesso turistico di Trentola Night & Day, che secondo l’accusa e secondo quella prima sentenza, pronunciata dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere era stato realizzato, almeno nelle sue parti più importanti e determinanti per l’esplicazione dell’attività commerciale, grazie ai capitali, messi a disposizione del super boss del clan dei casalesi

Michele Zagaria, da considerarsi a tutti gli effetti un socio al 50% di Luigi Cassandra e per questo motivo, anche lui, lo Zagaria, condannato in primo grado alla stessa pena detentiva.

Raramente, infatti, abbiamo avuto la possibilità di leggere degli atti giudiziari, in questo caso le motivazioni della sentenza con cui la Corte di Appello di Napoli ha confermato, lo scorso 4 maggio, il verdetto di primo grado, che ci presentassero un esercizio tanto sgangherato della pratica di chi si arrampica letteralmente sugli specchi.
Qui sotto vi pubblichiamo le 10, interessantissime pagine, relative a tutti gli accertamenti contabili, societari, amministrativi riguardanti Luigi Cassandra, ma contenenti anche le tesi, da lui esposte attraverso i propri avvocati e finalizzate a dimostrare che l’investimento per la realizzazione del Night & Day non avesse nulla a che vedere con soldi messi a sua disposizione da Michele Zagaria e quindi dal clan dei casalesi.

Ciò, non tanto per ottenere un’assoluzione riguardo alla pena detentiva, quella sarebbe stata in una sorta di ribaltamento della gerarchia delle pene inflitte in un processo, quanto per ottenere una revoca della confisca del citato complesso Night & Day che aveva un valore di circa 10 milioni di euro secondo la stima di un perito d’eccezione, niente popó di meno che Giuseppe Stola, il quale evidentemente nel 2008 trovava anche il tempo, tra un omicidio e l’altro, tra una strage e l’altra, di ragionare di economica camorristica con altri esponenti del clan nel cao specifico con Michele Barone, che di questo ha riferito in quanto a sua volta collaboratore di giustizia, uno degli uomini più vicini, insieme ai vari Massimiliano Caterino detto o mastrone, Attilio Pellegrino di Villa di Briano, Oreste Basco, Pasquale Pagano e qualche altro ancora, al boss di Casapesenna.
Abbiamo compiuto uno sforzo e dunque, dopo avervi presentato la prima parte delle motivazioni depositate dalla Corte di Appello in un articolo pubblicato qualche giorno fa (CLIKKA E LEGGI) in cui viene delineata la figura di Luigi Cassandra e la tipologia dei suoi rapporti con Michele Zagaria, oggi vi mettiamo a disposizione tutte e 10 le pagine relative agli accertamenti di cui abbiamo scritto prima.

Per cui, possiamo tranquillamente sintetizzare i punti essenziali, rispetto ai quali peraltro, la Corte di Appello non è che abbia dovuto fare degli sforzi enormi per confutarli e smontarli uno alla volta, del tentativo, piuttosto velleitario, operato da Cassandra per dire che Michele Zagaria, almeno per quanto riguarda la struttura degli investimenti iniziali e principali di Night & Day, non c’entrasse nulla.
Intanto, i giudici di secondo grado citano l’esito di una serie di accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza e da cui risulta che dal 1995 in poi si apre una fase della vita di Luigi Cassandra molto diversa da quella precedente. Vengono infatti elencate ben 10 società, dalla DGF sas di Cassandra Luigi fino ad arrivare alla Night & Day srl unipersonale intestata alla moglie Marisa Costanzo, anch’essa condannata seppur a una pena molto più lieve, un anno e 4 mesi, la quale, dopo che la donna ha rinunciato alla prescrizione, ritenendo di poter dimostrare la sua innocenza, davanti alla corte di appello, è stata invece pienamente confermata dal verdetto del 4 maggio, comunque aperto al non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, visto e considerato che a suo tempo, già in sede di sentenza di primo grado, venne esclusa, per Marisa Costanzo, l’aggravante di aver favorito il clan dei casalesi.

Leggerete nelle motivazioni della corte che non c’è traccia in ognuno di questi soggetti economici di un’autentica attività imprenditoriale. Niente fatture, nè documenti contabili, nè titoli di credito. Ci sono solo i conti, i quali, in diverse circostanze, movimentano cifre molto alte a fronte invece di una sintesi societaria che si concretizza nelle cifre bassissime dichiarate come reddito di impresa. Ad esempio la società Costruzioni edil sportiva group di Cassandra Assunta, sorella di Luigi Cassandra, dichiara, nel 2002, redditi di impresa per 52 euro, ciò a fronte di movimentazioni sul conto corrente pari a 350mila euro.

Tutto ciò avveniva solamente con movimenti di deposito e di prelievo in contanti o al massimo realizzati con assegni.
Nessuna causale reale. E d’altronde l’attività di impresa si fa con le fatture e se le fatture non ci sono è evidente che Luigi Cassandra non è stato neppure un camorrista furbo, visto che esiste una cospicua letteratura giudiziaria che racconta delle abilissime strategie poste in essere da imprenditori del clan dei casalesi , tipo per esempio Dante Apicella, di cui ci stiamo occupando proprio in questi giorni, per proteggere l’identità vera dei loro conti correnti, accesi per diventare scudo dietro ai quali tentare di proteggere l’afflusso di danaro provento di attività illecite in modo da ripulirlo attraverso una cancellazione di ogni possibile tracciamento che potesse collegare i soldi a questo o a quell’altro boss, a questo o quell’altro ras.

Nella seconda parte di questa specifica trattazione, di questi specifici contenuti delle motivazioni esposte, la Corte di Appello ingaggia una battaglia, tutto sommato semplice, con le ragioni esposte da Cassandra attraverso i suoi difensori. Noi le sintetizziamo, invitandovi comunque a consultare le pagine che pubblichiamo in calce in modo da mettere ordine nella relazione tra questi atti molti dei quali in realtà non si sono mai verificati o si sono verificati in tempi che nulla hanno a che vedere con quelli decisivi, cruciali, quelli in cui , alla fine del secolo scorso, (l’allargamento e la costruzione di piscine, ristorante, sala da ballo eccetera risale al 1999), giravano tanti soldi nelle mani di Cassandra, il quale , grazie a questi metteva in piedi una struttura importante, il cui valore, come abbiamo già scritto era stimato da Giuseppe Setola, in quel caso nella veste non di killer ma di agente immobiliare, in circa 10 milioni di euro.

I soldi sarebbero frutto di una serie di fatti che Cassandra non riesce a dimostrare. Lui cita 4 mutui agrari che avrebbe acceso in quanto colono e che non avrebbe poi restituito, mettendo insieme una provvista che gli avrebbe consentito di cominciare a costruire il complesso Night & Day. Questi soldi, accompagnati da altri soldi, frutto di un’attività di intermediatore immobiliare che Cassandra dichiara di aver svolto sviluppando e realizzando, prima l’acquisto da promissario acquirente e successivamente la vendita da promittente alienante, dello stesso immobile con un conseguente profitto frutto della plusvalenza, costituitasi nel rapporto tra i due atti di compravendita, avrebbero dato corpo a un tesoretto di risorse utilizzate per l’edificazione delle prime opere del Night & Day. Anche per quanto riguarda questa attività, dichiarata da Cassandra, per la Corte sono del tutto indimostrate. Cassandra dice di aver svolto l’attività di mediatore immobiliare tra il 1991 e il 1996 dato che i difensori hanno presentato documenti relativi a 4 promesse di vendita e a una di acquisto.

Dunque nulla dal punto di vista di un negozio giuridico perfezionato e chiuso con la conseguente registrazione della plusvalenza che il Cassandra sostiene di aver riportato. Cassandra deposita tre decreti ingiuntivi emessi dal tribunale in favore della Banca del commercio italiana, della Banca nazionale del Lavoro e del Monte dei Paschi di Siena. Per la corte d’appello è facile smontare questa cosa, visto che gli accertamenti realizzati nel corso delle indagini stabilivano che i tre decreti ingiuntivi riguardavano altri mutui, accesi dopo il 91, nel 95, dallo stesso Cassandra, dalla madre e dalla sorella Giuseppina.

Il 95 è anno importante perchè è il primo in cui Cassandra svolge una funzione politica di assessore ai lavori pubblici al comune di Trentola. Ricopre questa carica precisamente dal dicembre 94 all’aprile 95, e pochi mesi dopo averla lasciata, cioè nel dicembre di quell’anno, ottiene la prima concessione edilizia per al costruzione di una casa colonica, in quella che era una zona agricola, nel perimetro della via Vicinale Cantore. A quel punto, Cassandra è diventato un fattore della politica trentolese.

Sembra passata una vita e non 3 o 4 anni da quando questo giovane viveva momenti di grandissima difficoltà a causa dei debiti e di una condizione che poi la conoscenza con Zagaria, la partecipazione diretta a riunioni da questi tenute, avrebbe trasformato in un improvviso, repentino benessere. Dunque, non risulta difficile il 19 maggio 97 ottenere da parte del dirigente addetto il parere favorevole al cambio di destinazione alla casa colonica con rilascio di certificato di agibilità per uso ricreativo a partire dal 23 settembre 1998. In pratica, il comune di Trentola rilascia a Cassandra una prima concessione in sanatoria, perchè evidentemente quella cosa che stava già costruendo, campi di calcetto, eccetera, tutto era, fuorchè una casa colonica. Si tratta di una procedura che ha il suo momento importante nel rilascio il 19 maggio 97 di una prima concessione in sanatoria. L’anno dopo, maggio 98, Cassandra entra ed esce dalla giunta comunale di Trentola dove colleziona deleghe di assessore una dietro l’altra, ottiene il rilascio di una seconda concessione in sanatoria. Le carte dunque, sono state messe a posto da una persona che dà l’idea di avere già tanti soldi a disposizione per operare ancora in quella zona che doveva ospitare solo una casa colonica.

Come dicevamo l’anno clou è il 1999 quando vengono effettuati lavori per centinaia di migliaia di euro, forse per milioni di euro. Nasce il Night & Day, come centro turistico con piscine, campi di calcetto, sale da ballo. La concessione risale al 4 giugno del 99 e stavolta viene rilasciata ad una società, la C&G sas di Costanzo Marisa. E’ chiaro a questo punto l’intento di Cassandra è di non essere lui il riferimento giuridico, impegnando per questo ruolo la Costanzo, cioè sua moglie. I personaggi coinvolti aumentano in maniera direttamente proporzionale alle ricchezze di Cassandra ed è così che nel 2004 viene depositata una dia, dichiarazione inizio attività, a nome di Gennaro Campanile, amministratore della Eurocassandra srl. Altri atti amministrativi erogati sono due dichiarazioni di agibilità che Cassandra chiede ed ottiene il 6 maggio 2010 e l’11 maggio 2010, quando già sa bene di essere al centro di un’indagine della Dda e nei giorni in cui addirittura il suo nome campeggia nel fac-simile delle elezioni provinciali che si sarebbero svolte da lì a qualche settimana.

Eravamo rimasti alla prima balla relativa ai mutui agricoli. Ma la narrazione che Cassandra sviluppa durante il processo di secondo grado con i suoi difensori e con i due consulenti della difesa, l’ingegnere Andreozzi e Pietro Balano, comprende anche altre giustificazioni considerate puntualmente infondate dalla Corte di Appello. Salta fuori come fonte di finanziamento un lascito che suo padre gli avrebbe fatto, consistente in un terreno che poi avrebbe venduto, utilizzando i proventi per iniettarli nell’investimento del Night & Day. In realtà lui non deposita alcuna prova documentale di questo lasciato ed è attingendo agli atti di indagine, agli accertamenti patrimoniali, che si riesce a stabilire cosa effettivamente Cassandra avesse ricevuto in eredità: due fabbricati siti in via Romaniello 12 a Trentola Ducenta.

Mentre è Cassandra stesso ad aver dichiarato, quando non era ancora collaboratore di giustizia, durante l’esame dell’imputato del processo di primo grado, ad aver acquistato e riteniamo pagato il terreno si cui poi attraverso una seria di passaggi amministrativi, sarebbe stato edificato il complesso turistico. Altri soldi per la provvista da utilizzare per i lavori sarebbero stati acquisti secondo la difesa di Luigi Cassandra dall’evasione fiscale, dal mancato pagamento delle tasse sui proventi dell’esercizio commerciale, evidentemente quello interno al Night & Day bar, ristorante. Soldi che poi sarebbero stati utilizzati per lavori comunque effettuati in nero, cioè con pagamento non registrato dei lavoratori.
Si tratta di un racconto, di un’asserzione che Cassandra fa attraverso i suoi difensori e i suoi consulenti di pare. Non c’è alcun elemento probatorio.

C’è una perizia che attribuisce un valore di 523mila 679 euro al complesso Night & Day. Una valutazione che la corte d’Appello definisce inconferente per difetto rispetto all’estensione e della tipologia del complesso. E da quanto emerso dai collaboratori per non parlare, scusate se facciamo battute su questo aspetto, dei 10 milioni raccontati dal “super perito” Giuseppe Setola. Mezzo milione di euro o poco più rappresentano una cifra buttata lì e non supporata – osserva la Corte di Appello -da elementi concreti: “Va ricordato – obiettano i giudici del secondo grado – come le opere erano realizzate in nero, ovvero in assenza di qualsiasi fatturazione o documentazione fiscale per cui il computo venne effettuato in maniera del tutto aleatoria, con un calcolo approssimativo solo sulla base dei valori medi dei pubblici incanti per quella tipologia di opere”.

Tutto quello che Night & Day era sia come estensione fisica delle opere, sia per quelli che erano gli ingenti costi di mantenimento, smontano di fatto l’impostazione interessatamente minimalista utilizzata in sede di processo di secondo grado, dai difensori di Cassandra. Gli investimenti invece sono stati più cospicui, come cospicui sono stati i costi di mantenimento. Una dimensione che solo con un finanziatore come Zagaria, si poteva sostenere.
Questa è sintesi di tutto il contenuto della 10 pagine relative alla parte delle motivazioni sulle questioni patrimoniali e dei giustificativi di Cassandra. E’ chiaro che per una ancora più precisa acquisizione degli elementi messi in campo dalla Corte di Appello, è opportuno leggere le pagine nella loro esposizione testuale, che pubblichiamo in calce.

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