“Mio figlio di 7 anni disabile grave insultato e spintonato a terra da un vigile urbano”. La gravissima denuncia ai carabinieri della madre
24 Settembre 2019 - 19:18
SAN NICOLA LA STRADA (g.g.) – Qualcosa in rete è già uscito, ma oggi, sull’episodio della presunta aggressione perpetrata da un vigile urbano in servizio nel comando di San Nicola la Strada esiste un punto fermo: la denuncia di cui siamo in possesso presentata ai carabinieri dalla madre del bimbo di 7 anni, afflitto da una grave forma di disabilità, la sindrome di Dravet, malattia rara e che produce gravissimi deficit psicomotori. Secondo questa denuncia, i fatti sarebbero andati nel seguente modo: l’auto condotta dal fratello della donna, con a bordo il bambino, si sarebbe avvicinata alla scuola da questi frequentata a San Nicola. Dopodiché, avrebbe tentato di parcheggiare in uno stallo riservato ai disabili, essendo i congiunti del bimbo del permesso per usufruire di parcheggi riservati, in considerazione del grave stato di salute e del riconoscimento già ottenuto da chi il bambino assiste dei diritti erogati dalla nota legge 104. Il parcheggio per disabili, racconta la denunciante, sarebbe stato occupato da un’auto che non ne aveva titolo. D’altronde, queste porcherie le vediamo ogni giorno direttamente e anche in televisione ormai programmi come Striscia la Notizia hanno costruito una rubrica ad hoc. Non avendo un poso per parcheggiare ed avendo il bambino la necessità di scendere dal veicoli in un’area la più vicina possibile alla scuola, il conducente ha parcheggiato temporaneamente, senza abbandonare il veicolo, sulle strisce pedonali. A questo punto si sarebbe scatenata una reazione inconsulta e ingiustificata da parte del vigile urbani, il quale, a detta della donna che ha presentato denuncia, avrebbe inveito immediatamente nei suoi confronti per la posizione dell’auto. Ma la cosa più grave sarebbe successa qualche istante dopo, visto che il vigile avrebbe additato come “Scemo”
Immediatamente sarebbero intervenuti altri genitori in difesa del bambino. Qualcuno di loro avrebbe richiamato ad un comportamento più ortodosso il vigile. Successivamente, la madre e lo zio del bambino si sarebbero recati, secondo ciò che è scritto nella denuncia, nella sede dei vigili urbani di San Nicola la Strada. Hanno chiesto del comandante, che non c’era, ma hanno ritrovato sui loro passi lo stesso vigili, che sarebbe ripartito con gli insulti, tentando addirittura il contatto fisico. L’intervento di una vigilessa, che pur dando ragione alla donna e a suo fratello, li ha invitati ad essere comprensivi perché, così avrebbe detto, “tutti possono avere una giornata no“, ha evitato guai peggiori. Da qui la decisione maturata qualche giorno dopo di presentare denuncia/querela per il reato di violenza privata alla caserma dei carabinieri di San Nicola. Piccolo commento a latere: si tratta di una vicenda da verificare. La presentazione di una denuncia è un atto che pesa e lascia riflettere sul fatto che chi la redige possa avere qualche effettiva ragione dalla sua, ma si tratta sempre della tesi di una parte. Quindi, qualora il corpo dei vigili urbani di San Nicola La Strada o il vigile coinvolto volesse esprimere il proprio racconto sugli eventi accaduti noi siamo pienamente a disposizione.
Detto questo, ammesso e non concesso che il racconto di questa mamma e di suo fratello fosse reale, il vigile urbano non solo va sospeso dal servizio e perseguito penalmente, ma da parte nostra, se lo incontriamo, lo facciamo correre a calci in culo per un chilometro, così vediamo se fa il bullo come ha fatto con un bambino di 7 anni.
Ripetiamo, però, questo vale se la ricostruzione della denunciante vale.