MONDRAGONE. Anche la Cassazione dice no a La Torre Jr: resterà in carcere

15 Luglio 2019 - 17:38

MONDRAGONE – Sono state rese note nei giorni scorsi le motivazioni con cui i giudici della quarta sezione penale della corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso contro l’ordinanza con cui
il tribunale del Riesame di Napoli ha confermato la misura cautelare in carcere per Francesco Tiberio La Torre, figlio del boss Augusto.

La Torre jr. è in carcere perché ritenuto dagli inquirenti il capo, promotore ed organizzatore di un’associazione a delinquere, operante a Mondragone e provincia di Caserta, dal mese di agosto 2015 al mese di maggio 2016, finalizzata alla detenzione, trasporto e cessione di sostanze stupefacenti.

I legali di Francesco Tiberio, nel ricorso che potrete leggere interamente in calce all’articolo, richiedevano gli arresti domiciliari, contestando le esigenze cautelari, ormai non più attuali, per la tesi difensiva. Ma i giudici della corte di Cassazione non sono stati dello stesso avviso, spiegando, nella sentenza di rigetto, vista la storia del territorio e dell’inserimento del giovane La Torre “nel circuito del narcotraffico in territori storicamente controllati dalla criminalità organizzata“, situazione già rilevata nell’ordinanza di custodia cautelare, l’esistenza di una pericolosità sociale di Francesco Tiberio, anche perché risulta avere nella sua disponibilità un rilevante numero di armi, anche da guerra, come si legge nel testo.

Secondo gli ermellini, nella revisione dei documenti precedenti, ordinanza di custodia cautelare e sentenza del riesame, emerge il ritratto di un soggetto che non esita ad utilizzare la “fama criminale” di famiglia, per estendere i propri affari illeciti.

Una serie di motivazioni che hanno reso impossibile, per i giudici dell’ultima istanza, il ritorno a casa del La Torre jr.

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