MONDRAGONE. Lite furibonda in Comune dopo un certificato negato tra il sindaco Pacifico e l’assessore Federico, del quale Ugo Conte vuole la testa
3 Agosto 2018 - 11:18
MONDRAGONE – (g.g.) S’è sfiorata la lite, anzi, la lite, tutto sommato, c’è stata, ieri, negli uffici del comune di Mondragone. Un cittadino si è presentato per richiedere un certificato. Sembra una richiesta di routine da sbrigare in pochi secondi. Diventa invece il seme della discorsia che mette uno contro l’altro dipendenti, amministratori a partire dal sindaco per arrivare all’assessore Federico.
Ciò a dimostrazione di un modello di riorganizzazione degli uffici che non sta funzionando. Al contrario, sta diventando una sorta di palla al piede con un evidente peggioramento ai non certo esaltanti standard del passato. Al riguardo, le mosse della dirigente che non trova l’equilibrio logistico nonostante i molti traslochi e i molti spostamenti ordinati, sta generando nervosismo. Perchè se un ufficio si sposta da un’altra parte, poi da un’altra parte ancora e poi ritorna al punto di partenza, sembra un gioco che onestamente in un comune dove ci sarebbe tanto da fare, com’è quello di Mondragone, lascia più che perplessi.
Il clima non si è certo rasserenato con l’arrivo dell’assessore Antonio Federico sul posto del certificato fantasma. All’assessore si aggiunge anche il sindaco Virgilio Pacifico. C’è un bel pò di pubblico presente, tra impiegati ed utenti. Il battibecco tra i due è tutt’altro che amichevole. Si vede che il sindaco non ha in grande considerazione il lavoro svolto dal suo assessore e, davanti a tutti, senza mezzi termini, gli chiede di dimettersi. A quel punto Federico comincia, ce lo conceda, a parlare un pò a vanvera. Lo fa addirittura quando vorrebbe che i carabinieri arrivassero per reprimere, non dei manifestanti non autorizzati che si scalmanano davanti al municipio, ma per tenere sotto controllo i dipendenti, cioè dei componenti della pubblica amministrazione, quali sono i carabinieri, in quanto a detta dell’assessore, indisciplinati.
Solo l’intervento dei “padri nobili” Giovanni Zannini e Ugo Conte riesce a placare gli animi e far riprendere le attività comunali. Insomma, la presenza di Conte, ricordiamo ancora in attesa di una sentenza per reati connessi alla camorra che arriverà a settembre, si conferma come dato politico di connotazione dell’attuale governo cittadino. Le sue strategie sono diventate conosciute a partire dall’interessamento personale che sta mostrando per la riorganizzazione degli uffici, in simbiosi con la sessana Antonella Picano. Ormai nessuno lo nasconde più, al punto da essere diventato argomento di discussione durante le sedute del consiglio comunale.
E si capisce anche valutando questi episodi, quale sia il motivo della tensione tra il sindaco e l’assessore Federico. E’ stata proprio una consigliera comunale appartenente al gruppo di quest’ultimo cioè Lisa Pagliaro, a citare direttamente Ugo Conte, definendolo l’artefice della discarica di Cantarella che oggi, a quanto pare, grazie all’impegno di Giovanni Zannini dovrebbe essere totalmente bonificata, svuotata entro un anno. In quella sede soltanto l’intervento del sindaco e di più di un consigliere fece rientrare Conte junior in aula consiliare perché nel frattempo aveva scelto di abbandonare la seduta.
Ma anche l’altra sera, dinanzi a diverse persone presenti a margine del concerto di Peppe Barra in piazzale Conte nella zona mare, addirittura il sindaco Pacifico ha avuto un alterco evidente con Mario Fusco, marito della consigliera Pagliaro e leader di riferimento dell’assessore Federico, e soltanto l’assessore Piazza non è bastato a calmare le acque.
In tanti si chiedono i motivi di queste tensioni. Ambienti vicini alla minoranza segnalano la determinazione dell’ex sindaco nello spingere Antonio Federico a rassegnare quelle dimissioni che forse non a caso il sindaco Pacifico gli ha chiesto ieri mattina. La poltrona lasciata libera dovrebbe, secondo le intenzioni dell’ex primo cittadino, andare al figlio Michele. Su questo intreccio si vanno ad innescare anche quelli relativi alla poltrona che doveva essere provvisoria, di Francesca Gravano, Maria Rosaria Viola, promessa sostituta, a mordere il freno.