MORTE DELLA 50ENNE. LA LETTERA.di Roberto Mannella: “L’ambulanza del 118 ha impiegato mezz’ora”. CASERTACE: Ribadiamo: due ore, ma il disastro della sanità campana è pesce che puzza dalla testa

7 Ottobre 2020 - 20:14

Preg.mo Dott. Guarino, ho letto l’articolo da lei pubblicato in data odierna in relazione al presunto ritardo di circa due ore di un’ambulanza del servizio 118 ASL Caserta nel soccorso di una persona di anni 50 residente in San Marcellino alla via Frosinone e del decesso della stessa e in merito all’articolo preciso quanto segue chiedendo la pubblicazione della presente nota.
Da un controllo effettuato risulta che l’intervento da lei riportato nell’articolo è stato attivato il giorno 5 ottobre alle ore 15,04 così come si riscontra dal sistema informatico 118NET. L’ambulanza di Sparanise, libera tra i mezzi disponibili, è stata tempestivamente inviata ed è giunta sul posto alle ore 15,33. La scheda intervento in cui sono riportati tutti i dati è la n. 20129945/1.
Si specifica altresì che non risultano essere intervenute di recente (ultima settimana) interruzioni della linea telefonica del servizio 118.
Tanto si rappresenta al fine di evitare allarme nella popolazione e di riportare la reale situazione dei fatti così come verificatesi a tutela del servizio.
Restando a disposizione per ulteriori chiarimenti si inviano cordiali saluti.
Dr. Roberto Mannella

 

LA TESI DI CASERTACE

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Prendiamo atto e ci fa anche piacere che Roberto Mannella, storico dirigente del servizio 118 di Caserta, abbia voglia di confrontarsi sugli articoli che scriviamo e sugli argomenti di cui si occupa senza disconoscere la legittimità di un giornale a ficcare il naso in nome e per conto dei cittadini, come fanno invece altri dirigenti e funzionari della pubblica amministrazione, degli

autentici ottusi i quali, chissà perché (ma è solo un fatto di ignoranza), ritengono di operare al di sopra di ogni critica, come se queste riguardassero mansioni privatissime come quelle di innaffiare le piante del proprio balcone o sturare i cessi delle proprie abitazioni. Va riconosciuto a Mannella di essere sempre stato corretto e cortese. Per cui, a noi fa piacere di non doverlo prendere di petto, così come siamo costretti a fare con altri, e di far fluire il corso del confronto delle idee senza mai pretendere che le nostre siano le migliori, le più sensate, le più inoppugnabili tra tutte. Cosa dice, in pratica, Roberto Mannella: dice che l’ambulanza non è arrivata sotto l’abitazione di via Frosinone in San Marcellino a due ore dall’allerta legata ad una crisi cardiaca, rilevatasi poi fatale, che ha colpito una donna cinquantenne. Secondo Mannella, l’ambulanza, partita da Sparanise, perché evidentemente, aggiungiamo noi, non ce n’era una utilizzabile nell’agro Aversano, sarebbe giunta dopo 30 minuti, precisamente 29, come risulta (usiamo l’indicativo e non il condizionale, perché non mettiamo in discussione le parole di Mannella) dalla scheda compilata dagli operatori, per giungere a destinazione. L’ambulanza sarebbe partita alle 15:04 e sarebbe arrivata alle 15:33. 

Come avete potuto notare siamo partiti dal modo indicativo della certezza, al condizionale del dubbio. Ciò perché passiamo dalle parole di Mannella che ha letto sulla scheda, alle comunicazioni degli operatori verso Mannella. Noi non vogliamo mettere esprimere certezze sul fatto delle due ore, però Mannella lo conosciamo, mentre gli operatori del 118 arrivati da Sparanise a San Marcellino non li conosciamo. Per cui, il condizionale è d’obbligo. Non è affatto scontato che di fronte ad un ritardo dovuto a ragioni di forza maggiore e di fronte al copro di una persona ormai deceduta si sia potuto pensare di scrivere dei dati in maniera frettolosa e involontariamente non precisa. Non lo pensiamo, ma Mannella non può non riconoscere che questa ricostruzione possa essere dotata di un tratto evidente di verosimiglianza. Dunque, rispettando la tesi del dirigente, noi ribadiamo fermamente la nostra e diciamo che per motivi non ascrivibili alla responsabilità del personale operante, quell’ambulanza è arrivata dopo circa due ore.

A Mannella e alla sua cortesia, io dovevo una replica come quello appena scritta, doverosa perché finalizzata a confermare la stima per questa persona educata e gentile. Detto questo, però, l’ultima cosa al mondo che io voglio fare e che il giornale che dirigo vuole fare è quello di mettersi a discutere, andando ad approfondire un fatto specifico che, magari, potrà diventare, qualora la famiglia della deceduta presentasse quale esposto, tema di indagine dell’autorità giudiziaria e che per noi conta fino ad un certo e solo per quel che riguarda il modo con cui si è persa una vita che magari poteva ancora essere salvata. Nell’articolo di ieri riteniamo di esserci spiegati bene. Qui, Mannella, gli operatori del 118, anche la cooperativa Misericordia c’entrano ben poco e irrilevanti sono le loro responsabilità di fronte a quelle di chi dovrebbe programmare un sistema, fronteggiando con moduli più o meno prestabiliti, pianificati e collaudati anche i momenti particolarmente complessi come quelli che stiamo vivendo in questi mesi, cioè soprattutto da quando il covid ha ricominciato a mietere contagiati con numeri molto allarmanti.

A proposito, prima di ragionare in termini più generali, a Mannella dobbiamo una replica anche per la questione dei telefoni. L’altra notte, dall’una e cinque, fino alle tre, su quattro linea della centra operativa 118 di Caserta, ne ha funzionato solo una. Ciò può essere confermato da almeno 3 cittadini che hanno cercato di mettersi in contatto con la struttura di emergenza e, dopo aver tentato diverse volte di mettersi in contatto, hanno ricevuto le scuse e la spiegazione del guasto che avrebbe impedito un facile accesso al servizio di soccorso. Dunque, torniamo al concetto scritto. In verità, per una volta, ci siamo portati avanti con il lavoro perché stamattina, scrivendo della giornata da vera e propria tregenda vissuta dalla città di Caserta, ostaggio di cantieri improbabili e soprattutto dell’ormai evidente incapacità del sindaco e dell’amministrazione di governarla, siamo partiti proprio dal fatto di San Marcellino per arrivare a quello di Caserta. Questo perché abbiamo ritenuto che le due questioni fossero simili, dato che da una loro analisi superficiale, fermandosi alla trama lineare degli episodi avvenuti, soffermandoti sulla disputa dell’ambulanza arrivata dopo mezzora o due ore, si troveranno sicuramente molte argomentazioni, molte cause di forza maggiore che sembrano deresponsabilizzare i titolari di alte, medie e basse funzioni istituzionali.

Ma si tratta solo di un’apparenza, il caso di San Marcellino, come del resto quello di Caserta, rappresentano la proverbiale punta di un iceberg, dunque la conseguenza logica di una crisi cronica del sistema dei servizi nella sanità campana, della quale sono responsabili tutti coloro che hanno ricoperto, dal 1970 ad oggi, cioè dal primo vagito della Regione Campania, cariche istituzionali di tipo elettivo e non e che, oltre a creare il disastro dei conti culminato in un commissariamento, superato da De Luca come saprebbe fare anche un bambino, cioè tagliando di tutto e di più, hanno anche fatto incancrenire il problema della efficienza dei servizi che avrebbero, se fossero appena diligentemente amministrati, una configurazione tale da garantire buoni standard raggiungibili semplicemente con atti di normale diligenza, utilizzando le risorse messe a disposizione dal servizio sanitario nazionale attraverso la Regione Campania. Servizi normali, sobriamente erogati ad appannaggio dei cittadini che usufruiscono, a caro prezzo, sborsando tonnellate di quattrini, quando c’è da pagare le tasse.

Quel ritardo dell’ambulanza è, dunque, solo apparentemente frutto di una contingenza sfavorevole, di una concentrazione numericamente stressante di chiamate legate, più o meno direttamente, al pesante ritorno di fiamma del covid. Il problema è che un uomo di governo che vive tra i privilegi e introitando stipendi sontuosi, dovrebbe, pardon, deve avere la capacità, utilizzando anche le strutture burocratiche che a Napoli, in quegli uffici di tutte le nefandezze umane e subumane, costano un botto, di prevedere e di prevenire. Perché già un mese fa si era compreso che questa seconda ondata non avrebbe avuto la densità degli eventi infausti della prima, ma avrebbe sciorinato sicuramente numeri molto più alti, legati alla necessità, comunque non eludibile, di tenere aperto il Paese e conseguentemente la nostra regione e la nostra provincia. Così da evitare l’esito fatale per i tanti che (ci riferiamo ai piccoli imprenditori) magari scampando il covid, sarebbero stati accoppati, ammazzati, in pratica sarebbero morti per una crisi economica senza precedenti negli ultimi cinque secoli.