NAPOLI CALCIO, ADL ha giuridicamente ragione ed Andrea Agnelli è un semi analfabeta passato in giudicato. Ma Auro la smetta di dire balle sull’albergo Golden Tulip

6 Ottobre 2020 - 13:15

Ieri era emerso che la quarantena dei calciatori non fosse ancora iniziata in quanto la struttura era ancora chiusa. In realtà è aperta dal rpimo luglio e in estate si è riempita di ospiti grazie anche ad un sistema di controllo e di gestione all’avanguardia dei problemi covid. Il Napoli può usufruire in sicurezza del Golden Tulip in ogni momento ed è ingiusto strumentalizzare attraverso una produzione di vere e proprie balle, degli imprenditori di grande storia e di indubbia serietà

 

CASTEL VOLTURNO(g.g.) Per il momento, CasertaCe non si occupa delle vicende sportive del Calcio Napoli. Guardiamo da lontano, magari con l’occhio del tifoso. Ma non approfondiamo.

Questo pasticcio, divenuto vero e proprio tormentone, della ordinanza asl Napoli1 che ha impedito alla squadra partenopea di partire per Torino sabato pomeriggio, ci ha fatto capire, ad esempio, sempre guardando le cose dall’esterno, che Aurelio De Laurentiis è persona intelligente, anzi molto intelligente e che utilizza questa dote naturale soprattutto dentro al perimetro della scaltrezza, condizione necessaria per sopravvivere e per vivere all’interno di un sistema calcio, quintessenza e rappresentazione amplificata di ogni difetto italian-italiota.

Perchè se dall’altra parte hai uno che si chiama Andrea Agnelli, presidente della Juventus il quale riassume e esemplifica grossolnamentea in sè il declino inarrestabile di una famiglia che in passato si è mossa con una intelligenza votata alla scaltrezza somigliante a quella di De Laurentiis, non puoi che comportarti così come ADL si è comportato durante lo scorso fine settimana.

Se tu hai di fronte uno, il quale afferma che le asl dipendono dal Ministero della Salute e dunque dal governo e utilizza questo argomento per validare le ragioni che sarebbero alla base di una decisione di vittoria a tavolino (dato che si trovava, poteva anche far tirare tre rigori a Ronaldo a porta libera, tanto per non perdere l’abitudine), allora c’è poco da fare. Questo comanda perchè si chiama Agnelli, ma non conosce, in una incredibile esibizione di semi analfabetismo, i rudimenti minimi dell’ordinamento dello Stato per quel che concerne la ripartizione di poteri e funzioni così come questa è sancita dalla costituzione e non da una delibera del comune di Mondovì.

Insomma, di fronte a soggetti del genere, ti devi difendere e forse De Laurentiis qualcosa deve, a nostro avviso, averla, al riguardo, congegnata venerdì o sabato mattina col suo amico del cuore Vincenzo De Luca. Questo non vuol dire che l’ordinanza dell’asl sia carta straccia. Tutt’altro: il protocollo, di cui tutti si riempiono la bocca, struttura un regime speciale nell’attività di prevenzione e di gestione epidemiologica per il calcio, ma attenzione, non sancisce ciò in maniera assoluta e soprattutto inderogabile. 

E’ nel protocollo, infatti, non sulla luna, che è contenuta la seguente frase: “Salvo diverse determinazioni dell’autorità sanitaria“. E questa è una “diversa determinazione“. Nè più e nè meno. Per cui, quelli che si appellano al protocollo, magari utilizzando anche la mezza correzione di rotta, fatta dal ministro Spadafora su pressione della Figc (ma non ha potuto escludere categoricamente la possibilità delle autorità sanitarie di intervenire), “si buttano la zappa sui piedi“, perchè proprio il protocollo non esclude interventi straordinari come quello dell’asl di Napoli.

Insomma, ci vuole proprio l’ignoranza di Andrea Agnelli, il suo semi analfabetismo, per costruire una sentenza di sconfitta a tavolino. La Figc potrà anche farlo, ma questo succederà nel momento in cui vincerà la potestà dell’ignoranza, anzi della grassa ignoranza. Perchè nel novero delle ragioni giuridiche, non se ne esisterà una, una sola, con la quale si potrà affermare che un cittadino, quand’anche di un certo tipo, quand’anche legato ad un protocollo derogatorio rispetto alla disciplina dettata dalle altre fonti del diritto, tipo i decreti del governo o le ordinanze dei presidenti delle regioni, nessun giudice vero potrà dire che quelle persone che in pullman stavano raggiungendo l’aeroporto di Capodichino, avrebbero dovuto fregarsene, perchè così bisognava fare, di fronte ad un’ordinanza emessa dall’unica autorità che ha competenza sul tema della sicurezza sanitaria.

Sarà stata anche una fregnaccia quella roba dell’asl di Napoli, ma non rispettarla sarebbe stata come pigiare il piede sull’acceleratore davanti ad una paletta alzata forzando un posto di blocco e magari travolgendo anche i poliziotti e i carabinieri che lo gestivano. 

IL CASO DELL’ALBERGO – Detto questo, però, Auro entra anche in cose che svolgendosi in provincia di Caserta, interessano anche noi. Nella giornata di ieri, l’ansa ha pubblicato una sorta di ricostruzione sull’attuale stato dell’arte. Va da sè che quell’ordinanza dell’asl ha senso se ora i calciatori e gli accompagnatori del Napoli cominceranno a far decorrere il canonico periodo della quarantena di 14 giorni. E il Napoli ha già detto che questa dovrà essere consumata nell’albergo attiguo al centro sportivo (aggiungiamo noi, che si tratta del Golden Tulip della famiglia Coppola), in modo da consentire agli atleti che lo potranno fare, in quanto ripetutamente negativi ai tamponi, di allenarsi regolarmente in funzione dei prossimi impegni di campionato.

Se nonchè ieri è venuta fuori una notizia secondo la quale il Napoli sarebbe impossibilitato a far partire la quarantena, in quanto il Golden Tulip è chiuso. 

Che pazienza deve avere il buon Francesco Coppola con quella lenza di ADL che in certi momenti somiglia molto ai personaggi di qualche suo cine-panettone. Il Golden Tulip e questo ci consta personalmente, dato che al suo interno abbiamo incontrato persone del luogo che ci servivano per assumere notizie utili per scrivere articoli giornalistici su Castel Volturno e dintorni, è vivo e soprattutto è molto vegeto. Dal primo luglio, ha aperto i suoi battenti e rappresenta uno dei modelli di relazione tra le ragioni della produzione di servizi a favore dei clienti e il rispetto intransigente delle norme anti covid.

Per arrivare, infatti, nella hall, ci siamo dovuti sottoporre ad un piccolo percorso ad ostacoli, tra termoscanner, pulizia obbligatoria delle mani, controllo delle mascherine da parte del personale, eccetera. Una volta dentro, però, abbiamo trovato una struttura perfettamente in funzione e con molti ospiti che in completo relax usufruivano della piscina e degli altri confort offerti dal Golden Tulip, peraltro, in funzione, in provincia, con altre due, una a Gricignano e un’altra proprio a Caserta-San Nicola, nella zona ex Saint Gobain, riaperta a sua volta al pubblico il primo settembre scorso.

Dunque, la motivazione addotta dal Napoli è una balla spaziale, perchè l’albergo è pienamente efficiente ed assolutamente in grado di ospitare un gruppo di persone, in questo caso di atleti professionisti, sottoposte a regime di quarantena. 

La speranza è che l’ottimo Auro la pianti di fare certi giochetti che se vanno bene, a titolo di legittima difesa del sistema calcio popolato da uno dei diversi nipoti non riusciti, ma proprio non riusciti (evidentemente troppi agi, troppa ricchezza e poco rigore formativo) di Gianni e Umberto Agnelli, non vanno, al contrario, per niente bene al cospetto di un imprenditore serio che da anni ha messo a disposizione del Napoli tutto ciò che poteva mettere a disposizione, riconoscendo il fatto che la presenza degli Azzurri nelle sue proprietà, in quella area di Castel Volturno, fosse utile all’immagine di un territorio martoriato, ancora di più da chi lo racconta, rispetto a quella che è la consistenza, la materialità effettiva dei suoi problemi, pur tristemente esistenti.

Ma questo non vuol dire che il Napoli e chi lo rappresenta possa utilizzare, strumentalizzare questi imprenditori nelle dinamiche del sistema calcio, popolate da veri e propri mostri come ha dimostrato di essere, con le sue dichiarazioni rilasciate domenica sera, l’ennesimo nipote mal riuscito della real casa di Villar Perosa.