Niente sconto di pena per Pietro Falcone, l’ex affiliato che scampò alla furia omicida del boss Setola

19 Giugno 2020 - 18:15

PARETE (red.cro.) – E’ stato rigettato il ricorso di Pietro Falcone, tra pochi giorni quarantenne, di Parete. Insieme a Salvatore Orabona di Trentola Ducenta, divenuto collaboratore di giustizia, furono nel mirino del killer Giuseppe Setola del clan Bidognetti. Setola, il 12 dicembre del 2008, aveva cercato di ucciderli sparando 107 colpi di kalashnikov che colpirono, però, una donna innocente affacciata al balcone.

Falcone ha ricorso in Cassazione contro la decisione della corte di Appello di Napoli, che aveva dato il niet alla richiesta di continuazione dei vari reati compiuti quando era attivo con il Casalesi. Negli anni, Pietro Falcone, ha ricevuto una serie di condanne sempre legate ad azioni mirate all’agevolazione economica e di potere del clan. Per questo, l’aversano aveva richiesto la continuazione del reato, che fa scattare, nel caso di accoglimento, uno sconto di pena, per diverse condanne: estorsione aggravata, detenzione di armi, associazione a delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione. I giudici dell’Appello partenopeo hanno rigettato tale domanda che quindi ha visto il suo iter finire in Cassazione. Ma anche per i giudici dell’ultima istanza le doglianze di Falcone sono infondate, confermando la decisione iniziale, presente nelle condanne in primo grado, cioè che non esisteva la prova che i reati erano stati progettati e ideati al momento in cui Falcone aveva deciso di partecipare.