Non fu camorra al cimitero di Villa Literno. Assoluzioni bis e due prescrizioni per l’ex consigliere regionale Enrico Fabozzi, per i Mastrominico e altri 3 imputati
18 Marzo 2025 - 20:00

La Cassazione aveva annullato il primo verdetto dei giudici della Corte d’Appello di Napoli che oggi con un dispositivo emesso da un’altra sezione, precisamente la prima, ha sostanzialmente ribadito il verdetto assolutorio aggiungendovi solo delle prescrizioni che, per non rischiare, gli imputati hanno chiesto per i reati di corruzione e turbativa d’asta per i quali erano stati comunque assolti dall’appello in occasione del processo poi annullato. Esito positivo, quindi, per il collegio difensivo composto, tra gli altri, dagli avvocati Mario Griffo e Michele Di Fraia
NON DIMENTICARTI DI SEGUIRE CASERTACE NELLA COMMUNITY WHASTAPP
CLICCA QUI -> https://chat.whatsapp.com/DAgb4AcxtG8EPlKwcTpX20
VILLA LITERNO/SAN CIPRIANO (g.g.) Dovrebbe essere l’ultimo passaggio giudiziario di un procedimento nato 11 anni fa riguardante un appalto da 13milioni di euro per il cimitero di Villa Literno su cui si sarebbero appuntati gli interessi del clan dei casalesi, assecondati, secondo i magistrati della direzione distrettuale di Napoli, da politici e imprenditori. Stiamo parlando del processo arcinoto ai danni dell’ex consigliere regionale dei DS, nonché ex sindaco di Villa Literno,
In primo grado il tribunale si Santa Maria Capua Vetere aveva distribuito una raffica di condanne, comminando, ad esempio, ad Enrico Fabozzi, la pena di 10 anni di reclusione.
La Corte di Appello di Napoli, ritenendo flebili, poco credibili e poco significative le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, a partire da quelle di Nicola Schiavone figlio di Francesco Schiavone Sandokan e di Antonio Iovine, detto o’ ninno, aveva assolto tutti gli imputati
La Cassazione, presso la quale la Procura generale aveva impugnato la sentenza di secondo grado, aveva annullato con rinvio alla Corte di Appello il verdetto di assoluzione, chiedendo ai giudici napoletani, impegnando naturalmente una sezione della corta napoletana diversa da quella che aveva prodotto al sentenza di assoluzione, di considerare meglio e con più attenzione alcuni aspetti riguardanti i contenuti delle dichiarazioni dei due appena citati collaboratori di giustizia. Oggi la prima sezione penale della Corte di Appello ha emesso il suo verdetto: assoluzioni ma anche prescrizioni. Non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per i capi A e B riguardanti i reati di corruzione e di turbativa d’asta
Attenzione, però: nei capi A e B era stato contestato all’inizio qualche reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Contestato e riconosciuto esistente dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, insussistente dai giudici della Corte di Appello in occasione del processo poi annullato dalla Cassazione. Il riconoscimento della prescrizione sancisce una reiterazione della convinzione dei giudici di secondo grado sulla non esistenza del concorso esterno. Una condizione necessaria per far scattare la prescrizione applicata ai reati fine della corruzione e della turbativa d’asta
Se vogliamo dirla in maniera ancora più precisa la prescrizione sul capo A, quella relativa alla corruzione, riguarda il solo Enrico Fabozzi mentre la prescrizione relativa al capo B della turbativa d’asta, oltre a riguardare il citato Fabozzi porta alla prescrizione e quindi al non luogo a procedere anche per Massimo Iovine, Francesco Diana, Gaetano Ziello e Nicola Caiazzo
Per quanto riguarda le assoluzioni, queste hanno gratificato Enrico Fabozzi per il capo E mentre per il capo H sono stati assolti i due imprenditori di San Cipriano, Pasquale e Giuseppe Mastrominico. Stesso discorso riguardante i due Mastrominico e Fabozzi per l’imputazione contenuta nel capo L. In tutti e tre i casi citati l’assoluzione interviene perché il fatto non sussiste
Contestualmente i giudici della prima sezione della Corte di Appello di Napoli hanno revocato, nei confronti di tutti gli imputati, le confische disposte in primo grado che riguardavano tutti i beni indicati nel primo sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Dda il giorno 1 dicembre 2011.
I beni dovranno essere immediatamente restituiti agli aventi diritto
Un passaggio veloce anche sulle statuizioni civili, tutte revocate ad eccezione dei capi A e B con condanna degli imputati Fabozzi, Caiazzo, Iovine, Diana e Ziello al pagamento delle spese processuali a favore delle costituite parti civili che si liquidano, per ciascuna, in mille euro più il 15% di spese generali, IVA e cpa.
Le motivazioni di questa sentenza saranno pubblicate entro il termine di 90 giorni. In linea teorica la Procura generale potrà ancora impugnare questo verdetto davanti alla Cassazione. Ma su questa cosa è meglio non fare previsioni di qui ad almeno quattro o cinque mesi