OMICIDIO DAVANTI ALLA REGGIA. Dopo 16 anni di cella, l’assassino dell’ex pugile di MARCIANISE resterà in carcere

15 Agosto 2022 - 10:49

CASERTA – Sono trascorsi esattamente 16 anni meno 9 giorni da quel 18 agosto 2006 quando Pasquale Magno, un ex pugile 48enne di Marcianise a pochi passi dalla Reggia di Caserta veniva ucciso da Giuliano Striano, in una notte passata a far baldoria e a consumare alcool. Striano, pochi giorni dopo quel fatto di sangue, si costituì direttamente al carcere di Santa Maria Capua Vetere, accompagnato dal suo legale. Questo non gli risparmiò una condanna durissima, inferiore per peso afflittivo solo all’ergastolo.

Il verdetto definitivo gli inflisse trent’anni di reclusione, che poi, in verità, devono essere diventati 28, non sappiamo esattamente il motivo di tale sconto, visto e considerato che nel momento in cui la Cassazione è stata chiamata in causa dai legali di Striano, ha fissato il fine pena al 2034 e un al 2036, come sarebbe stato evidente aritmeticamente, contando i 30 anni.

Dicevamo i difensori: questi si sono rivolti alla corte suprema, impugnando una decisione del tribunale della Sorveglianza di Napoli, il quale ha respinto nell’ottobre 2021 la richiesta, formulata sempre dai legali di Striano, affinché questi potesse godere di un differimento della pena per motivi di salute. Differimento significa in pratica una sospensione dell’esecuzione della pena inflitta. Si tratta di uno strumento previsto dal nostro diritto in casi eccezionali, allorquando la residenza carceraria non è compatibile con i problemi di salute che possono essere risolti o almeno ridotti al di fuori del penitenziario, in cui si rientrerebbe successivamente a questa fase di cure. Un differimento di altri 12 anni, avendone Striano già scontati 16. Dodici o qualcosa in meno perché non sappiamo se il reo abbia introitato benefici e riduzione di pena per buona condotta.

Secondo il tribunale della Sorveglianza, le patologie di cui soffre Striano sono indubbiamente presenti e da curare, ma si tratta di malattie croniche, che possono essere seguite e validamente curate all’interno del carcere, integrando questo lavoro terapeutico con indagini di laboratorio e altri tipi di analisi, condotte in strutture esterne, ovviamente sotto scorta del personale di polizia penitenziaria. La Cassazione ha dato ragione al giudice della Sorveglianza, respingendo a sua volta il ricorso dei difensori dell’omicida. I giudici hanno considerato “astratto” il rischio paventato dai legali rispetto al fenomeno acuto del covid nel senso che la Cassazione ha detto chiaro e tondo che la valutazione di questo tipo di pericolo non appartiene alla sfera delle sue competenza.

D’altronde la corte dell’ultima istanza non entra mai nel merito delle decisioni prese da tribunali di rango inferiore, ma è chiamata a trattare la completezza e la logicità della motivazione del provvedimento.

Per cui, Giuliano Striano, oggi 44enne, dovrà restare in carcere.