20 primari casertani perderanno il posto, ecco i 3 ospedali che rimarranno tali e quelli destinati a morire
2 Gennaio 2019 - 16:24
CASERTA – (g.g.) Si attendeva per oggi la pubblicazione sul Burc della Regione Campania del nuovo piano ospedaliero regionale pronto da qualche settimana, ma non ancora vigente a causa del ping pong tra Napoli e gli uffici del ministero della salute a Roma, attivato non certo per le carenze tecnico-amministrative del piano, considerato irreprensibile da più di un esperto, quanto dalla guerra guerreggiata, che oppone il governatore Vincenzo De Luca al Movimento 5 Stelle, titolare, com’è noto, del suddetto dicastero, con il ministro Giulia Grillo.
Un tira e molla che non dovrebbe però superare questa settimana. Per cui, se non è stata effettuata oggi, è molto probabile che la pubblicazione avverrà tra il 2 e il 5 gennaio.
Scrivere di un piano ospedaliero regionale senza avere il testo integrale davanti, rappresenterebbe un esercizio di superficialità e, perchè no, anche di disinformazione. A noi di CasertaCe piace analizzare approfonditamente i testi prima di esprimere giudizi.
Per cui, aspettiamo di leggerlo integralmente.
Qualcosina si può dire e riguarda la classificazione degli ospedali dell’asl di Caserta. Il Moscati sarà Dea di secondo livello, mentre Dea di primo livello saranno gli ospedali di Marcianise, Aversa e di Sessa Aurunca.
Ridotti a un pronto soccorso o poco più gli ormai declinanti ospedali di Maddaloni e Santa Maria Capua Vetere.
In questo piano ospedaliero sarà messo nero su bianco il taglio netto di costi che si riverbererà sulla cifra delle unità operative complesse in funzione.
Stando alle indiscrezioni che filtrano tra i consiglieri regionali, saranno circa 100 i primari che perderanno, più o meno temporaneamente, la loro funzione. 100 unità operative complesse saranno degradate a unità operative semplici, con conseguente alleggerimento dei costi. A Caserta dovrebbero essere tagliati una ventina di primariati, proprio a cominciare dall’ospedale di Maddaloni e da quello di Piedimonte Matese che però salva provvidenzialmente il servizio di terapia intensiva coronarica che consentirà un soccorso di alto livello professionale alle persone colpite da infarto, e un punto nascite.
Complessivamente dovrebbero essere una quindicina le Uoc cancellate nell’asl, mentre 5 o 6 dovrebbero saltare nell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano.
I primari, che perderanno i galloni, rimarranno in attesa fino a quando non si libereranno per effetto di un pensionamento o di un trasferimento in altra sede, altre unità operative complesse, naturalmente attinenti alla loro specializzazione e rispetto alla quale avranno una priorità assoluta di collocazione.
Queste sono le notizie di base. Vogliamo chiarire, per i non addetti ai lavori che un Dea di secondo livello è comunque un ospedale più grande e di maggior servizi di un Dea di secondo livello che a sua volta resta, però, un ospedale a tutti gli effetti.
Dea sta per Dipartimento d’emergenza ed accettazione ed è anche definito dipartimento emergenza-urgenza, in quest’ultimo caso nell’acronimo Deu.
Il Dea svolge funzione di pronto soccorso ma comprende anche varie unità operative che sviluppano un’attività di cura del paziente in area critica.
Un’attività che prevede l’integrazione di divisioni e di servizi e che dunque non può che essere organizzato attraverso un modello multi disciplinare che mette insieme, nella stessa struttura, specialisti di ambiti diversi.
Da qui la struttura dei servizi erogati attraverso unità operative omogenee, affini o complementari, interdipendenti tra loro, pur mantenendo le proprie autonomie e le responsabilità professionali.
Il Dea di primo livello, oltre a fornire le prestazioni tipiche degli ospedali sede di pronto soccorso, eroga anche quelle di osservazione, di breve degenza e di rianimazione, garantendo nel contempo anche interventi diagnostico-terapeutici. E ancora, la traumatologia, cardiologia con Utic, traumatologia e cardiologica. Il tutto sostenuto dalle prestazioni di laboratorio di analisi, di diagnostica di immagini e anche trasfusionali. Insomma, un ospedale a tutti gli effetti.
Per quanto riguarda invece il Dea di secondo livello, oltre a compendere tutti i servizi elencati per i Dea di primo livello, garantisce o dovrebbe garantire funzioni di più alta qualificazione legate sempre all’emergenza, tra le quali la Neurochirurgia, la Cardiochirurgia, la Terapia Intensiva neonatale, la Chirurgia Toracica e la Chirurgia Vascolare.
Per quanto riguarda infine le unità per grandi ustionati e spinali, queste possono entrare in un Dea di secondo livello se vi sono collocate espressamente dalla programmazione regionale, cioè dal piano ospedaliero di cui abbiamo trattato in questo articolo.