CASERTA. PARCHEGGIO POLLIO. I Dresia lasciano a casa 17 dipendenti e continuano ad incassare dalle macchinette nonostante il contratto scaduto. Carlo Marino e Gaetano Scarpato…

21 Maggio 2021 - 18:39

Il sindacato Fiadel domani (sabato) alle 18 porta i dipendenti della Sea Service in strada per manifestare. Vogliono tornare a lavorare

CASERTA – I lettori di CasertaCe hanno bene in mente cosa è successo negli ultimi 10 anni circa intorno al parcheggio del ex caserma Pollio, uno dei più importanti di tutta la città di Caserta, in considerazione del fatto che si trova letteralmente a due passi dalla Reggia vanvitelliana e dal centro della città.

In principio fu la cooperativa Caserta Nuova di proprietà alla famiglia Dresia, un gruppo di persone legate al sindaco Carlo Marino  – e dopo capiremo meglio in che modo -, a gestire il parcheggio per conto del comune. Dopo aver lasciato una montagna di debiti, non avendo pagato spesso e volentieri il canone all’amministrazione cittadina, è arrivata la Sea Service, altra società in mano alla Dresia’s Family, con un contratto che prevede il 27% degli incassi da inviare a Palazzo Castropignano e il restante nelle casse del privato. Un contratto, peraltro, scaduto e in proroga.

E non ci ripeteremo sul fatto che dare in gestione il parcheggio alla società la cui proprietà è legata a chi non ti ha pagato per anni per lo stesso servizio è a dir poco

tafazziano
. Anche perché, come prevede l’antico adagio, errare è umano, perseverare è diabolico.

Sicuramente la perseveranza c’è, visto e considerato che i Revisori del collegio dei conti di Caserta hanno chiesto al sindaco e all’amministrazione di attivare le procedure di risoluzione del contratto con la SEA Service, visto e considerato che anche questa società dei Dresia non sta pagando il canone. Una situazione che pare sia stata sanata proprio nei giorni scorsi, ma non ne abbiamo ancora certezza.

E veniamo alla notizia recente, nella giornata di domani, sabato 22 maggio, i dipendenti della Sea Service scenderanno in piazza per protestare contro la decisione dell’azienda di metterli in cassa integrazione Covid, come previsto dalla procedura ex art 19 del decreto legge numero 18 del 17 marzo 2020, che è passato alla storia come il Decreto Cura Italia.

Come detto, la società dei Dresia ha messo a riposo forzato dal 1 aprile di quest’anno fino al 13 ottobre 17 dipendenti, con una sospensione a zero ore dal lavoro. In pratica, stanno a casa pagati dall’INPS. E fin qui direte voi, tutto ok, può succedere durante una pandemia. Il punto centrale, il punto importantissimo che fa notare la Fiadel, il sindacato dei lavoratori della Sea, è che l’attività è ripresa: il parcheggio di via Pollio è in funzione e sta ospitando decine e decine di auto giornalmente.

E quindi, a questo punto, la cassa integrazione Covid a chi serve? Perché è ancora attiva? Può essere che, per recuperare i soldi che la Sea Service deve dare al comune per il canone (il 27% di prima), sta utilizzando gli ammortizzatori sociali e sta tenendo i dipendenti a casa, risparmiando sulla spesa della forza lavoro? E se parliamo di un contratto in proroga, quindi scaduto, con una continuazione utile per non lasciare a piedi delle persone, togliendo a delle famiglie il sostentamento economico, perché attivare questa cassa integrazione per il periodo estivo, cioè quello che, dati covid alla mano, vedrà riempirsi la città di visitatori e inevitabilmente anche il parcheggio dell’ex caserma Pollio? Ovviamente, se vorranno rispondere alle domande appena poste, Dresia, Marino e il personaggio che tra poco citeremo avranno possibilità di utilizzare il nostro sito per chiarire questi punti.

Queste situazioni noi non le conosciamo e facciamo fatica a capirle, ciò che è certo è che questi dipendenti non ci stanno più a stare a casa e vogliono tornare ad essere dei veri lavoratori, sudandosi la loro paga.

Chiudiamo l’articolo con una piccola nota, quasi una curiosità: il rappresentante legale della Sea Service, Gaetano Scarpato, è lo stesso Gaetano Scarpato, legato familiarmente ai Dresia, che nel 2016 si è candidato alle elezioni comunali in una lista candidata con Carlo Marino, raccogliendo oltre 400 voti per il candidato sindaco. Scarpato, per sua sfortuna, salì alla ribalta della cronaca proprio dopo le elezioni 2016, quando la sua auto fu data alle fiamme assieme a quella della compagna, la sorella di Nicola Dresia, e di un altro residente delle palazzine tra i rioni Ises e Cappiello.

Giusto se servisse un’altra prova del fatto che a Caserta la commistione tra politica ed economia è diventata realmente un problema. Un problema che emerge dai fatti, dai mancati pagamenti che la società dei Dresia, il cui numero 1 pro tempore è proprio Scarpato, non eroga nei confronti dell’amministrazione che Marino guida, candidato sindaco 5 anni fa di questo legale rappresentante.