Processo a DON MICHELE BARONE. L’avvocato difensore del funzionario di polizia Schettino cala le sue carte e va all’attacco della relazione dell’altro poliziotto Vito Esposito

17 Luglio 2019 - 20:15

CASAL DI PRINCIPE/CASAPESENNA – (tp) Nel processo a carico di don Michele Barone, difeso dall’avvocato Camillo Irace, che si sta celebrando innanzi al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, seconda sezione penale, presidente Maria Francica, ultimati i testi della difesa di Barone e dopo la rinuncia dei testi della difesa dei genitori della parte offesa, i quali, com’è noto, sono anche loro imputati in questo processo, ora sono i testimoni citati dalla difesa del funzionatio di polizia Schettino, a sfilare in aula.

Il primo teste era il vice ispettore di polizia Di Fede che ebbe a stendere l’esposto di Nicoletta Tramontano, sorella della vittima e irriducibile lottatrice in grado di mobilitare anche il programma Le Iene sulla vicenda degli esorcismi targati don Michele Barone. Poi è stata la volta di un altro esponente della polizia di stato, il commissario Vito Esposito in relazione al quale, l’avvocato Carlo De Stavola, difensore di Schettino, ha eccepito che non potesse essere sentito come teste puro perché ricorrevano, proprio dagli atti dallo stesso redatti, elementi per ritenerlo indiziato di reato e quindi occorreva che lo stesso fosse assistito da un difensore.

Alla richiesta si opponevano i pubblici ministeri e la parte civile. In realtà, Esposito aveva redatto una relazione di servizio in data 19.2.2018, lo stesso giorno nel quale in procura veniva sentita Nicoletta Tramontano, per fatti accaduti il 23.10.2017. In effetti l’accusa al poliziotto del commissariato di Maddaloni si fonda da un lato sulle dichiarazioni della citata Nicoletta Tramontano e dall’altro proprio sulla relazione di Esposito, redatta però a 4 mesi di distanza dai fatti e 4 giorni dopo la messa in onda del servizio delle Iene.

Su questi fatti, ha fondato, nell’udienza di oggi, i suoi interventi in aula, la difesa di Schettino.

Il processo è stato rinviato al 17 settembre, in considerazione del fatto che pur essendo stato citato Esposito come indagato e dunque con l’obbligo di assistenza da parte di un difensore, quest’ultimo non si è visto in aula in quanto il poliziotto ha dichiarato di aver dimenticato di avvertirlo in tempo. Per cui, ha chiesto ed ottenuto di rinviare ad altra data, il suo interrogatorio, in modo che questo avvenga, come la legge prevede, alla presenza del suo difensore.