Reggia di Caserta: una storia fatta di lusso, sfarzo e numerose spoliazioni
17 Giugno 2020 - 10:08
La Reggia di Caserta è senza dubbio una delle opere architettoniche più imponenti e importanti non soltanto della Regione Campania, ma anche a livello nazionale ed europeo, tanto da essere ogni anno meta di migliaia di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Progettato con l’intento di superare in maestosità la più famosa Reggia di Versailles, il Palazzo Reale casertano è stato sin dalla sua realizzazione uno dei luoghi più significativi del meridione, un vero e proprio simbolo della ricchezza dei Borboni e, per questo motivo, spesso oggetto di razzie e spoliazioni da parte dei rivali della famiglia reale e dei trafficanti di opere d’arte.
Breve storia della Reggia di Caserta
La storia della Reggia di Caserta affonda le sue radici alla metà del XVIII secolo, quando Carlo di Borbone decise di costruire un edificio maestoso che simboleggiasse il centro ideale del nuovo regno di Napoli, finalmente libero dalla dominazione spagnola. Il progetto, che fu affidato all’architetto Luigi Vanvitelli, aveva lo scopo di mostrare a tutta Europa la grandezza e la ricchezza del Regno, che poteva vantare un palazzo reale dello stesso valore, se non migliore, rispetto a quelle delle altre famiglie regnanti nel Vecchio Continente.
La costruzione ebbe inizio il 20 gennaio del 1752 e proseguì con grande impegno di uomini e mezzi per almeno 7 anni, fino a quando, cioè, Carlo di Borbone rientrò a Madrid alla morte del re di Spagna per assumere il titolo di sovrano, come Carlo III di Borbone. L’assenza di Carlo rallentò i lavori che, alla morte di Vanvitelli nel 1773, risultavano ancora ampiamente incompleti. La conclusione dell’opera non arrivò che nel secolo successivo, per mano di Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, e di altri architetti formatisi alla scuola dello stesso artista. Da allora, la Reggia di Caserta rappresenta un vero e proprio vanto per la Campania e per l’Italia, che possono mostrare al mondo tutto lo splendore di un edificio dalla bellezza unica e ripercorrere i fasti di un’epoca di grande prestigio per l’intera area.
Il valore degli arredi della Reggia
L’idea di mostrare al resto del mondo il potere e la ricchezza della famiglia regnante a Napoli non si limitava alla sola veste architettonica della Reggia, ma ovviamente puntava fortemente anche sulla presenza di arredi e opere d’arte uniche, che potessero raccontare a chi visitava il palazzo il gusto e lo sfarzo dei Borbone.
Sebbene ancora oggi sia possibile ammirare parte di quelle testimonianze, nel corso dei secoli gli arredi della Reggia di Caserta hanno conosciuto diverse perdite, dovute sia all’azione dell’uomo, in occasione di guerre e furti, sia per eventi naturali come i terremoti. Molti oggetti di valore negli anni sono andati distrutti o trafugati per essere trasferiti in altre parti d’Europa, a danno di un luogo unico che, nonostante ciò, riesce a conservare tutto il suo fascino e a raccontare le evoluzioni artistiche dal tardo barocco fino allo stile Liberty.
Furti e spoliazioni all’interno della Reggia
Come detto, parte degli arredi della Reggia di Caserta è andata persa anche per via di furti e spoliazioni dovute, in molti casi, a eventi bellici e politici. Se già Carlo di Borbone, alla sua partenza per essere incoronato Re di Spagna, aveva provveduto a portare con sé diverse opere e importanti ceramiche di Capodimonte, grandi perdite furono legate anche all’arrivo delle truppe napoleoniche.
L’avvento delle forze armate napoleoniche sul territorio campano, che portò nel 1799 alla nascita della Repubblica Napoletana e all’allontanamento temporaneo dei Borboni fu infatti uno degli eventi che costò alla Reggia di Caserta la perdita di numerose opere d’arte. Gli stessi reali in fuga verso la Sicilia portarono con sé parte degli arredi del palazzo, che non furono mai più ricollocati sul posto, ma anche l’iniziativa dei personaggi fedeli all’imperatore francese costituì un ulteriore motivo di depauperamento. Da amante dei giochi di strategia e abilità come il Vingt-et-un, Napoleone Bonaparte scelse infatti con cura le pedine chiave per la sua espansione su territorio italiano, nominando nel 1808 Gioacchino Murat Re di Napoli: proprio quest’ultimo scelse di importare dalla Francia dei nuovi arredi in sostituzione di quelli già presenti, che furono dunque rimossi definitivamente, senza contare che molte altre opere sparirono quando, al ritorno dei Borboni, Murat e i suoi dovettero abbandonare Caserta. Va anche dato merito, però, ai napoleonici, di aver dato impulso nel loro periodo di reggenza a molti lavori che tuttora arricchiscono la Reggia.
Nel 1860, un altro duro colpo al patrimonio della Reggia arrivò per mano dei piemontesi: le truppe di Garibaldi avevano infatti definitivamente rovesciato il regno borbonico, dando il via a un lungo inventario e al prelievo di gran parte delle ricchezze presenti nei vari palazzi reali, tra i quali appunto spiccava la Reggia. Molti di tali arredi risultano tutt’oggi dispersi, mentre altri furono distrutti già all’epoca, come nel caso della camera da letto di Ferdinando II, bruciata perché si credeva che il re fosse morto per una malattia contagiosa.
Non meno importante è infine il danno subito in piena II guerra mondiale, precisamente nel 1943, quando le truppe americane occuparono la Reggia, ufficialmente allo scopo di proteggerla da eventuali razzie nemiche. In realtà, molte testimonianze del tempo parlano di scempi di vario genere a danno della struttura e delle opere in essa contenute, che in molti casi non sono più state recuperate o, addirittura, sono andate disperse.