Roba da matti: lo Stato italiano ha finanziato anche i lavori delle strutture che servivano alla latitanza di Michele Zagaria

26 Maggio 2018 - 16:52

CASAPESENNA (g.g.) – Nicola Inquieto non è l’unico protagonista dell’ordinanza più importante degli ultimi mesi, riguardante il clan dei Casalesi e, specificatamente, il sistema del riciclaggio, delle grandi lavatrici, spesso internazionali, del danaro sporco. C’è anche una parte, molto corposa riguardante un secondo fratello imprenditore, cioè Giuseppe Inquieto.

Nei giorni scorsi ne abbiamo scritto, dando conto del pettegolezzo tra la moglie e la figlia del terzo fratello, Vincenzo Inquieto, colui che ha ospitato il boss nella casa di via Mascagni, dove è stato poi catturato il 7 dicembre del 2011.

Le due sono state, per qualche tempo, convinte che fosse stato Giuseppe Inquieto, cognato della prima e zio della seconda, ad “essersi venduto” Michele Zagaria alla polizia.

Leggendo il seguito dell’ordinanza, però, si capisce che difficilmente, al di là del contributo certo che la medesima cattura hanno dato Generoso Restina e la ex moglie Anna Aversano, anche Giuseppe Inquieto abbia potuto fornire qualche dritta.

Ciò perché quest’ultimo è stato proprio l’uomo di fiducia che Zagaria ha utilizzato quando ha rotto i rapporti con i coniugi Restina. Li ha utilizzati per sostituirli nella proprietà della ben nota Aurora Service, titolare di un mega appalto per le pulizie del centro commerciale Jambo e molto presente, ricordiamo, nelle pubblicità delle televisioni regionali, napoletane soprattutto, degli anni ’90. Il patrimonio di Giuseppe Inquieto era sicuramente più modesto rispetto a quello di Nicola, in funzione di un’attività imprenditoriale di minore entità.

Il gip afferma che non esiste la certezza matematica che anche la Inab Metal fosse ugualmente un’azienda di Zagaria in cui Giuseppe Inquieto rappresentava solo una testa di legno. Ma la cosa clamorosa che in questa ordinanza è scritta, in maniera documentatissima, sono i soldi, i tanti quattrini che la Inab Metal ha ricevuto da quella che al tempo si chiamava Sviluppo Italia e che oggi invece si chiama Invitalia. Finanziamenti dello Stato per 180mila euro a partire dall’11 maggio 2004 fino al 31 dicembre 2005.

Se non è certa la proprietà sostanziale di Zagaria di questa azienda, è certissimo e documentato il fatto che Giuseppe Inquieto, bravissimo fabbro, proprio all’interno dei capannoni della Inab, tagliava, confezionava le strutture in ferro finalizzate a mimetizzare, in maniera perfetta le botole cui si accedeva al covo del super boss.

Per cui, o lo Stato italiano ha finanziato direttamente Zagaria oppure, quanto meno ha finanziato l’attività di chi lavorava, perché lo stesso Stato non lo catturasse.

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA