ROBA DA NEURO: De Luca, Bonavitacola e Mirra intimano alla Provincia di passare gratis la proprietà degli impianti dei rifiuti all’Eda, in cui comanda Agostino Sorà, già pluri-consulente di molte imprese della monnezza

18 Febbraio 2021 - 11:51

Più si va avanti e più si assiste ad una drammatica deriva fatta di rozzezza amministrativa, arroganza. Con un’iniezione a freddo, il vice presidente della Regione che poi ha risposto in maniera incredibile a Magliocca, vuole imporre una sorta di esproprio dello Stir e di altri impianti gestiti da Gisec, a titolo gratuito 

 

CASERTA(Gianluigi Guarino) Il momento è arrivato. Evidentemente le elezioni comunali di Santa Maria Capua Vetere da un lato e l’attività simpaticamente predatoria, legata a una sorta di lottizzazione hard, del consigliere regionale Giovanni Zannini, che ha definitivamente affossato il Consorzio Idrico, necessitano dell’apertura di nuove frontiere della spesa pubblica da utilizzare per riempire le solite mangiatoie. Ricordate gli enti d’ambito o Eda che dir si voglia? Sono gli enti costituiti dalla Regione Campania per gestire le due lucrose filiere dell’acqua e dei rifiuti. Abbiamo scritto più volte che il passaggio delle competenze tra l’amministrazione provinciale e la Regione, attraverso l’Eda dei rifiuti e tra il Consorzio Idrico insieme ai comuni che di questo non fanno parte per quel che riguarda l’Eda delle acque, approvvigionandosi direttamente dalla Regione, avrebbe dovuto definirsi, perfezionarsi.

Ciò perchè lo prevedeva una legge regionale. Però, un’idea di per se non disprezzabile, come questa, applicata in provincia di Caserta e gestita dagli attori della politica e dai loro sodali delle burocrazie degli enti locali, si sarebbe rivelata la solita porcheria. L’Eda dei rifiuti, ad esempio, così come è stata impostata, per la persona che la presiede, cioè il sindaco di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra,

e per il dirigente che la coordina, lo storicamente noto ai nostri articoli Agostino Sorà, già capo ripartizione del suo comune, dopo una lunga carriera, vissuta da super consulente più o meno globale delle imprese dei rifiuti più importanti del nostro territorio, Dhi ma non solo, dicevamo, questo format non può non portare ad una riproposizione degli schemi del passato.

Dunque, l’Eda dei rifiuti sarà come i Consorzi Ce1, Ce2, Ce3 e Ce4 messi insieme. Potete ben immaginare, e ci riferiamo soprattutto a chi ha vissuto e si è interessato alle vicende di quegli enti ai tempi in cui al loro interno succedeva di tutto e di più, cosa ci avviamo a leggere e a denunciare. Affermiamo questo non perchè riteniamo Antonio Mirra ed Agostino Sorà persone poco raccomandabili, tutt’altro, ma perchè entrambi, l’uomo come uomo politico, l’altro come burocrate, scaturiscono da una coltura e da una cultura impastate di consociativismo, di utilizzo clientelare e para-lobbistico della cosa pubblica.

Facciamo un esempio a caso, Sorà: scherzi a parte, com’è potuto accadere che un dirigente pubblico che ha svolto legittimamente attività di consulente a più imprese private attive nel settore dei rifiuti e attive, e Dio sa solo come, nel sistema degli appalti, possa ora, da direttore generale dell’Eda dei rifiuti, prendere in mano il pallino e fare quello che il presidente Antonio Mirra ha messo nero su bianco nella comunicazione che ha spedito nei giorni scorsi all’amministrazione provinciale e alla Gisec, intimando loro di “trasferire a titolo gratuito le dotazioni impiantistiche già utilizzate dalle società provinciali in proprietà degli Eda“? Neanche si trattasse di tre apecar e di due smart scassate pescate direttamente dalle spassose canzoni di Tony Tammaro.

Facciamo un secondo esempio, Sorà: (ri)scherzi a parte, può un professionista, seppur rispettabile, qual è Agostino Sorà, governare la procedura che, dopo questo buffo esproprio, dovrebbe portare, secodno quello che Mirra scrive nella citata lettera, “”per renderli dispponibili (gli impianti, nd.d.d.) ai soggetti gestori successivamente indivudati dagli Eda”? Quando, alle gare d’appalto per l’individuazione “di questi soggetti” si presenteranno imprese per cui Sorà ha lavorato, potrà avere questi la serenità giusta per svolgere l’attività di Rup o per presiedere una commissione di aggiudicazione o anche solo per preparare i documenti per una stazione unica appaltante?

Mirra, ma che cavolo scrivi?! Già immaginiamo la risposta: io mi limito ad applicare la legge. E sapete qual è la legge? Ve lo diciamo noi: una porcata compiuta a fine anno dal duo De Luca-Bonavitacola, i quali, compulsati dai loro consiglieri regionali, con Zannini ovviamente in prima linea, perchè su queste cose lui ormai è un compulsivo, hanno praticato una “siringhina”, una iniezione a freddo o al limite, in alternativa, una ben assestata suppostina nella legge 38 del 29 dicembre 2020. Nell’articolo 32 comma 1 lettera f (più nascosta di così tra commi, sotto-commi e lettere…) viene scritto che le “Amministrazioni provinciali e la Città metropolitana di Napoli devono traferire,” così come abbiamo già anticipato, citando lo scritto di Mirra, “a titolo gratuito”, leggete bene, a titolo gratuito, “le dotazioni impiantistiche già utilizzate dalle società provinciali in proprietà agli Eda.

Pare che qualcuno abbia chiesto lumi a Bonavitacola, il quale, da buon amministratore di una fattoria latifondista ai tempi di Emiliano Zapata e Pancio Villa, ha detto alla Provincia di non preoccuparsi che lui poi darà i ristori, magari riferendosi a qualche wedding sopravvissuto alle ordinanze del suo datore di lavoro. Quello che stupisce già da ora è la banalità, la temerarietà, la spicciatività con cui De Luca e Bonavitacola confezionano le leggi regionali. Al riguardo va detto che una legge, in quanto tale, non è una sanzione definitiva rispetto ad una materia, una legge non costituisce “i dieci comandamenti”.

Perchè se la legge dice, ad esempio, che da domani mattina gli espropri si fanno bombardando con gli aerei le case di chi abita nel terreno da acquisire al patrimonio pubblico, si potrà al limite andare alla Consulta, sollevando un problema di costituzionalità.

E’ talmente rozza, arrogante, raffazzonata la modifica infilata di nascosto nei giorni di Capodanno, che onestamente si capisce che questi hanno sul serio idee pericolose per la gestione degli enti d’ambito. Ma è mai possibile che l’amministrazione provinciale per la gestione dello Stir di Santa Maria Capua Vetere e di altri impianti abbia speso vagonate di quattrini, ovviamente attinti dalle casse pubbliche, e ora, come si suol dire, “con una mano davanti e un’altra di dietro“, porta le chiavi a Napoli, perchè poi il padrone del vapore Bonavitacola darà eventualmente una caramellina per ristorare.

E’ roba poco seria. Un processo di queste dimensioni va organizzato attraverso procedure giuridicamente appropriate, magari allegando allo stesso un cronoprogramma che dia una garanzia che il passaggio avvenga in tempi certi. Ma sicuramente non si può fare come Bonavitacola vuole fare, stile bancarella del torrone e per di più con un direttore generale che, ripetiamo, a nostro avviso, per i rapporti professionali che ha intrattenuto con diverse imprese dei rifiuti (ultimamente ha molto familiarizzato con Ecoce di Giugliano, che peraltro sta attraversando qualche problemino sul versante delle interdittive), non può ricoprire la carica che ricopre.

Ma non perchè ci siano delle ragioni legate ad un suo cattivo comportamento. Per favore, non fateci ripetere sempre lo stesso discorso sul principio dell’opportunità che deve essere punto di riferimento nel governo della cosa pubblica, di ogni processo amministrativo al pari del principio di legalità che attiene, eventualmente, all’esercizio dell’azione penale. La speranza è che questo articolo serva a ristabilire un minimo di decenza nella procedura e magari induca Mirra e Sorà a riflettere un attimo, visto che al secondo non mancano molti mesi alla pensione e che dunque sarebbe nobile, da parte sua, fare un passo indietro in onore di quel principio dell’opportunità rispetto a un conflitto di interessi seppur solamente latente.

Ovviamente antenne alzate.