S. MARIA C.V. Antonio Mirra come Re Travicello: prima fa fuoco e fiamme per uscire dall’Asi, poi se la fa addosso e ritira il punto all’ordine del giorno

28 Luglio 2018 - 17:47

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) – Se il poeta e scrittore dell’antica Roma Fedro lo avesse incrociato, sicuramente, invece del famoso pezzo di legno, lo avrebbe fatto buttare a Zeus Antonio Mirra nello stagno delle  rane. Perché questo possiede un eccezionale struttura caratteriale di un Re Travicello in carne ed ossa. Indeciso su tutto, sulla questione Asi ha scritto un vero e proprio capolavoro. Prima ha detto ai suoi della maggioranza di far partire l’iter dell’uscita di Santa Maria Capua Vetere dal consorzio delle aree industriali. Poi, di fronte ai dubbi e al voto fondamentalmente contrario di tre consiglieri della citata maggioranza, compulsati dai loro riferimenti in consiglio regionale, ha mostrato i muscoli andando lui stesso in commissione, dopo aver preteso che fosse convocata 24 ore dopo il citato no, a dire che chi non si allineava si sarebbe messo contro di lui. Quando abbiamo visto il punto dell’Asi, metto all’ultimo posto dell’ordine del giorno del consiglio comunale di ieri, abbiamo già capito che tutta questa virilità stava cadendo nell’indecisione, nei dubbi. Altre telefonate dei consiglieri regionali, una visita diretta di Gennaro Oliviero portato dal sindaco da Nicola Leone e la necessità dei vari Bosco, Graziano, soprattutto Graziano, Zannini e Oliviero di mantenere la maggioranza nell’assemblea dell’Asi in modo da costruire un’altra candidatura alla presidenza in stile Raffaella Pignetti, in pratica una protesi politica di Graziano, e in Re Travicello di Santa Maria Capua Vetere che come il legno di Zeus si accontanta di galleggiare, ha fatto ritirare ingloriosamente la questione Asi dall’ordine del giorno di ieri.

Ora, a Mirra non è che interessi granché il marchio del suo prestigio politico, della sua autorevolezza, di una possibile capacità di leadership. Si accontenta di galleggiare tra una nomina e l’altra, facendo qualche favore a un amico o agli amici degli amici, promuovendo questa storia dei vincoli che puzza di illegittimità a 100 km di distanza, di guardare senza obiettare una sillaba il processo che sta consentendo ad un’impresa che, magari sotto mentite spoglie, come quella che si è opposta in cassazione alle sentenze delle commissioni tributarie, che le imponevano di pagare come tutti i cittadini Tarsu e Tosap di raccogliere montagne di quattrini attraverso una proroga a dir poco discutibile del servizio di gestione dei parcheggi a pagamento, in attesa di una gara nella quale la stessa impresa, in barba a tutte le raccomandazioni e ai rilievi posti in questi anni dall’Anac di Raffaele Cantone sui principi delle rotazioni e sulla necessità di sradicale le rendite di posizione (nei prossimi giorni ne parleremo nel dettaglio) parteciperà con la sicurezza, e ci prendiamo tutte le responsabilità di quello che scriviamo perché sarà così, di vincere la citata gara, confermando il feudo (altro che rendita di posizione) ultra-decennale, grazie al quale si è creato anche un potente grumo politico, quello degli amici di Gennaro Oliviero e cioé Carlo Russo, Nicola Leone e la Sepolvere Junior di vincere.

Questo è il regno di re travicello. Chissà se succederà, almeno una volta, che anche la seconda parte della favola di Fedro si realizzi determinando un processo di pulizia, nella politica locale, di cui Santa Maria Capua Vetere ha un bisogno ormai irrinunciabile.