S.MARIA C.V. Clan Amato, la Cassazione annulla 12 condanne. Ecco cosa succederà ora

4 Marzo 2022 - 10:29

Gli imputati sono accusati dei reati di  estorsioni, usura, armi, illecita concorrenza, violenza privata, danneggiamento, ricettazione e droga

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Esito a sorpresa del processo, celebrato in Corte di Cassazione e frutto del ricorso, presentato dagli avvocati difensori delle 12 persone condannate in primo grado con sentenza poi riformata, ma solo lievemente in Corte di Appello, appartenenti al clan Amato di Santa Maria Capua Vetere.

I giudici romani della legittimità hanno, infatti, annullato, accogliendo le richieste del collegio difensivo, di cui fanno parte gli avvocati Angelo Raucci e Luca Viggiano, il verdetto della Corte di Appello di Napoli, rinviando gli atti del processo presso la stessa Corte di Appello che ora dovrà rifare il processo, assegnandolo, però, ad una sezione diversa da quella che il 5 dicembre 2018 produsse il verdetto oggetto dell’annullamento odierno.

Ricordiamo, al riguardo, che gli imputati condannati più di 4 anni fa, in secondo grado, furono Angela Buonpane (un anno e 6 mesi), Stefano Cecere (10 anni e 6 mesi), Anna Cipullo (un anno e 4 mesi), Gabriele Consolazio (un anno e 10 mesi), Francesco Di Monaco (10 anni), Giovanbattista Di Monaco (10 anni e 10 mesi), Fatos Habraijmi (24 anni), Franco Iorio (2 anni), Simmaco

Maio (8 anni), Sevi Morkrenciuk (9 anni e 6 mesi), Roberta Nocera (un anno e 4 mesi), Pasquale Russo classe 1954 (10 anni).

Per altri 5 imputati, Badri Kaled, Andrade Xavier Marcia Fonseca, Vilson Hasbajrami, Kazani Miri, Pasquale Russo (1982), il reato fu dichiarato estinto già in sede di processo di secondo grado.

Ora tutte queste condanne sono state annullate e si dovrà realizzare un secondo processo. In qualche caso, abbiamo anche sviluppato degli articoli ragionando sulle motivazioni degli annullamenti, sentenziati dalla Corte di Cassazione. Ma in questo caso, trattandosi, a nostro avviso, di soggetti routinariamente alle prese con problemi di giustizia, soprassediamo.