S.MARIA C.V. Il market Pellicano, Paolo Siciliano e l’amministratore giudiziario: se i lavoratori operano in un forno bisogna rimediare specie se è lo Stato a gestire

11 Luglio 2023 - 16:34

Ci è arrivata più di una segnalazione negli ultimi giorni, da parte di avventori del negozio di via Nazionale Appia, per cui, dato che questo giornale ha avuto un ruolo significativo in tutta la vicenda delle indagini nei confronti di questo imprenditore, accusato in pratica di essere un camorrista, abbiamo voluto spendere quello che per noi è un pensiero di equità

SANTA MARIA CAPUA VETERE– E’ arcinoto che i supermercati con il marchio Pellicano, di proprietà dell’imprenditore di Marcianise, più volte inquisito per legali con la camorra, Paolo Siciliano sono sotto sequestro, proprio in relazione alle indagini che riguardano il titolare e sono gestiti da un’amministrazione giudiziaria.

Ci è sembrato serio e giusto non cestinare un paio di segnalazioni, giunteci da nostri lettori che nei giorni scorsi sono andati a far spesa nel supermercato Pellicano di via Nazionale Appia di Santa Maria Capua Vetere. Questo giornale non ha risparmiato nulla a Paolo Siciliano ed è stato l’unico a sollevare, in tempi non sospetti, quando tutti si rapportavano a questo imprenditore senza problemi ad evidenziare, con articoli in esclusiva i suoi rapporti personali, troppo personali, con elementi del clan Belforte ma anche con altri elementi legati al clan dei casalesi, come ad esempio Raffaele

Capaldo, nipote diretto in quanto figlio della sorella, del super boss ed ex primula rossa Michele Zagaria. Se l’autorità giudiziaria e gli inquirenti hanno potuto svolgere un’attività d’ indagine seria e concreta, ciò è accaduto anche grazie a un nostro minimo contributo di studio, di approfondimento ed è proprio per questo motivo che vogliamo segnalare oggi quella che probabilmente è una disattenzione, una carenza di azione da parte dell’amministrazione giudiziaria. Perchè, a casa nostra, non funziona così. Non è che se i condizionatori non funzionano o funzionano male, nonostante i 42 gradi all’ombra, non è che se il supermercato si riempie conseguentemente di insetti, che dilagano nei locali provenendo dalle porte che necessariamente devono stare aperte affinchè il luogo non si trasformi in un forno crematorio, ciò va scritto solo se a capo di quel negozio, di quell’azienda c’è un presunto camorrista così come del resto abbiamo sempre detto e fatto senza praticare, come detto, a Siciliano il benchè minimo sconto. E non è che se queste carenze, molto serie che potrebbero anche determinare un interesse da parte delle autorità sanitarie rispetto ad un ambiente in cui, per l’ 80% si vendono generi alimentari, vanno ignorate o minimizzate solo perchè a capo c’è l’amministratore giudiziario e non un presunto camorrista. Perchè la dignità, il pieno rispetto delle norme igieniche e sugli standard delle condizioni di lavoro non c’azzeccano, almeno in prima battura, con l’identità di chi è chiamato a garantirle. I lavoratori infatti non sono carne da macello. Devono essere rispettati e messi in condizione di operare bene a prescindere, ribadiamo, da chi sia il suo datore di lavoro. Anzi, a maggior ragione devono essere garantiti gli standard di agibilità al lavoro se questi è un delegato di un tribunale della Repubblica Italiana.