S.MARIA C.V. Il sindaco Antonio Mirra chiama direttamente al telefono nelle case dei contagiati: “Passiamo noi a ritirare la monnezza”. Risultato: sacchetti in casa e rischio colera

3 Settembre 2020 - 18:53

Ogni tanto ci piace osservare e commentare le ingenue mosse del primo cittadino che vorrebbe fare il De Luca, ma gli manca “il fisico bestiale”

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE(g.g.) Come abbiamo più volte scritto, il sindaco Antonio Mirra è, come si suol dire, un “bravo cristiano”, animato anche da buona volontà. Purtroppo, però, quando uno possiede una dote, molto spesso è carente in un’altra. Ci sono sindaci che potrebbero fare tanto in quanto possiedono la proverbiale “marcia in più” ma occupano la loro giornata a pensare ai cacchi propri e a brigare negli uffici dei loro dirigenti.

Antonio Mirra ha ritenuto, non a torto, che il covid potesse essere un trampolino di lancio per la campagna elettorale che di qui ad un anno lo vedrà di nuovo candidato alla carica di sindaco. Lo ha pensato perchè, purtroppo, la fruizione della televisione non dovrebbe essere consentita a chiunque per troppe ore al giorno.

Anzi, il concetto va allargato, a questo punto, anche ai socialtutto e alla rete in generale. Quando ha visto che De Luca, ad esempio, ha ribaltato, grazie alla narrazione roboante dell’uomo solo al comando che combatte il micidiale virus, i numeri dei sondaggi che fino a febbraio lo davano per perdente, quando ha notato che il già forte Luca Zaia

ha raggiunto percentuali pressochè bulgare e che il ligure Giovanni Toti ha staccato di gran lunga i suoi competitors che nell’autunno e all’inizio dell’inverno scorsi lo tallonavano, ha pensato che il gioco era fatto e che anche lui avrebbe potuto diventare il salvatore della città.

Ma Antonio Mirra non è Vincenzo De Luca, non è Luca Zaia e non è Giovanni Toti. Secondo noi è migliore di questi. Nel senso che gli riconosciamo un candore sconosciuto ai tre marpionazzi, partendo dal marpionazzo dei marpionazzi cioè quello che abita le stanze di palazzo Santa Lucia a Napoli.

Il candore, spesso, ti porta ad una visione delle cose troppo soffice, che non tiene conto delle tante criticità, frutto della disorganizzazione degli uffici amministrativi e dei servizi che questi dovrebbero coordinare.

Delle sfortunate prese di posizione sul covid dei vip, su quello che avrebbe portato Giuliana De Sio, l’abbiamo scritto a profusione e ci è anche dispiaciuto sberucciare un pò, anzi un bel pò, il primo cittadino. Ma mò, chi glielo ha fatto fare di mettersi lui a telefonare direttamente a quei sammaritani costretti in casa in quanto positivi covid asintomatici o perchè messi in quarantena in quanto sono venuti a contatto con positivi?

Il sindaco Antonio Mirra chiama e dice pressapoco così: caro cittadino, mi rendo conto che stai subendo una grande rottura di scatole. Però, stai tranquillo, che almeno alla monnezza ci pensiamo noi. Nel senso che non dovrai essere tu a portarla sotto alla tua casa, sotto al palazzo, ma saremo noi del comune a veirla a ritirare a domicilio.

Iniziativa apprezzabile, perchè non stressa chi è afflitto dalla preoccupazione del contagio già subito o latente.

Ma se la monnezza, poi, non la vai a ritirare e il contagiato o il “quarantenato” è costretto a tenersela in casa per due, tre o addirittura quattro giorni, succederà che se non s’ammalerà di coronavirus, beccherà il tifo o il colera.

Per certi versi, Antonio Mirra ci risulta proprio simpatico come tutte quelle persone che ci provano, ma non ce la fanno perchè la natura ha sviluppato altre qualità rispetto a quelle del carisma energetico.