SAN CIPRIANO D’AVERSA. Strage di Corinaldo: rimpallo di responsabilità sull’uso dello spray urticante tra Ugo di Puorto e Badr Amouiyah

12 Giugno 2020 - 18:02

Quella sera in discoteca persero la vita 6 ragazzi, di cui 5 minorenni

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Nessuno degli imputati del processo per la strage nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo ha ammesso di avere utilizzato una bomboletta di spray urticante la sera della tragedia. Volevano compiere furti, hanno ammesso, ma senza usare lo spray. Quella sera, era il 7 dicembre del 2018, morirono nella calca 6 persone. In azione sarebbero state 3 bande.

E’ quanto emerso dai racconti dei sei ragazzi, poco più che ventenni, la cosiddetta banda dello spray, imputati in un processo in abbreviato in corso ad Ancona: sono accusati di avere usato lo spray al peperoncino per creare caos nel locale e approfittare della confusione per rubare catenine e monili, mentre una folla di giovanissimi attendeva il concerto o dj set di Sfera Ebbasta. Un modus operandi usato per fare colpi in tutta Italia e anche nel locale di Corinaldo, secondo l’accusa.

I sei però hanno negato di avere usato la bomboletta di sostanza urticante, poi trovata dagli investigatori nella discoteca. Secondo la versione degli imputati che comunque hanno cercato di scaricare le responsabilità gli uni sugli altri, in quella sala c’erano tre gruppi, arrivati con mezzi propri separatamente. Una ‘cellula’, secondo alcuni imputati, sarebbe stata composta da Raffele Mormone, Ugo Di Puorto (figlio di Sigismondo referente del clan dei Casalesi a Modena e ritenuto dagli inquirenti il capo della “banda delle collanine), Eros Amoruso (morto poi nell’aprile 2019 in un incidente stradale) e Badr Amouiyah. In un’altra avrebbero agito Andrea Cavallari, Moez Akari e altre due persone mai entrate nelle indagini. Della terza banda, arrivata a bordo di una terza auto, avrebbero fatto parte l’altro imputato Souhaib Haddada e altri due soggetti non a giudizio.

Rimpallo di responsabilità anche sulla bomboletta; secondo Di Puorto l’aveva portata Badr e lui aveva provato a usarla fuori del locale, «per questo ci sono tracce del mio Dna». Badr invece ha sostenuto di essere venuto al concerto per sentire Sfera Ebbasta e di avere perso di vista gli altri una volta dentro. I vari gruppetti si darebbero poi allontanati quando era scoppiato «il casino», ma solo durante una sosta ad un autogrill, dove avevano incrociato Sfera, avevano capito che era successa «una tragedia». Di Puorto, in lacrime, ha detto: «Sono morte delle persone, se c’è un responsabile lo dica».

Il processo, in cui vengono contestati i reati di omicidio preterintenzionale, associazione per delinquere, lesioni personali e singoli episodi di rapine e furti con strappo, è stato aggiornato al 25 giugno quando inizierà la discussione.