SETTEMBRE AL BORGO. Ecco la prova delle spese folli. La Vanoni, due anni fa, pagata 14 mila euro, qui ne costerà 36 mila

3 Settembre 2019 - 18:32

CASERTA – Solo pochi giorni fa vi raccontavamo in un lungo articolo come, a nostro avviso, (LEGGI QUI) il costo per gli artisti nell’annuale edizione di Settembre Al Borgo fosse stata gonfiato, un prezzo alto rispetto alla media.

Nel fare i complimenti all’impresario che era stato capace di far pagare a peso d’oro tutti i grandi artisti, avevamo però fatto notare che questo salasso era un peso per le tasche dei casertani, che amino Ornella Vanoni o che preferiscano un concerto di Giggione, giustamente a un prezzo inferiore rispetto a una delle prime donne della musica italiana.

Il riferimento ad Ornella Vanoni lo facciamo perché, come avevamo promesso, abbiamo fatto i compiti e siamo andati a spulciare tra le varie kermesse musicali e le relative determine degli enti locali, che i comuni del nord pubblicano con efficienza e rapidità, trovando un atto con cui il simpatico comune di Morbegno, circa 12 mila anime in provincia di Sondrio, per il “Qm live”, festival organizzato dalla città lombarda, dichiara di aver speso 14.640 euro per far salire sul palco la Vanoni e un trio di accompagnamento di tutto rispetto: Roberto Cipelli, Bebo Ferra e Piero Salvatori.

14.640,00 euro. Meno della metà rispetto i 36.300,00 euro che,

invece, il comune di Caserta, in doppio dissesto finanziario (giusto per ricordarlo) ha speso per portare al borgo di Caserta Vecchia la mitica cantante di jazz e bossa nova. Due cifre troppo diverse per non poter gridare ad uno scandalo sui prezzi pagati dai casertani per gli artisti di Settembre al Borgo. Un prezzo gonfiato del 150%, praticamente una follia economica perpetrata dal sindaco Carlo Marino, l’assessore agli eventi Emiliano Casale, quello alla cultura Tiziana Petrillo, incapaci di fare un’adeguata indagine di mercato per trovare un prezzo coerente e non “drogato”, sempre che un’indagine di mercato sia stata fatta.

Meno incapaci sicuramente i due impresari, quello de jure, Antonio Palmieri da Orta di Atella e Andrea Aragosa che, nonostante quello che scrive su Facebook, è strettamente collegato al cartellone degli eventi voluto dal suo assistito Enzo Avitabile. Meno incapaci, dicevamo, perché abili a vendere a un comune distratto da altro i propri artisti ad un prezzo da fare invidia ad un Mino Raiola qualsiasi.

Il concetto resta lo stesso. Ai privati, abili a sfruttare la tremenda burocrazia meridionale locale, vanno i nostri complimenti per la capacità imprenditoriale, che solo le vecchie volpi di un modo difficile come quello dell’intrattenimento riescono ad avere. Per il trio, non jazz, Marino-Casale-Petrillo, invece, i complimenti, dopo questa storia, non riusciamo proprio a farli.

I DUE CACHET A CONFRONTO E IL DOCUMENTO COMPLETO DEL COMUNE DI MORBEGNO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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