STRAGE DELLA DISCOTECA. La difesa del figlio del boss Di Puorto: “Non fu lo spray a causare la fuga mortale, ma la macchina del fumo”

31 Luglio 2020 - 15:50

CASAL DI PRINCIPE (Tina Palomba) – La sentenza di condanna per la strage di Corinaldo per i reati di omicidio preterintenzionale, lesioni personali, furti e rapine sancita ieri in rito abbreviato dal giudice per le indagini preliminari di Ancona ai danni i primi sei imputati è solo una prima parte della storia processuale del caso (LEGGI QUI LA SENTENZA).

La difesa di Ugo Di Puorto, gestita dall’avvocato Carlo De Stavola,è basata su una questione molto particolare che il legale ha spiegato in una breve intervista: “Attendiamo il processo in Appello ad Ancona, dove cercheremo di avvalorare la nostra tesi che non è stato lo spray a causare la fuga ma sono stati soprattutto i problemi legati al fumo coreografico. Molti dei presenti  hanno lamentato disturbi dopo l’emissione dei fumi. La macchina grande dei fumi, poi, quella notte dopo la strage fu fatta sparire ed è stata trovata un mese dopo a S. Marino“.  Oltre al già preannunciato ricorso in Appello per Ugo di Puorto, figlio del boss del clan dei Casalesi detenuto in Sardegna e Raffaele Mormone, condannati a  12 anni e 4 mesi, Andrea Cavallari condannati a 11 anni e 6 mesi, Moez Akari, 11 anni e 2 mesi,  Souhaib Haddada 10 anni e 11 mesi e infine Badr Amouiyah 10 anni e 5 mesi, è atteso pure l’altro filone dell’inchiesta sulle condizioni del locale dove è avvenuta la tragedia e le responsabilità per avere stipato all’interno della discoteca un numero di persone  superiore al limite consentito: sono 17 gli indagati a piede libero. I reati contestati a vario titolo vanno dalla cooperazione in omicidio colposo plurimo aggravato, nella strage morirono cinque minori e una giovane mamma, alle lesioni anche gravi di ben 197 persone, oltre al disastro colposo aggravato dal fatto che il locale non poteva garantire sicurezza se fosse stato destinato a pubblico spettacolo.