GUARDA IL VIDEO. La pizzeria dei vip e il poliziotto prestanome della camorra. Lo scandalo di “Dal Presidente”, il clan Contini e Gerry a’ carogna (pentita)
15 Maggio 2024 - 12:35
NAPOLI – Tra i cinque arrestati, tra cui un poliziotto, Guido Albano, ieri a Napoli per l’inchiesta su camorra e riciclaggio c’è anche Massimiliano Di Caprio, 50 anni, direttore della pizzeria “Dal Presidente”, di via Tribunali, nel centro storico di Napoli, sequestrata dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito di un’indagine antiriciclaggio che riguarda il clan Contini.
Secondo l’accusa, Albano, finito ai domiciliari – in servizio alla Stradale di Avellino – avrebbe accettato di fare da prestanome per una società che produce e vende alimenti da forno, sempre riconducibile alla camorra.
L’uomo avrebbe fornito un apporto economico, circa 20mila euro, per avviare il panificio (sequestrato) e si sarebbe anche messo a disposizione per risolvere tutte le questioni amministrative finalizzate all’avvio dell’attività commerciale
In manette anche la moglie di Di Caprio, una 46enne titolare della società che gestisce la pizzeria, una commercialista e Vincenzo Capozzoli, 49 anni, ritenuto legato al clan Contini e cognato di Di Caprio.
Secondo la Dda, il locale era di fatto gestito dal cognato di un boss e gli incassi del ristorante della centralissima via dei Tribunali sarebbero serviti a finanziare il clan Contini e mantenere i detenuti legati alla camorra.
La pizzeria ‘Dal presidente’, chiamata così perché aperta dal pizzaiolo che preparò la pizza a Bill Clinton durante una visita presidenziale del ‘94 a Napoli, si trova in uno dei due decumani del capoluogo partenopeo. Il valore dei beni sequestrati oggi dai finanzieri ammonta a circa 3,5 milioni di euro.
Le indagini, avvalorate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, a cominciare dal noto capo ultras del Napoli Gennaro De Tommaso, meglio noto come “Genny ‘a carogna”, avrebbero consentito di appurare anche la fittizia intestazione di un’impresa individuale operante nel settore dei servizi turistici – che il precedente titolare sarebbe stato costretto a dismettere con minacce, percosse e intimidazioni – e di sette immobili di pregio situati nel capoluogo partenopeo.