43 anni dalla Strage di Bologna. Il ruolo del casertano Argirò, il “questore con la pistola”

4 Agosto 2023 - 17:36

Caserta (pm) – Mercoledì 2 agosto sono ricorsi i 43 anni della “strage di Bologna”, l’attentato terroristico – la cui matrice neofascista è stata ribadita dal Presidente Mattarella nel suo messaggio commemorativo – che, con l’esplosione di una bomba ad altissimo potenziale collocata all’interno della stazione centrale del capoluogo emiliano-romagnolo, provocò la morte di 85 persone ed il ferimento di oltre 200.

Com’è noto, per quei fatti sono stati condannati all’ergastolo gli ex Nar (nuclei armati rivoluzionari) Valerio FioravantiFrancesca Mambro, e a 30 anni Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti.

Per altri due imputati accusati di essere stati esecutori materiali della strage, l’ex Nar Gilberto Cavallini, e Paolo Bellini, ex appartenente di Avanguardia nazionale, la vicenda giudiziaria è tuttora aperta nella fase degli appelli.

Paolo Bellini, in particolare, è stato catturato il 29 giugno scorso per ordine della magistratura, a seguito di intercettazioni ambientali eseguite dalle DD.dd.aa. di Firenze e Caltanissetta nella sua abitazione, dove stava scontando alcune pene detentive per altre condanne. Dalle conversazioni captate emergeva che Bellini nutriva propositi ostili, fino all’omicidio, nei confronti dell’ex moglie, Maurizia Bonini, e del figlio del presidente della Corte d’assise che l’aveva condannato all’ergastolo nel processo di primo grado. Va ricordato che Maurizia Bonini è stata il testimone chiave per la sua condanna, avendone smentito l’alibi che lei stessa gli aveva assicurato per 40 anni, secondo il quale l’uomo si trovava fuori Bologna in quei giorni e riconoscendolo nell’inquadratura di un filmino girato da un turista tedesco poco dopo l’esplosione.

Ora, queste vicende hanno in parte un protagonista casertano tra gli investigatori che nel corso di questi quattro decenni si sono occupati del caso. Parliamo di Natale Argirò, alto dirigente della polizia italiana, originario di S.Maria C.V. e casertano di adozione, negli anni in cui fu questore di Reggio Emilia.

Nella seconda metà degli anni novanta la provincia reggiana era alle prese con gravi problemi di criminalità, che indussero il sindaco di allora Antonella Spaggiari a chiedere al Capo del Governo, Massimo D’Alema, un nuovo impulso nelle indagini da tempo in corso, coordinate tra le questure di Reggio Emilia e di Bologna ed il Servizio Centrale Operativo di Roma, ma che non avevano prodotto risultati apprezzabili.

L’allora Capo della Polizia, Fernando Masone, chiamato a sbrogliare la matassa, scelse di inviare alla questura di Reggio Emilia un questore che stimava particolarmente per le sue capacità operative, individuandolo in Natale Argirò. Il quale in quel momento era il questore di Benevento, città di origine di Masone, che certo, per questo solo fatto, non ve lo aveva assegnato a caso e che si era particolarmente distinto in diverse operazioni contro la delinquenza sannita.

La decisione segnò la svolta, perché a distanza di alcuni mesi, esattamente nel giugno del 1999, la polizia pervenne all’arresto del neofascista Paolo Bellini detto la Primula Nera per l’omicidio di Alceste Campanile simpatizzante di Lotta Continua e di alcuni cutresi in una faida che partiva da Crotone, nonché per essere l’autore materiale dell’esplosione di una bomba nel bar Pendolino del capoluogo emiliano con diversi feriti.

L’allora questore di Reggio Emilia, Natale Argirò, in un’immagine de La Gazzetta di Reggio della seconda metà degli anni ’90, ritratto prima dell’irruzione in una gioielleria della città presa d’assalto da tre banditi

Da un’intercettazione ambientale disposta con il nuovo corso investigativo erano difatti emerse le responsabilità di Bellini nei gravi fatti, che venne catturato, dopo una sparatoria ingaggiata nel ristorante del suocero “Il Capriolo”, dagli uomini della squadra mobile di Reggio Emilia guidata dal dr. Stavale. Paolo Bellini (che peraltro era collaboratore di giustizia per la DNA), dopo uno stringente interrogatorio frutto di mestiere e di conoscenza del mondo delinquenziale, ammise le proprie responsabilità ed il suo inserimento nella criminalità politica con una confessione che permise al dr. Argirò di indicarlo come possibile autore materiale della strage alla stazione ferroviaria di Bologna.

La Gazzetta di Reggio, che in occasione del suo ventennale aveva dedicato ogni anno al personaggio di quell’anno (tutti rigorosamente reggiani tra cui Nilde Jotti, Romano Prodi ecc.), dedicò eccezionalmente l’anno 1999 a Natale Argirò (definito il Questore con la pistola).

La vicenda è stata ben tratteggiata anche da Giovanni Vignali nel suo libro “L’uomo nero e le stragi” con un particolare riconoscimento al questore casertano.

Questi sono i concittadini che ci onorano.