IL MIRACOLO DI MONDRAGONE. Il trapianto di fegato salva 55enn a un passo dalla morte. “Grazie alla famiglia che mai incontrerò”
19 Luglio 2020 - 12:18
MONDRAGONE (Maria Assunta Cavallo) – E’ la storia questa di un 55 enne mondragonese che per 7 anni ha lottato contro un tumore al fegato. Quando la speranza di sopravvivere alla malattia sembrava ormai affievolirsi, e’ arrivata la notizia di un donatore compatibile e l’uomo e’ stato dunque ricoverato ad inizio giugno, al Policlinico di Milano, e sottoposto a trapianto di fegato. Tutto per fortuna è andato bene così come sta proseguendo bene il recupero fisico del paziente. Purtroppo la legge vieta ai familiari del donatore e a quelli del ricevente la possibilità di incontrarsi e di conoscersi se entrambi le parti lo desiderano, come avviene in altri paesi. Per questo motivo la moglie di F.M. ha deciso di scrivere una lunga lettera in cui ringrazia l’equipe medica del Policlinico che ha assistito il marito, mostrando grande professionalità e grande carica umana in un momento in cui a causa dell’emergenza covid, i pazienti non possono essere assistiti dai propri familiari, e alla famiglia del donatore, che ha compiuto un gesto di immenso amore verso il prossimo, in un momento di assoluto dolore, regalando una nuova vita ad uno sconosciuto.
“Ora sono qui, sei nei miei pensieri. Non so cosa ha provato la tua famiglia quando ha dovuto lasciarti andare, ma so cosa abbiamo provato noi, quando appena un mese fa, ci hanno telefonato per comunicarci che c’era una nuova possibilità di vita, una nuova finestra sul mondo si stava aprendo per noi, e soprattutto per lui, mio marito, un giovane uomo che all’età di 48 anni la vita aveva deciso di mettere alla prova diverse volte, come chi a tradimento viene colpito alle spalle per rubarti il futuro, facendolo con una cattiveria inaudita ed incomprensibile, e condannandoti a vivere in un tempo limitato, “sputando’ la più terribile delle sentenze: epatocarcinoma avanzato, un tumore che hai affrontato con grande coraggio ed invidiabile dignità. E così il 10 giugno scorso, in quella camera di degenza del Policlinico di Milano, è arrivata una sacca che conteneva tutte le nostre paure e al contempo tutte le nostre speranze. Ma soprattutto dentro quella sacca, c’era una vita che si era appena spenta, ed un’altra che stava per riaccendersi. Ora ci sei di nuovo tu, marito mio, assieme ad un’ altra persona.
Una cosa come questa è stata davvero troppo grande per essere accolta e stretta dalle nostre umili mani ed è stata quasi incomprensibile per le nostre menti. Forse non ci verrà mai detto il nome della persona che ci ha donato una parte di sé, così come non sapremo mai chi sono i suoi familiari, giusto o sbagliato che sia, ma so solo che non posso tacere e la mia riconoscenza verso coloro che in un momento di assoluto dolore, hanno compiuto un gesto di immenso amore, non finirà mai. Questo ultimo anno è stato molto faticoso: lunghe corse verso treni, aerei, accompagnate dal timore che non ci fosse abbastanza tempo, che non ci fosse più quel tempo per realizzare i nostri progetti, nonostante ci sforzassimo di pensare ad un futuro ancora insieme. In questi ultimi 7 anni, abbiamo trascorso più tempo tra le corsie degli ospedali che a casa dove ci dicevano che c’era assoluto bisogno di un nuovo fegato perché il tuo era troppo stanco e malandato e aveva iniziato a fare i capricci. E così è poi giunto quel fatidico momento in cui abbiamo accolto un nuovo organo, in cui riposa l’anima del donatore e prometto di averne per sempre cura. Ora puoi guardare nuovamente al futuro, respirare liberamente, sentirti vigoroso e forte nel lungo cammino della riabilitazione tornando a sorridere.
Io ti ringrazio caro donatore per tutte le porte che hai aperto davanti a noi, per questa nuova vita. Io ti ringrazio dal profondo del mio cuore così come ringrazio i tuoi congiunti che hanno preso una delle decisioni più difficili, che ha portato a salvare un’altra vita.
Ogni essere umano lascia una traccia di sé su questa terra e tu anima bella, hai lasciato la tua, in mio marito, per sempre. Il mio pensiero va ogni giorno a te con immensa gratitudine. Desidero inoltre ringraziare tutta l’equipe medica del reparto trapianti di fegato del Policlinico di Milano, le infermiere, il personale tutto, per aver svolto il proprio lavoro con grande professionalità e per esserci stati vicini con grande carica umana, in un momento in cui a causa della Pandemia, non era possibile nessun tipo di contatto con il nostro caro congiunto. Grazie di cuore a tutti”. R B.