COVID E 118. L’operazione improvvida di S.MARIA C.V. ed Aversa ha ridotto allo stremo la Centrale Operativa. Turni diurni di 12 ore

10 Novembre 2020 - 16:31

CASERTA – Se fossimo riusciti a scrivere questo articolo una settimana, dieci giorni fa, sarebbe risultato molto più nitido il quadro di una situazione sicuramente mal gestita dall’Asl di Caserta e dalla sua articolazione che dirige i servizi di emergenza, per intenderci il 118.
Dieci giorni fa, infatti, sarebbe risultata ancora più netta la considerazione sulla inopportunità, sulla tempistica improvvida (in quanto non capace, a nostro avviso, di valutare correttamente gli effetti a breve o medio termine di un atto amministrativo compiuto) con la quale il dirigente del 118 Roberto Mannella, persona degna del massimo rispetto, con una lunga storia professionale alle spalle, ha modificato la configurazione dei servizi 118 sul territorio casertano, alleggerendo la cooperativa Misericordia.

Le due postazioni di Curti e di Aversa hanno cambiato faccia visto che, per effetto di quel provvedimento, di cui noi demmo immediata notizia (CLICCA QUI PER LEGGERE), hanno cominciato ad essere gestite esclusivamente da personale Asl.
Dunque, non più gli infermieri somministrati quale servizio esternalizzato dalla Misericordia di Caivano, ma infermieri e autisti Asl, in un processo di autentica internalizzazione del servizio ad emendamento in corso d’opera della convenzione stipulata all’indomani dell’ennesima agevole vittoria della Misericordia nell’ultima gara d’appalto.
Non è stata un’operazione leggera, perché le due postazioni sono autenticamente fondamentali.
Quella di Curti è insediata fisicamente nel territorio di questo Comune, ma è a tutti gli effetti la postazione 118 della città di S.Maria C.V., i cui confini distano non più di 100 metri.
Per quanto riguarda Aversa, come diceva il famoso slogan del confetto lassativo, “basta la parola”.
Insomma, l’Asl è intervenuta col bisturi su un contratto, peraltro vigente da poco tempo, visto e considerato che l’aggiudicazione della gara alla Misericordia non è molto risalente.
Un’iniziativa di questo genere lasciava presupporre, o meglio, lasciava presupporre ad uno svedese capitato qui per caso, che l’Asl di Caserta fosse stata improvvisamente toccata dalla grazia, rovesciando il rapporto aritmetico tra quantità e qualità dei servizi da essa erogati e personale a disposizione.
Non più carenze, non più la frustrazione e il grigiore della sottodimensione, bensì tanti nuovi infermieri, appena assunti, in modo da riempire tutti gli spazi quantomeno a parità del quoziente appena descritto.
E invece no. Non è andata così.
Per sostituire gli infermieri, il personale che la Misericordia ha detratto dalle postazioni di Curti-Santa Maria C.V. e di Aversa, sono stati utilizzati infermieri impegnati nella sala operativa di Caserta, che già viveva una condizione di gravissima precarietà, così come abbiamo scritto in tanti articoli, confrontandoci, qualche volta, con le opinioni divergenti dalle nostre del dirigente Mannella.
Già nei giorni immediatamente successivi a questa operazione, che al di là delle ragioni di una razionalizzazione del rapporto con la Misericordia, la quale rispetto agli impegni presi contrattualmente si è trovata a dover affrontare altri ed ingenti costi legati, ad esempio, alla sanificazione delle ambulanze e alla fornitura dei dispositivi di protezione ai suoi infermieri, al di là di queste ragioni la condizione di precarietà della sala operativa del 118 meritava una lungimiranza differente.

Queste ragioni, infatti, che hanno costretto le unità più esperte della centrale operativa a doversi immolare anche in turni lunghi 12 ore consecutive, non potevano non rappresentare un elemento per calibrare la programmazione e la rideterminazione della struttura dei costi, del rapporto tra questi e i servizi erogati.
Il covid era già minaccioso e non prefigurava niente di buono.
Oggi capita, purtroppo, che l’enorme emergenza finisca per sfumare l’evidenza di quella decisione sbagliata, subissata da una sorta di emergenza bellica che costringe anche noi a fermarci al nudo fatto di cronaca, alla circostanza della morte, della orribile peregrinazione, lunga anche 7-8 ore di un paziente covid e soprattutto ai ritardi spaventosi e spesso decisivi con cui le ambulanze arrivano sul posto, stabilendo una sorta di moratoria nella ricerca della responsabilità da parte di dirigenti che se sono tali, se guadagnano 5mila euro al mese, è giusto che dimostrino di essere più bravi, più preparati, più esperti di un qualsiasi portantino che, con rispetto parlando, uno può mettere a capo del servizio 118 della stessa Asl.
E invece le responsabilità ci sono, perché anche in questo caso, ci perdoni la franchezza, il dirigente Mannella, sia detto con il massimo rispetto, ha prodotto, probabilmente senza neanche accorgersene, una rappresentazione meramente autoreferenziale della sua funzione, come se il covid e le sue minacce, la vita e la salute fisica e psicologica di chi butta il sangue nella centrale operativa, dove è costretto spesso anche a far da balia a nuove unità infermieristiche del tutto inesperte, fossero fatti secondari rispetto all’importanza di questa manovra di risistemazione delle postazioni.
Prudenza e lungimiranza avrebbero invece suggerito di indugiare un attimo, di stabilire, in accordo con la Misericordia, una moratoria di questa risistemazione, concentrando tutte le forze possibili su un’emergenza epocale e storicamente senza precedenti.
Ma si sa che è maledettamente difficile essere all’altezza della storia.
Chi ha vissuto in un meccanismo protetto, quello del lavoro nella pubblica amministrazione, nella bambagia di privilegi che oggi rappresentano una chimera anche per chi nella P.A. viene assunto nell’anno 2020 fa molta più fatica ad essere all’altezza della storia, quella con la S maiuscola, quella che tu la capisci solo se comprendi a monte cosa sia la storia, dunque se hai un minimo di sensibilità culturale.
È chiaro che persone bravissime, eccezionali uomini e donne, quali il Dg Ferdinando Russo, il suo direttore sanitario, il Correra spostato al “Moscati” di Aversa, il Michele Tari, il Carizzone versatile batterista e il Roberto Mannella non possono essere, per come hanno sviluppato il loro percorso professionale, in grado di essere protagonisti attivi, cioè in grado di cavalcare la storia e di non esserne cavalcati.