DONATO CEGLIE. Il Csm rispedisce al mittente le dimissioni. Sarà procedimento disciplinare e forse radiazione

8 Giugno 2018 - 16:44

CASERTA – E’ successo quello che il magistrato Donato Ceglie temeva: il Csm, organo di autogoverno della magistratura, ha respinto le dimissioni da lui presentate qualche settimana fa.
Ne dà notizia Rosaria Capacchione in un articolo pubblicato oggi su Fanpage.

Qualcuno che non conosce gli antefatti potrebbe essere indotto a ritenere che si tratti di una notizia positiva per il prestigio del magistrato richiedente, visto e considerato che i suoi colleghi vogliono che rimanga in servizio.

Invece l’atto odierno antepone il processo disciplinare all’atto delle dimissioni. In poche parole, la radiazione, certo ignominiosa, dalla magistratura, arriverebbe prima di un più tranquillo atto dimissionario, attraverso il quale Ceglie lascerebbe l’ordine in punta di piedi.

Come spiega la Capacchione, Ceglie è stato sospeso da funzione e stipendio da più di due anni, ovvero da quando il suo nome è finito dentro a gravissime indagini su presunti favori fatti a politici vicini alla malavita.

Poi, come la storia recente ci ha raccontato, è arrivata la condanna per abuso d’ufficio, in attesa di capire quale sarà la sentenza per un altro procedimento che lo vede imputato per concussione sessuale ai danni della moglie di un imprenditore che lui aveva inquisito.

Che il Csm voglia battere la strada del procedimento disciplinare risulta chiaro dal fatto che per tre volte ha rispedito al mittente l’autorizzazione alle dimissioni presentate dal Pm.
Il procedimento disciplinare verrà dunque prima e ad oggi è sospeso in attesa delle sentenze definitive.

La Capacchione nota che nel fascicolo personale di Ceglie ci sono anche due prescrizioni: la prima per un abuso d’ufficio; la seconda, significativamente grave, per concorso esterno al clan dei Casalesi. Quest’ultima indagine fu quella che costò a Ceglie la sospensione cautelare dalla magistratura. Va notato che per i magistrati, come del resto per le forze di polizia, la prescrizione non cancella il procedimento disciplinare, anzi, per quel che è possibile, lo aggrava.

Ceglie, come pure fa notare la Capacchione con una valutazione senz’altro condivisibile, a queste due prescrizioni avrebbe potuto rinunciare, pretendendo di provare la sua innocenza nel processo.

Ed è proprio questo il motivo per cui l’utilizzo della prescrizione da parte di Ceglie diventa un elemento che aggrava la sua posizione nel procedimento disciplinare.