LE FOTO CASERTA. Che bella giornata nel Macrico della natura e delle biodiversità! Le parole del vescovo Lagnese e di Tanzarella. Ma don Antonello Giannotti, quello del “giornalismo profetico” del silenzio e dell’autocensura, sogna volumetrie e calcestruzzo

27 Marzo 2022 - 11:17

CASERTA (pm) – Ieri, allo storico ingresso al Macrico, l’appuntamento era alle 10.45 per la registrazione dei partecipanti e per l‘accesso fissato alle 11.00. Ma da ben prima, i tanti rappresentanti delle varie associazioni che animano il Comitato Macrico Verde, ai quali era riservato il sopralluogo, e gli altri invitati attendevano davanti al cancello di ingresso dell’area, al lato sinistro del monumento ai Caduti, nell’ansia di poter finalmente entrare. L’ultima volta  era avvenuto 16 anni fa, quando il movimento prese le mosse. Nella nutrita compagine dei visitatori, adulti, giovani e ragazzi del volontariato, con i Boy-scout a sorvegliare il percorso di visita tracciato.

Il clima è quello della festa ed è gonfio di aspettative. Gli organizzatori, dal numero dei partecipanti, azzardano  che domenica 3 aprile (non 4, come abbiamo indicato nel precedente articolo sulle iniziative per il Macrico, attenendoci al comunicato stampa pervenutoci, che erroneamente riportava tale data e del che ci scusiamo con i lettori), quando l’ingresso sarà pienamente libero, ci potranno essere fino a diecimila visitatori. In tal caso, sarebbe una sorta di plebiscito cittadino, come fu a suo tempo la raccolta delle firme della petizione, quella buttata nel cestino da un consiglio comunale farsesco.

Una volta entrati, la prima cosa che colpisce è la separazione dalla città, disordinata e confusa che è a poche decine di metri di distanza, ma precisamente demarcata, ed il contatto immediato con la natura.

Fa un certo effetto il lungo e maestoso vialone centrale, costeggiato da una vegetazione fitta e rigogliosa. Una signora, con emozione, osserva: “…sembra di stare al bosco della Reggia”. Poi si sfila tra le vaste aree, passando tra alberi di ogni specie e spazi verdi a perdita d’occhio, dove la natura ha esercitato i suoi diritti sui vari edifici militari, ormai caduti e diroccati, in massima parte banali capannoni per la logistica bellica. Tra i presenti anche qualche ex ufficiale che al Macrico prestava servizio e sono inevitabili i ricordi e le recriminazioni per l’abbandono dell’area.

Verso mezzogiorno arriva il Vescovo di Caserta, monsignor Pietro Lagnese, il quale ha permesso l’iniziativa aderendo alla richiesta fattagli delle associazioni cittadine. Davanti all’edificio che una volta era la cappella, si rivolge ai presenti, preceduto da una breve introduzione di Elpidio Pota dell’Ufficio Ex Macrico di recente ed apposita istituzione presso la Curia vescovile. Il presule, ricordando che è stata istituita una fondazione finalizzata a mettere “il bene a disposizione della città e dei casertani non solo”, parla di un confronto vivo e costante  con l’istituto di sostentamento del clero “perché si possa formalizzare anche un protocollo, per cui la diocesi attraverso la fondazione possa prendere in uso questo bene che possiamo mettere a disposizione della città”.

Poi l’invito a prendere la parola, a nome del Comitato Macrico Verde, al professore Sergio Tanzarella, il quale, dopo aver rievocato il ventennale impegno del comitato, faceva nuovamente appello alla classe politica casertana – assente in blocco nella circostanza – perché sancisca finalmente la classe urbanistica F2 dell’area, di inedificabilità assoluta, contro il pericolo della speculazione edilizia. Quella di cui, diciamo noi, la città è specialista.

Questa la cronaca di una bella, anzi bellissima giornata.

Tuttavia è restato irrisolto un tema: ossia, che senso dare alle dichiarazioni dell’altro ieri di don Antonello Giannotti, il neo presidente dell’IDSC, il quale, nel corso di una videointervista, ha ipotizzato la realizzazione nell’area di un campus universitario, della facoltà di agraria, di un conservatorio, di un orto botanico. Come si concilia tutto questo con l’idea di un parco pubblico verde? Come quelli, integrali, che esistono e vengono gestiti ovunque e da sempre. A Monza, a Brescia, a Roma, a … .

Il nostro punto di vista – che può valere quello che vale, ma che è spassionato e che non difetta di chiarezza e di razionalità – l’abbiamo già espresso in passato.

Per noi non fa differenza il cemento privato rispetto a quello per supposte opere pubbliche.

E per quelle ipotizzate da don Giannotti, Caserta dispone di edifici, anche prestigiosi, e di spazi e volumi in abbondanza. Non serve e non si deve costruire niente di nuovo. Anche a risarcimento del verde di cui i casertani sono stati defraudati.

Nel nostro piccolo, ci pare che questo sia il nodo inestricato della faccenda. Altrimenti siamo di bel nuovo al nulla.

LE FOTO DELLA GIORNATA

Il Vescovo Pietro Lagnese ed il professore Sergio Tanzarella del Comitato Macrico Verde

Lo splendido viale centrale del Macrico